Movimento 5 Stelle, Gianluigi Paragone: è morto, perse le radici anti-sistema

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"Io sono quello che loro erano alle origini", afferma il senatore. E se verrà espulso, annuncia, ricorrerà fino alla magistratura ordinaria perché se non paga chi ha disatteso la regola della rendicontazione "allora sarà stato tutto inutile"

In un'intervista al Quotidiano nazionale il senatore dei 5 Stelle Gianluigi Paragone ha detto che a suo parere il Movimento "in questo momento si è accucciato, nella sua parte di governo, all'area progressista di questo Paese, mentre un'altra parte non sa di preciso dove andare e c'è ancora una terza parte che, come me, è rimasta alle radici di nucleo politico anti-sistema che a mio giudizio stava meglio con la Lega perché insieme rappresentavamo meglio le forze anti-sistema".

"Io sono quello che loro erano alle origini"

"Che cosa ci faccio io oggi nel Movimento?", si chiede Paragone, "io sono come Spirit, il cavallo selvaggio e d'altra parte loro mi avevano preso per questo. Io sono oggi quello che loro erano alle origini e che ora non sono più perché il sistema li ha addomesticati". Il giornalista è convinto che lo espelleranno: "ci proveranno, certo. Forse ce la faranno pure, ma poi metterò in evidenza che il collegio dei probiviri è composto da persone che sono incompatibili, come la ministra Dadone che non può essere ministro e probiviro insieme".

"Contro l'espulsione fino alla magistratura ordinaria"

Paragone annuncia che si appellerà all'espulsione e arriverà fino al ministro della Giustizia Bonafede e "se tutto questo non dovesse bastare allora resterà sempre la giustizia ordinaria. Perché", aggiunge, "se tutti quelli che non hanno pagato come, invece, ho fatto io, hanno disatteso la regola della rendicontazione non verranno espulsi, allora vorrà dire che tutto questo è solo una truffa".

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