Manovra: bagarre in Aula per stop emendamenti, il governo pone la fiducia. Domani il voto

Politica
I lavori in commissione Bilancio alla Camera

Domani la chiama dalle 18.30, voto finale atteso per domenica. Conte: "Il testo è in continuità con gli impegni del governo innovativo". Protesta delle opposizioni. Fiano chiede l'intervento di Fico. Seduta alla Camera sospesa e poi ripresa

Il governo ha posto alla Camera la questione di fiducia sulla legge di bilancio 2019. Domani alle 17 inizieranno le dichiarazioni, dalle 18.30 è previsto l'avvio del voto ma il via libera definitivo slitta ulteriormente ed è atteso ora per domenica. Oggi la seduta è stata sospesa e poi è ripresa dopo la bagarre in Aula durante l'esame della manovra. Emanuele Fiano (Pd) e un deputato di Fdi hanno sbattuto sui banchi del governo un fascicolo di emendamenti. Il presidente Roberto Fico ha quindi convocato la conferenza dei capigruppo, sottolineando che è possibile "aumentare i tempi degli interventi" per discutere la manovra. Ma avverte: "Il 31 dicembre si avvicina e questa legge di Bilancio non può per me arrivare al presidente della Repubblica il primo gennaio". Il Pd ha presentato intanto ricorso alla Consulta sulla manovra, sollevando il conflitto di attribuzioni con il governo. Il testo della manovra è passato ieri in commissione Bilancio dopo essere stato licenziato dal Senato tra le proteste delle opposizioni contro un testo che è stato inviato alla Camera “senza discutere né votare” i circa 350 emendamenti che erano stati presentati alla legge di Bilancio. I capigruppo di Montecitorio hanno deciso che dopo il voto sulla fiducia l'Aula continuerà a votare fino alle 24 per esaminare i 244 ordini del giorno presentati sul testo. La seduta riprenderà domenica 30 dicembre, a partire dalle 9. "Questa manovra è la prima tappa del progetto riformatore del governo", afferma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la conferenza di fine anno. E sottolinea: "Non è affatto vero che sia stata scritta dall'Ue".

Testo in Aula tra le polemiche

Le polemiche, che hanno accompagnato tutto l'iter della manovra, non si placano dunque. "Mai è successo che si arrivasse da una terza lettura della legge di Bilancio senza che si esaminassero i relativi emendamenti", ha tuonato Emanuele Fiano del Pd prima dell'inizio della discussione generale e prima dello scoppio della bagarre, chiedendo l'intervento del presidente della Camera Roberto Fico "contro questo vulnus". "Qui si mortifica il Parlamento e si viola la Costituzione", aggiunge. E se Bruno Tabacci sostiene che "si certifica la fine del Parlamento", Francesco Paolo Sisto assicura "opposizione dura, non solo in quest'Aula ma anche nelle piazze, rispetto ad una manovra che non siamo riusciti a discutere per niente qui alla Camera e che il Senato ha esaminato per duecento minuti in tutto". 

Bagarre durante l'audizione di Tria

Anche ieri, durante l’intervento di Tria in commissione Bilancio, non è mancata la bagarre. I toni si sono alzati dopo che il ministro ha replicato alle critiche del Pd, dicendosi “massacrato” dalle accuse e attribuendo al precedente governo la responsabilità della situazione difficile ereditata dall'attuale esecutivo sul fronte della finanza pubblica, delle clausole Iva e dei rapporti con Bruxelles. In commissione si sono susseguiti urla e insulti. Tria ha anche difeso l'aumento delle tasse sul volontariato, dicendo che “nel mondo no profit ci sono anche molti fenomeni di distorsione, anche della concorrenza”. La norma, ha aggiunto, “agisce sugli utili. Se non c'è utile non c'è tassazione”. 

Tria: accordo con Ue "miglior risultato possibile"

Tria ha parlato della manovra per la prima volta dopo l'accordo con Bruxelles e ha difeso una impostazione che, ha detto, ha consentito di "evitare una procedura di infrazione disastrosa". Il ministro ha assicurato l'impegno a bloccare i maxiaumenti Iva messi come garanzia per spuntare l'accordo con Bruxelles, definito il "miglior risultato possibile". La manovra, ha aggiunto, punta a uscire "dalla trappola della bassa crescita" e resta intatta nei suoi fondamentali: primi fra tutti reddito di cittadinanza e quota 100, che arriveranno con un po' meno risorse ma senza ridurre platea e portata delle misure, anche grazie ad accorgimenti come il divieto di cumulo e la finestra "di 9 mesi" per gli statali nel caso del pensionamento anticipato. Non è vero, ha sostenuto poi il ministro, che si riducono gli investimenti.

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