Manovra, caos al Senato: si attende il maxiemendamento in Aula

Politica

Il testo a Palazzo Madama senza mandato al relatore. La commissione Bilancio termina i lavori senza aver fatto neanche un voto. Pd e LeU lasciano per protesta. Decreti per reddito e pensioni verso slittamento a gennaio

Arriverà questa notte il secondo via libera alla manovra  (la votazione in tempo reale: aggiornamenti). L'Aula del Senato voterà a mezzanotte la fiducia che il governo metterà a un maxi emendamento con le modifiche concordate con l'Europa. Lo ha stabilito ieri la Capigruppo di Palazzo Madama nel pieno di un pomeriggio carico di tensione, che ha visto i rappresentanti del Partito democratico e di Leu abbandonare i lavori della commissione Bilancio per l’impossibilità di proseguire la votazione sugli emendamenti presentati dai gruppi al testo approvato dalla Camera e al pacchetto di modifiche consegnato ieri dal governo.

Il caos in commissione

Andrea Marcucci, presidente dei senatori dem, ha criticato duramente il comportamento della maggioranza che si configura - ha affermato - come "un atto ostile nei confronti del Paese". Anche Forza Italia, con la capogruppo Anna Maria Bernini, ha respinto l'iter imposto da Lega e M5s. "Non è possibile discutere sulla manovra approvata dalla Camera: è carta straccia che sarà superata dal maxi emendamento che la cambierà totalmente", ha detto l'esponente azzurra che ha anche proposto (senza successo) la riapertura dei lavori della Bilancio e il rinvio dell'Aula dal 24 al 26 dicembre.

I tempi

La discussione generale in Aula è iniziata nel pomeriggio di giovedì 20 e sospesa a mezzanotte. Riprende nella mattinata di oggi, poi tra le 15 e le 16 del pomeriggio il governo presenterà l'ultima versione del maxiemendamento. La chiama dei senatori inizierà verso le 23, al termine delle dichiarazioni di voto che saranno trasmesse dalle 22 in diretta tv. Dopo l'esito della votazione il governo presenterà la nota di variazione del bilancio che sarà votata dall'Aula prima del voto finale del disegno di legge, che sarà quindi trasmesso alla Camera per il via libero definitivo.

Le polemiche

Anche fuori dal Palazzo un clima ricco di polemica accompagna il varo della manovra. Il presidente dell'Inps Tito Boeri ha bollato come "un fatto gravissimo" l'emendamento del governo che blocca fino al 15 novembre del 2019 le assunzioni nella pubblica amministrazione. Matteo Salvini, vice presidente del Consiglio, gli ha risposto invitandolo a dimettersi perché, ha sostenuto, "rema contro il governo e disinforma gli italiani difendendo una legge sciagurata come la Fornero". Il ministro per la Pa, Giulia Bongiorno, ha invece esortato Boeri a passare "un Natale sereno, senza creare inutili e infondati allarmismi" perché "la facoltà di assunzione già maturate e regolarmente autorizzate sono nella piena disponibilità delle amministrazioni centrali".

Le critiche dei vescovi

Anche i vescovi si sono espressi sulla manovra con l'auspicio che "la volontà di realizzare alcuni obiettivi del programma di governo" non colpisca "fasce deboli della popolazione e settori strategici" del Paese. Per il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, le preoccupazioni della Cei sono "immotivate" perché "tra le priorità di questa manovra - ha ricordato - c'è il reddito di cittadinanza" la norma "che per eccellenza va incontro a chi si trova in una crisi economica".

Verso decreti per reddito-pensioni a gennaio

I decreti legge sul reddito di cittadinanza e per la riforma della legge Fornero sulle pensioni dovrebbero arrivare in Consiglio dei ministri a inizio gennaio. Le misure erano inizialmente attese tra Natale e Capodanno ma, secondo quanto si apprende, il governo sarebbe orientato a rinviarne di qualche giorno l'approvazione in Cdm.

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