Il vicepremier in una lunga lettera ai parlamentari del M5s, poi pubblicata anche su Facebook, torna sulla vicenda dell’audio di Casalino e parla di attacchi ai dipendenti della comunicazione del Movimento. Sulla manovra: "Dobbiamo decidere se stravolgere gli schemi"
È il momento di decidere se stravolgere gli schemi di un sistema che “negli ultimi 20 anni ha piazzato nei gangli fondamentali dello Stato dei servitori dei partiti e non dello Stato”. A dirlo il vicepremier Luigi Di Maio che, di ritorno dal viaggio in Cina, ha scritto una lunga lettera ai parlamentari del Movimento 5 Stelle, postata poi anche sul suo profilo Facebook. Un testo in cui non manca il riferimento alla polemica scoppiata sull’audio in cui Rocco Casalino, portavoce del premier Giuseppe Conte, dice di voler cacciare tutti i dipendenti del Mef se non troveranno i soldi necessari a introdurre il reddito di cittadinanza (COS'È) nella legge di Bilancio 2019. (TUTTI GLI SCONTRI TRA GOVERNO E MINISTRI DELL'ECONOMIA) Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico parla di “dipendenti della comunicazione” sotto attacco e dei suoi oppositori, in particolare dei media, dice: "Su di me, su Beppe Grillo e su Davide Casaleggio ne inventano di ogni tipo ogni giorno”.
“Nostri dipendenti della comunicazione sotto attacco”
Di Maio dedica la maggior parte della sua lettera ai dipendenti della comunicazione del Movimento che, dice, “a differenza mia e di tutti voi non possono difendersi come vorrebbero. Non possono andare in tv a dire la propria, non possono scrivere post, non possono controbattere ai loro diffamatori, perché sono dei professionisti e non ne fanno una questione di schieramenti, ma di lavoro”. Queste persone, dice il ministro del Lavoro, “sono i migliori perché in tutti questi anni, si sono inventati ogni giorno metodi alternativi alle tecniche tradizionali per far arrivare i nostri contenuti a milioni di italiani". Ed è questo il gancio per tornare sulla vicenda di Casalino che, ribadisce il vicepremier, “in un audio via Whatsapp ha detto a due giornalisti quello che avevamo già detto pubblicamente in questi giorni e cioè che il sistema dei mandarini di Stato ci rema contro”.
“Nei gangli dello Stato sono stati piazzati servitori dei partiti”
Secondo Di Maio, che specifica di non voler generalizzare, “è chiaro ed evidente che il sistema, negli ultimi 20 anni, ha piazzato nei gangli fondamentali dello Stato dei servitori dei partiti e non dello Stato”. Il governo è unito, dice il vicepremier, "ma c'è chi rema contro, ovvero una parte della burocrazia dei ministeri". Infatti, spiega, nel governo giallo-verde composto da M5s e Lega “se partiti, lobby e burocrati devono scegliere chi combattere, sono tutti d'accordo con il ‘dagli addosso al Movimento 5 Stelle sempre e comunque’. Il lato oscuro dello Stato non crede neanche minimamente di poter avere qualche garanzia da noi. Questo ci deve rendere orgogliosi, ma ci deve far tenere sempre alta la guardia”.
“Dobbiamo decidere se avere il coraggio di stravolgere gli schemi”
Il vicepremier torna anche sulla legge di Bilancio 2019, parlando di un bivio che non è quello “tra la strada del deficit o quella del rigore”, ma “una scelta molto più importante: dobbiamo decidere se avere il coraggio di stravolgere gli schemi e superare i dogmi del passato, oppure adeguarci a quello che i parrucconi di questo Paese sostengono, nulla di quello fatto negli ultimi 20 anni". Di Maio scrive ai parlamentari di attribuire un valore profondo a questo momento e attacca i governi precedenti che “si sono sempre compromessi perché sceglievano la via più semplice per sé stessi e più difficile per i cittadini: quella delle carte a posto”. “Io sono dell'idea invece - aggiunge il leader del M5s - che i rischi ce li dobbiamo prendere noi che siamo all'interno di questi palazzi e non gli italiani. I cittadini hanno tirato già troppo la cinghia in questi anni per essere immolati ancora una volta sull'altare del debito, dello spread, della sobrietà e dei sacrifici".