L’Italia, la Francia e il ballo sporco sulla Libia

Politica

Massimo Leoni

Milizie per le strade della Libia: scontri in corso a Tripoli dallo scorso 27 agosto (Getty Images)

Il governo italiano non vuole eserciti in campo, ma Parigi vuole cambiare gli equilibri a Tripoli

La Libia è un problema enorme per l'Italia. Perché contiene problemi enormi. L'immigrazione, gli interessi economici dei colossi dell'energia, i rapporti con la Francia, che vuole dimostrare che il nostro Paese laggiù è forte, ma Parigi può esserlo di più. È un problema, la Libia, anche quando Tripoli e Misurata (e tutte le milizie che di volta in volta si fanno garanti della sicurezza di Serraj e Haftar) riescono a rimanere in uno stato di tregua tesa. Figuriamoci adesso che le armi intorno a Tripoli sparano e uccidono.

La posizione italiana sulla Libia

L'Italia ha tutto l'interesse che la situazione torni almeno calma, se non costruttiva. Per la questione migratoria, perché una Libia ulteriormente destabilizzata rompe definitivamente l’illusione che su quella costa i porti possano essere considerati sicuri. E perché, se laggiù si continua a sparare, chi da lì arriverà arriverà da una zona di guerra. E quindi avrà diritto di asilo, senza se e senza ma. All'Italia la calma serve perché ancora oggi la conoscenza del territorio e degli interlocutori in quel posto la pone in una situazione di vantaggio rispetto alla Francia, prima di François Hollande ora di Emmanuel Macron, che vuole – fortissimamente vuole – che la Libia faccia parte stabilmente della sua area di influenza, economica e politica. Per lo stesso motivo, forse, alla Francia la calma serve a poco.

Contro la Francia Salvini e Fico d'accordo

Oltralpe vogliono che sulla Libia si balli. Su questa visione – l'hanno notato in molti – anche i due nemici carissimi Matteo Salvini e Roberto Fico sono d'accordo. Il presidente della Camera addirittura più esplicito del ministro dell'Interno sulle responsabilità francesi riguardo la deriva libica. Utile, tra l'altro, a demonizzare ulteriormente quel Macron che una parte del Pd continua a proporre e a vedere come leader europeo di riferimento (!). Salvini ha detto chiaramente ciò che non vuole l'Italia (intervenire militarmente), e ciò che vuole (una tregua duratura e costruttiva). Ha senso. Mentre sembra non avere più molto senso – almeno per ora – parlare di governo in Libia. Pochi giorni fa, davanti alle immagini delle torture nei centri di detenzione dei migranti il ministro dell'Interno rassicurava: "Queste cose nei centri gestiti dal governo non succedono. Dormo tranquillo". Il governo. In Libia. Sogni d’oro.  

Consigli per l’ascolto: "Dancing with tears in my eyes", Ultravox

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