“I porti non li chiuderei”, ha detto Fico contraddicendo Salvini sulla questione sbarchi, mentre sulla modifica della legge Lorenzin il leader della Lega irrita il ministro Grillo. Con il passare delle settimane, l’esecutivo inizia a mostrare le sue differenze interne
“I porti non li chiuderei. Le Ong qui a Pozzallo hanno fatto un lavoro straordinario". È così che il presidente della Camera Roberto Fico, esponente del Movimento 5 Stelle, ha preso le distanze dal ministro dell'Interno e leader della Lega Matteo Salvini, convinto che la soluzione migliore per gestire i flussi migratori passi per la chiusura dei porti italiani. Ma il tema dei salvataggi in mare non è l’unico a pesare sull’equilibrio creato da Lega e M5s con il contratto di governo. Dai vaccini al tetto sul contante, dal censimento dei Rom alle famiglie arcobaleno, fino al reddito di cittadinanza (COS'È) e alle grandi opere sono molti i temi di dibattito nell'esecutivo guidato da Giuseppe Conte.
Migranti
Sempre sui migranti, erano emersi dei punti di distanza tra Lega e parte dei pentastellati. Durante il caso Aquarius, la nave con a bordo 629 migranti accolta dalla Spagna dopo un braccio di ferro tra Paesi europei, il sindaco di Livorno Filippo Nogarin (M5S) aveva offerto il porto della città toscana annunciando la sua apertura con un post su Facebook. Un messaggio poi cancellato, con il primo cittadino che ha spiegato: "Nel momento in cui mi sono reso conto che oggettivamente questo poteva creare dei problemi al governo mi è sembrato corretto rimuovere il post". (LO SPECIALE MIGRANTI)
Le grandi opere
A dividere le due parti che compongono il governo Conte sono anche le grandi opere. Su questo si sono scontrati Salvini e il ministro per il Sud Barbara Lezzi, quest’ultima contraria al Tap in disaccordo con il vicepremier che, intervistato da Sky tg24, aveva rivendicato la linea della Lega a favore delle grandi opere: “Non faccio l'ingegnere, posso dire che la Pedemontana in Lombardia e in Veneto è assolutamente necessaria, che il Terzo Valico è assolutamente necessario, che la Tap in Puglia porterebbe a un risparmio del 10% sulle bollette energetiche delle famiglie e delle imprese in Italia”. Parole che non sono piaciute neanche all’ex parlamentare pentastellato Alessandro Di Battista che, in un video su Facebook, ha detto: “Il Movimento deve fare il Movimento, ribadendo i ‘No’ sani che abbiamo detto con forza, perché ci abbiamo preso i voti su quella roba là”. Una posizione condivisa da Lezzi, che si è rivolta a Salvini: "Strade sicure, ferrovie, scuole, ricerca, università, bonifiche, anti-dissesto idrogeologico, energia pulita. Questi sono gli investimenti che L'Italia aspetta". Il ministro dell’Interno, alla fine, ha invitato al dialogo: “Le infrastrutture servono, io voglio andare avanti. I Cinque Stelle sono gente affidabile, concreta, con voglia di fare bene le cose. Ma su qualche cosa dobbiamo metterci d'accordo".
Il censimento Rom
Lo scorso 18 giugno, il ministro dell’Interno ha evocato la necessità di un censimento dei Rom in Italia. “Una ricognizione, non una schedatura” da preparare al Viminale, ha poi precisato Salvini. Un’iniziativa che non è piaciuta all'altro vicepremier, Luigi Di Maio, che ha preso le distanze: "Mi fa piacere che Salvini abbia smentito qualsiasi ipotesi di registrazione o schedatura. Se una cosa non è costituzionale non la si può fare”. Il ministro del Lavoro ha aggiunto: "Gli italiani sono la priorità, bene occuparsi di immigrazione ma prima occupiamoci dei tanti italiani che non possono mangiare”. Dopo l’ondata di polemiche, Salvini ha prima ribadito le sue intenzioni (“Io non mollo e vado dritto”), poi dopo che Conte e Di Maio hanno parlato di schedature “incostituzionali”, Salvini ha tirato il freno: "Questa del censimento nei campi rom, non è una priorità".
Vaccini
Lo scorso 22 giugno Salvini ha definito 10 vaccini obbligatori “inutili e talvolta dannosi”, garantendo “l'impegno preso di permettere che tutti i bimbi possano andare a scuola”. Ma la risposta del ministro della Salute, la pentastellata Giulia Grillo, non ha lasciato spazio a dubbi: "I vaccini sono un fondamentale strumento di prevenzione sanitaria primaria" e in discussione ci sono solo "le modalità migliori attraverso le quali proporli alla popolazione. Tutte le polemiche sono solo strumentali e finalizzate a creare un circo mediatico che a me non interessa alimentare. La politica 'non fa' scienza, la scienza la fanno gli scienziati". Una replica seguita anche dalle parole del capo del Movimento e vicepremier Luigi Di Maio: “Su questo tema il contratto parla chiarissimo, noi vogliamo rivedere il decreto Lorenzin ma nel senso semplicemente di potere assicurare una tutela vaccinale delle persone e soprattutto ai bambini”. E, alla fine, il leader della Lega ha smorzato i toni: “A questo punto ci atterremo al programma di governo”.
Tetto sul contante
Stop di Di Maio anche all’eliminazione del il tetto sull'uso del contante auspicata da Salvini, che aveva detto: “Per me non ci dovrebbe essere nessun limite alla spesa per denaro contante: ognuno è libero di pagare come vuole e quanto vuole". "Nel contratto questo punto non c'è - ha replicato il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico - Lavoriamo su altri fronti, per esempio quello che vivono tanti commercianti in Italia, nel pagamento elettronico: dobbiamo eliminargli i costi".
Reddito di cittadinanza
Posizioni più sfumate sul reddito di cittadinanza (COS'È) tra Luigi Di Maio e il ministro dell’Economia Giovanni Tria. Il nodo sono le risorse da trovare per i provvedimenti promessi. Di fronte alla determinazione del vicepremier nel voler sviluppare quello che è stato il cavallo di battaglia del M5s in campagna elettorale, Tria avrebbe frenato, con l’appoggio del sottosegretario leghista alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti. A chi gli chiedeva conto del fatto che Di Maio auspicasse l'introduzione del reddito di cittadinanza entro quest'anno, Tria ha risposto: “Nelle mie discussioni con il ministro non si è mai entrati in questo dettaglio e non mi è stata mai espressa questa idea. Non posso esprimermi né a favore né contro, è una cosa che va vista in questo ambito".
Gay e famiglie arcobaleno
Il ministro per la Famiglia e le Disabilità Lorenzo Fontana, esponente della Lega, pochi giorni dopo il giuramento ha scatenato polemiche per alcune dichiarazioni di chiusura nei confronti delle famiglie arcobaleno. Alcune settimane dopo, il sottosegretario alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora, del M5s, ha partecipato al Pompei Pride, una delle manifestazioni a favore dei diritti della comunità LGBTQI. In questa occasione ha detto: “Sono qui per testimoniare il mio sostegno e quello del governo. So che in una parte del governo non c'è la stessa sensibilità ma l'Italia non tornerà indietro, non si perderanno i diritti conquistati. Nel contratto di governo non ci sono questioni riguardanti il mondo Lgbt, ma convocherò prestissimo le associazioni di settore per avviare un percorso di ascolto e confronto”. Poi ha aggiunto: "Parlerò con il ministro Fontana. Sono sicuro che non ci sono pregiudizi e non c'è prevenzione sull'argomento". Il ministro Fontana però ha replicato: “Spadafora parla a titolo personale, e non a nome del governo, né tantomeno della Lega. Per quanto ci riguarda, la famiglia che riconosciamo e sosterremo, anche economicamente, è quella sancita e tutelata dalla Costituzione".
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