Caos governo, da incarico a Cottarelli alla fiducia: cosa succede ora

Politica

Lucia Trotta

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il premier incaricato Carlo Cottarelli (Ansa)

Che cosa accadrà dopo la decisione del presidente Mattarella di affidare all'economista l'incarico di formare un governo? Tutti i prossimi passi. LA SCHEDAGLI AGGIORNAMENTI - LO SPECIALE

L'incarico e la lista dei ministri

Dopo aver accettato con riserva com'è prassi, Carlo Cottarelli (CHI E'), si appresta a presentare la lista dei ministri al Capo dello Stato. A quel punto il nuovo governo presterà giuramento al Quirinale e si riunirà a Palazzo Chigi per il primo consiglio dei ministri e il passaggio di consegne con l'esecutivo uscente, guidato da Paolo Gentiloni. Anche se il governo ha bisogno di ottenere la fiducia delle Camere formalmente entra in carica dopo il giuramento. Per questo motivo, se pure Cottarelli non dovesse ottenere la fiducia, l'esecutivo resterà in carica per gli affari correnti. (LIVE)

La fiducia delle Camere

È Il passaggio più delicato delle prossime ore. Il premier incaricato ha già chiarito che intende presentarsi con un programma che in caso di fiducia includa la legge di bilancio e per poi andare a scioglimento delle Camere e elezioni nel 2019. In caso contrario accompagnerà il Paese a nuove elezioni dopo il mese di agosto (VIDEO). In Parlamento non ci sono i numeri per un governo che non sia sostenuto da Cinque stelle e Lega. E Matteo Salvini ha già chiarito che se Berlusconi e i suoi appoggeranno il nuovo esecutivo sarà la fine dell'alleanza di centrodestra. Pronta la replica di Forza Italia: ha detto che non voterà Cottarelli.

Il voto anticipato e le scadenze di Bilancio

Se il governo di Carlo Cottarelli non otterrà la fiducia del Parlamento si andrà a elezioni anticipate a settembre. Con il rischio che saltino i termini per la legge di bilancio. Che va presentata entro ottobre e votata dal Parlamento entro la fine dell'anno per evitare il cosiddetto esercizio provvisorio, durante il quale lo Stato sostiene le spese mese per mese con margini estremamente ridotti. Non solo. Il futuro governo dovrà trovare 12,4 miliardi per evitare gli aumenti dell'Iva dal primo gennaio 2019: senza interventi da quella data l'aliquota intermedia salirebbe dal 10 all'11,5% e quella ordinaria del 22 al 24,2%.

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