Corruzione, legge approvata alla Camera. Il Pdl protesta

Politica
Il tabellone elettronico della Camera segna l'esito del voto finale dell'Aula sul ddl anticorruzione, Roma, 14 giugno 201

Via libera al ddl con 354 sì. 102 gli astenuti. Cicchitto: il governo ci ha messo le manette. Franceschini: "Questo provvedimento è già una rivoluzione". Fini: "Temo che il testo non venga approvato dal Senato prima della fine della legislatura"

Sì dell'Aula della Camera al ddl anticorruzione con 354 voti a favore, 25 contrari (Idv) e 102 astenuti, fra Pdl, radicali e Lega. Adesso il testo passa al Senato. "Dopo l'intervento dell' onorevole Cicchitto temo che il ddl anticorruzione non sarà approvato dal Senato prima della fine della legislatura", dice il presidente della Camera Gianfranco Fini. Nel suo intervento Cicchitto aveva detto: "Faremo di tutto in Senato per cambiare il ddl sulla nuova concussione e sulle influenze".

Astenuta la Lega e 38 deputati del Pdl - Oltre 100, dunque, i deputati astenuti. Tra questi la Lega, che giudica il ddl un compitino da 18 politico. "Ministro Severino abbiamo rispetto per
lei, ma si è limitata a fare il compitino, su questo provvedimento, come uno studente di giurisprudenza che mira a prendere il 18 politico" ha detto Nicola Molteni in Aula.
E sono state numerose le defezioni del Pdl al voto finale sul disegno di legge anticorruzione. Non hanno partecipato al voto 72 deputati (di cui 11 in missione) compresi il segretario Angelino Alfano, che da ministro della Giustizia aveva presentato la prima versione del ddl, e il leader Silvio Berlusconi. Erano in missione, fra gli altri, Maurizio Paniz e Maurizio Lupi. In contrasto con la disciplina del gruppo, poi, ci sono stati due voti contrari (Luca D'Alessandro e Lucio Barani) e 38 astensioni fra cui quelle di Guido Crosetto, Pietro Lunardi, Alfredo Mantovano, Alfonso Papa, Gaetano Pecorella e Giorgio Stracquadanio.

Cicchitto: con la fiducia il parlamento ci mette le manette  -
"Noi avremmo voluto liberamente dibattere senza che lei fosse venuta in Parlamento a metterci le manette". Queste le parole di Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, durante le dichiarazioni di voto (guarda il video). Al Senato "noi sosterremo la responsabilità civile dei magistrati e le diamo, signor Ministro, un elemento di riflessione: non ci venga a proporre emendamenti, con l'esercizio di quanto è  accaduto qua alla Camera, noi non voteremo la fiducia su questo punto perché non vorremmo essere ulteriormente strangolati". Quindi ha concluso "uomo, o donna, avvisato mezzo salvato".

Franceschini: questo ddl è già una rivoluzione  - "E' chiaro che anche il Pd avrebbe voluto migliorare il ddl anticorruzione, ma già il riuscire a parlare oggi in quest'Aula con gli stessi numeri che si avevano con il governo Berlusconi" di materie come questa è già per noi "una rivoluzione". E' quanto afferma il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini nella sua dichiarazione di voto a favore del ddl anticorruzione. "Fino a 8 mesi fa vorrei ricordare - aggiunge - che si parlava di processo breve e di leggi ad personam" (guarda il video).

Via libera dopo tre fiducie  - Il 13 giugno l'aula di Montecitorio ha votato sì alle tre fiducie poste dall’esecutivo dando il via libera all'inasprimento delle pene, al reato di corruzione fra privati e anche, alla delega al governo a disciplinare entro un anno l'incandidabilità dei condannati per reati gravi. Quei dodici mesi sono parsi a molti un tempo troppo lungo, di certo abbastanza per superare le legislative del 2013 ed entrare di fatto in vigore nel 2018. Il ministro Patroni Griffi e il ministro Severino hanno però assicurato l'impegno dell'esecutivo ad applicarla già dal prossimo anno.

Incandidabilità dei condannati - E le polemiche sui tempi di entrata in vigore dell'incandidabilità dei condannati continuano sui giornali. "Il governo assicura che eviterà tempi lunghi che farebbero slittare tutto al 2018. Lo dimostri sul serio e predisponga il decreto legislativo con procedura di urgenza. In modo da approvarlo il giorno dopo l'entrata in vigore della delega" scrive Gianluigi Pellegrino su la Repubblica. Sergio Rizzo sul Corriere della Sera parla di "un passo falso da correggere (come promettono i ministri)".  Sempre sul quotidiano di via Solferino Luigi Ferrarella sottolinea che le norme contestate "non salvano né Penati né Berlusconi". "Da destra e da sinistra continuano a sbandierare due inesistenti a lupo a lupo" scrive. E spiega: "E' vero che la prescrizione scende da 15 a 10 anni, ma per il processo Ruby (già in stadio avanzato in Tribunale) si traduce in maggio 2019: grottesco, se non si farà in tempo a celebrare tre gradi di giudizio, accollarne la colpa alla nuova legge". Per il processo a Monza la prescrizione scatterebbe invece nel 2017.

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