Peculato, chiesti 4 anni per Ingroia. L’ex pm: "Accuse assurde"

Sicilia
Antonio Ingroia (ANSA)

L’ex magistrato della procura di Palermo è intervenuto con un lungo post su Facebook: "Dopo le mie denunce e il mio lavoro per cacciare il malaffare - scrive - l'assurdo è che l'unica persona che viene accusata è il sottoscritto. La vertià verrà fuori"

"Sono indignato, queste accuse sono assurde". Si apre così il lungo post pubblicato su Facebook, con il quale l’ex pm della procura di Palermo Antonio Ingroia ha commentato la richiesta di condanna a 4 anni di carcere formulata ieri dal pm Pietro Padova nel processo che vede l’ex magistrato imputato con l’accusa di peculato, in quanto si sarebbe appropriato di indennità non dovute quando era liquidatore della società partecipata regionale 'Sicilia e-Servizi'. "Dopo le mie denunce, e il mio lavoro per cacciare il malaffare che per anni ha rubato decine milioni di euro per l'informatica in Sicilia - ha proseguito Ingroia -, l'assurdo è che l'unica persona che viene accusata è il sottoscritto, e cioè l'unico che ha bloccato lo sperpero di denaro pubblico. Ma io credo nella giustizia, e ho fiducia che alla fine la verità verrà fuori".

L’indennità di risultato

L’ex pm ha voluto anche fare chiarezza sulla vicenda, partendo dalla sua nomina, nel 2013, a liquidatore di Sicilia e-Servizi, un "carrozzone" voluto da Totò Cuffaro e "alimentato" Raffaele Lombardo, "due presidenti della Regione poi condannati per collusioni con la mafia". "Appena mi insedio - si legge nel post -, licenzio i mafiosi e parenti dei mafiosi e metto alla porta gli speculatori. Denuncio alla procura di Palermo e all'Olaf di Bruxelles i 'ladri' e riduco drasticamente i costi della società. Le mie denunce restano però lettera morta, insabbiate dalla Procura di Palermo, che invece apre poi un'indagine su di me, con due accuse, entrambe di peculato: una per l'indennità di risultato di 117.000 euro lordi erogatami nel 2014, che secondo la Procura io mi sarei 'autoliquidato' illegittimamente, un'altra per le spese di soggiorno".

Le spese di soggiorno

Se sulla prima accusa la Procura già ha dovuto correggere il tiro, sulla seconda la svista dei pm è "ancora più grave", poiché si contestano, a detta di Ingroia, soggiorni a Palermo che invece erano previsti dalla legge. "E infatti - aggiunge - nulla è stato contestato al mio predecessore, che, pur risiedendo a Catania e non a Roma come me, ha speso in un anno molto più di me. Ma il pm evidentemente considera illegittimo per me quello che invece considera legittimo per il mio predecessore”. In conclusione, per Ingroio si tratta di "un processo surreale, nel quale mi difenderò con la forza dei fatti".

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