Palermo, boss celebra nozze d’argento in chiesa che ospita resti di Falcone

Sicilia
Fulvio Viviano

Fulvio Viviano

Indignazione dell’opinione pubblica. Il prete si giustifica dicendo di non sapere chi fosse. Ma i soldi della donazione non vengono restituiti

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All’interno della chiesa di San Domenico, a Palermo, riposano le spoglie di Giovanni Falcone, uno dei più grandi simboli della lotta alla mafia. Che, con la vita, ha pagato il suo impegno contro cosa nostra. Attorno alla lapide che porta il suo nome, tanti palermitani onesti hanno lasciato lettere, appelli, richieste di aiuto.

Ma è proprio in quella chiesta che il boss Tommaso Lo Presti, 12 anni passati in carcere perché ritenuto a capo del mandamento di Porta Nuova, ha festeggiato le nozze d’argento a metà aprile. Una cerimonia in grande stile, sull’altare. Peccato che, in teoria, i mafiosi sono scomunicati ed in chiesa non dovrebbero metterci piede.

Le donazioni non saranno restituite

Il parroco della chiesa di San Domenico si è giustificato dicendo che non sapeva che quell’uomo fosse un boss. Poi il silenzio. Nessuno ha più detto una parola. Anzi, attraverso una nota, i domenicani hanno fatto sapere che la “donazione” del boss non sarà restituita ma utilizzata per fare del bene ai palermitani poveri.

Chissà se il boss abbia deciso di celebrare lì le sue nozze d’argento in segno di sfida nei confronti di chi combatte la mafia. È una cosa che difficilmente sapremo. Di certo, però, c’è la disattenzione da parte della chiesa. Una disattenzione non giustificabile soprattutto se si tratta del luogo in cui riposano le spoglie di Giovanni Falcone e dove vennero celebrati, nel maggio del ’92, i funerali di tutte le vittime della strage di Capaci.

Maria Falcone, sorella del giudice, parla di un oltraggio a Giovanni e di una dimostrazione di prepotenza dei boss nei confronti di chi ha rappresentato e rappresenta la lotta alla mafia.

Purtroppo, il connubio tra la chiesa e i mafiosi è duro a morire. Le scomuniche, di fatto, non hanno alcun effetto. Anzi. Tanti gli episodi del genere che si sono registrati negli anni e ancora di più gli inchini davanti le case dei capimafia durante le processioni religiose di quartiere.

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