Nel nome di Lia Pipitone, nuovi progetti nel centro anti violenza per le donne

Sicilia
Raffaella Daino

Raffaella Daino

Nuovi spazi di creatività e autonomia economica per le donne al Centro Antiviolenza Lia Pipitone nei progetti “Empowerment lab”. Nascono l'“Atelier sociale Le Coffe di Lia” e la rete d’imprese “RI.Nasci”. Obiettivo: realizzare un’impresa sociale che dia lavoro alle donne vittime di abusi

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Ricamo a mano, ceramica e pittura ad acquerello sono le prime attività al via nell'ambito dei nuovi progetti per l’autonomia economica delle donne e la loro crescita personale, presentati al Centro Antiviolenza dedicato a Lia Pipitone  nel 41esimo anniversario dalla sua uccisione. Sono due“Empowerment Lab” che comprendono un “Atelier sociale Le Coffe di Lia” e la rete di imprese “RI.Nasci” (Noi Autonome Sicure Coraggiose Indipendenti) che ha lo scopo di contrastare l’isolamento sociale a cui le donne spesso sono soggette.  Si tratta di un’officina creativa in cui le donne con l’aiuto di esperti potranno realizzare “oggetti” che rappresentino la propria storia di “donne libere” e il passaggio da “ciò che sono a ciò che vogliono diventare”. I laboratori dell’atelier sociale Le Coffe di Lia accoglieranno "donne che sostengono donne" creando quell'atmosfera in cui ognuna potrà trovare la propria identità e riconoscersi parte di una comunità.

 

Il nome “Le Coffe di Lia” prende spunto dalla "coffa"  termine siciliano con cui si intende la borsa anticamente usata dai contadini siciliani come sacca per il fieno e il cibo, nel tempo guarnita di “giummi” colorati e specchietti e diventando accessorio bello ed elegante. Le donne dell'atelier sociale sono emblema di bellezza e trasformazione, sono state accolte e accolgono, sono cambiamento. Laboriose creano “oggetti” belli e raffinati, realizzano la loro autonomia e indipendenza in un “luogo” che permette loro di essere viste, riscrivere la propria storia e salvarsi.

 

La “rete di imprese RI.Nasci” (Noi Autonome Sicure Coraggiose Indipendenti) con un intenso lavoro di collaborazione tra soggetti del pubblico e del privato intende realizzare azioni concrete e sinergiche che permettano alla donna di affrancarsi definitivamente dalla violenza iniziando un progetto di vita. Per sottrarsi alla violenza e alle relazioni che le costringono ad essere dipendenti, soprattutto economicamente, dal proprio partner violento, è fondamentale che le donne raggiungano una propria autonomia e indipendenza socioeconomica.

 

Con queste iniziative il Centro Antiviolenza Lia Pipitone attivo a Palermo e in provincia da oltre dieci anni vuole promuovere un atelier educativo per contrastare la violenza sulle donne, incoraggiare la creatività e favorire il loro benessere facendo riscoprire e rivivere suggestioni, emozioni e pensieri positivi che fuoriescono dalla bellezza. 

Il ricordo

“Una giornata importante che ha un valore importante per tutti coloro che giornalmente combattono la mafia, la criminalità organizzata. E poi è un tema importante quello della violenza sulle donne, a cui il mio assessorato ha puntato. L’anno scorso in relazione ad un confronto e dopo aver fatto un convegno abbiamo dato l’opportunità a tante donne vittime di violenza di fare degli stage formativi e oggi continuano a lavorare presso delle aziende, quindi lontane dal bisogno e dalla dipendenza. E devo dire che hanno dato anche prova di grande professionalità e di partecipazione. Per cui che ben vengano questi momenti che indubbiamente aprono le menti dei cittadini palermitani e siciliani. Come assessore regionale alle attività produttive ho svolto un’attività d’intercessione tra le donne, tra le associazioni e le aziende siciliane che hanno ben risposto dando la loro disponibilità a temi occupazionali importanti”, dichiara Edy Tamajo, assessore regionale Attività Produttive.

 

“Lia Pipitone è stata vittima di un codice del disonore mafioso fatto di valori malati, tramandati di generazione in generazione, in un tempo in cui la mafia non era neanche riconosciuta come tale. Lia è stata uccisa il 23 settembre di 41 anni fa dietro l’autorizzazione del padre, un anno dopo l’approvazione della legge che ha introdotto nel nostro Paese il reato di mafia, in una società che conviveva con un sistema criminale perverso, sostenuto dall’accettazione culturale della stragrande maggioranza. Uccisa senza darle l’onore della morte, ufficialmente per una rapina andata male - che però difficilmente poteva verificarsi in quella borgata - oggi la sua storia è un simbolo di riscatto da quel patriarcato e a lei è intitolato un centro antiviolenza, grazie al ricordo che si trasforma in memoria e in impegno collettivo. Qui, in un bene confiscato a Tommaso Cannella, zio di Lia Pipitone, e assegnato all’associazione ‘Millecolori onlus’, si terranno dei laboratori professionalizzanti per dare alle donne vittime di violenza delle competenze e la speranza di un percorso di emancipazione”, dichiara Antonello Cracolici, presidente Commissione regionale antimafia.

 

“L’autonomia economica è lo strumento più importante da mettere nelle mani delle disponibilità e nei percorsi delle donne vittime di violenza. Oggi siamo qui per l’anniversario di Lia Pipitone per presentare un’idea che metteremo a sistema e che spero porteremo ad obiettivo entro il 25 novembre, ‘RI.Nasci’, un percorso in cui vogliamo realizzare questa fortissima interlocuzione tra i centri antiviolenza e il tessuto produttivo delle aziende palermitane. Una continuità che segna il tempo dello scorso 25 novembre quando insieme all’assessore regionale alle attività produttive Edy Tamajo siamo riusciti a dare possibilità lavorativa, che oggi si è trasformato in un contratto a tempo indeterminato a ben 8 donne vittime di violenza”, dichiara Rosi Pennino, assessora comunale alle Attività Sociali.

 

“Oggi, in occasione della 41° commemorazione dell’uccisione di Lia Pipitone, una donna che nella sua vita ha voluto affrancarsi dalla cultura mafiosa della sua famiglia, oggi ricordiamo il suo sacrificio. Grazie al fatto che voleva essere una donna libera e indipendente, da questo nasce il Centro Antiviolenza che si ispira a lei anche per dare un significato alle donne, un modo per le donne di potersi liberare definitivamente dalla violenza che subiscono dai propri partners. Oggi presentiamo due progetti che si collegano ai servizi attivi del Centro Antiviolenza e della Casa Rifugio. Per ogni donna per poter non dover rientrare in una situazione di violenza è la loro indipendenza soprattutto economica. Da qui un laboratorio di empowerment permanente che permetterà di fare formazione e aggregazione, una rete perché queste donne non si sentano sole. Questi laboratori nasceranno dalle idee delle donne, dai loro bisogni e richieste entra insieme con il progetto RI.Nasci, questa rete di imprese che finanzierà queste attività laboratoriali, sarà sede di borse lavoro, permetterà alle donne di avere un’indipendenza e di riuscire ad affrancarsi dalla violenza che subiscono”, commenta Adriana Argento, responsabile Cav Lia Pipitone e associazione Millecolori Onlus.

 

“Siamo qui a ricordare una donna straordinaria della nostra terra, Lia Pipitone, la figlia di un boss che aveva scelto di non esserlo più. Lia Pipitone è stata uccisa 41 anni fa, ma purtroppo ancora oggi non ha avuto giustizia. Rimane un personaggio scomodo nella storia dell’antimafia siciliana, una donna ribelle, bellissima, che amava l’arte, la musica, purtroppo uccisa per le sue idee di libertà. Noi non dimentichiamo, nel suo nome siamo qui al Centro Antiviolenza dedicato a lei, aiutiamo le altre donne soprattutto con il lavoro di Adriana Argento, ad uscire fuori da questo concetto di violenza di genere che c’è ancora nella nostra società dopo 41 anni. Nel suo nome aiutare altre donne è straordinario, è come far rivivere ancora la sua memoria”, conclude Mari Albanese, scrittrice, docente e presidente Commissione Cultura Ottava Circoscrizione.

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