Mafia nei Nebrodi, fondi Ue sottratti all'agricoltura: 37 ordini di custodia cautelare

Sicilia

Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, truffa allo Stato, riciclaggio e autoriciclaggio, malversazioni di erogazioni pubbliche, falso ideologico (a caricio di un pubblico ufficiale) e tentata violenza privata

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Operazione contro il clan mafioso di Tortorici, nella zona messinese dei Nebrodi. Sono stati emessi 37 ordini di custodia cautelare contro altrettanti presunti esponenti del gruppo criminale. Gli indagati sono accusati di associazione a delinquere, estorsione, trasferimento fraudolento di valori, truffa allo Stato, riciclaggio e autoriciclaggio, malversazioni di erogazioni pubbliche, falso ideologico (a caricio di un pubblico ufficiale) e tentata violenza privata. Coinvolti nell'operazione i carabinieri del Ros e del Comando carabinieri per la Tutela Agroalimentare, i finanzieri del Comando Provinciale e il personale della Squadra Mobile della Questura di Messina.

Un fermo immagine tratto da un video mostra un momento dell'operazione contro il clan mafioso di Tortorici, nella zona messinese dei Nebrodi, 6 febbraio 2024. I carabinieri del Ros e del Comando carabinieri per la Tutela Agroalimentare, i finanzieri del Comando Provinciale e il personale della Squadra Mobile della Questura di Messina, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 37 persone.ANSA/ UFFICIO STAMPA ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY++
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Le indagini

Secondo le indagini, che si sono concentrate sulle attività illecite dei Bontempo Scavo e dei Batanesi, il gruppo sarebbe riuscito ad accaparrarsi ingenti contributi erogati dalla Comunità Europea attraverso un elevato numero di truffe, in particolare fondi per l'agricoltura.

Antoci: "Fondi dovevano andare ad agricoltori onesti"

"Quei Fondi Europei per l'agricoltura dovevano andare agli agricoltori onesti, quelli che oggi giustamente protestano, e non certamente ai mafiosi", commenta Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto già Presidente del Parco dei Nebrodi, sfuggito nel 2016 ad un attentato mafioso e ideatore del cosiddetto "Protocollo Antoci", che ha posto le basi per una normativa che arginasse il fenomeno. "Grazie di cuore - dichiara ancora Antoci - alla Dda di Messina, ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza e alla Polizia di Stato. L'operazione di oggi evidenzia, ancora una volta, in modo chiaro il contesto in cui ci siamo mossi in questi anni mettendo in luce le motivazioni per le quali la mafia, attraverso quel terribile attentato, voleva fermarmi". 

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