I carabinieri, dopo le segnalazioni effettuate dai genitori allarmati per l'uso di droga da parte dei figli, sono riusciti a sgominare la banda di pusher
I carabinieri di Licata (Agrigento), dopo numerose segnalazioni effettuate da genitori allarmati per l'uso di droga da parte dei figli, hanno sgominato una banda di pusher che smerciava stupefacenti tra i ragazzini. A coordinare l'indagine, iniziata nel settembre del 2016, è stato il Pm Alessandra Russo. Per lo spaccio venivano utilizzati sia luoghi di aggregazione dei ragazzini, nei pressi di scuole, sia uno Sprar (centro di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo).
Le misure cautelari
Sono sei le misure cautelari eseguite la scorsa notte e ordinate dal Gip. Quattro persone sono finite agli arresti domiciliari: Francesco Casa, Roberto Gueli, Touri Adama e Touri Bubbacar. Uno degli indagati è stato sottoposto all'obbligo di dimora, mentre per il sesto è stato previsto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Le indagini
La droga, principalmente hashish, veniva trasportata tra i bagagli da Palermo col bus. L'attività investigativa è stata denominata "Capolinea" perché la droga - hashish per la maggior parte - arrivava, con gli autobus di linea, al capolinea di Licata da Palermo. I pusher avevano individuato negli adolescenti la loro clientela migliore. Molti genitori preoccupati hanno segnalato l'emergenza spaccio e i carabinieri, dal settembre del 2016 fino alla conclusione del 2018, hanno fatto appostamenti e intercettazioni.
Il giro d'affari
Il giro d'affari degli spacciatori è stato stimato in circa 500 mila euro: ogni settimana, i due gruppi erano in grado di smerciare almeno mezzo chilo di droga. Secondo quanto è emerso dalle intercettazioni, i presunti pusher utilizzavano - nelle conversazioni telefoniche - anche un linguaggio criptico. La droga veniva chiamata "bottiglia di Cola".