Corruzione elettorale, condannati a Palermo due ex deputati regionali

Sicilia
Foto di archivio

Secondo l'inchiesta, uno dei condannati, figura centrale dell'indagine, avrebbe messo a disposizione i suoi ‘pacchetti di voti’ in cambio di finanziamenti per le proprie associazioni e di incarichi a suoi familiari 

Condannati 16 dei 22 imputati nel processo ‘Agorà’, nato da un'inchiesta del 2015 della Procura di Palermo che aveva ipotizzato i reati di corruzione elettorale aggravata, malversazione, millantato credito e peculato. L'indagine, coordinata dal PM Amelia Luise, ha coinvolto, tra gli altri, anche gli ex deputati regionali Roberto Clemente, già condannato in abbreviato, e Nino Dina, oltre all'ex parlamentare di Grande Sud Franco Mineo. Dina e Mineo sono stati condannati a otto mesi, mentre Giuseppe Bevilacqua, figura centrale dell'indagine, è stato condannato a 10 anni e 10 mesi. Secondo l'inchiesta, Bevilacqua alle regionali del 2012 avrebbe messo a disposizione di Dina, Mineo e Clemente, i suoi pacchetti di voti, in cambio di finanziamenti per le proprie associazioni e incarichi a familiari. Sono stati assolti Pietro Cosenza, Enzo Fantauzzo, Salvatore Machì, Fernando Vitale, Salvatore Zagone e Agostino Melodia.

L’inchiesta

Secondo le accuse Bevilacqua, dopo aver fallito per una manciata di voti l'elezione al consiglio comunale di Palermo, avrebbe cercato di far fruttare il 'tesoretto' di preferenze incassate nella successiva campagna elettorale per le regionali. Il metodo ideato dall'aspirante consigliere comunale non era molto dispendioso: "centocinquanta euro per trenta voti", spiegava in un'intercettazione elencando i costi sostenuti. Secondo la Procura, per la sua campagna elettorale, compiuta in occasione delle comunali 2012, avrebbe sfruttato anche i generi alimentari del Banco opere di carità, all'insaputa dei volontari. Regalava pacchi di pasta, oppure li vendeva a prezzi stracciati, agli stessi poveri che ne avrebbero dovuto usufruire. Il parmigiano, invece, lo teneva per sé.

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