Caltanissetta, confiscati beni per due milioni al boss Diego Calì

Sicilia
Foto di archivio (ANSA)

Dopo il pronunciamento della Corte di Cassazione, le proprietà sequestrate al 67enne sono state acquisite al patrimonio dello Stato 

Confiscati beni per circa due milioni di euro a Diego Calì, boss di 67 anni di San Cataldo, in provincia di Caltanissetta. Dopo il pronunciamento del 27 febbraio da parte della Cassazione, sono stati definitivamente acquisiti al patrimonio dello Stato i beni che erano stati sequestrati dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Caltanissetta su richiesta della Procura e confiscati con sentenza della Corte d'appello nel 2013. Su Calì sono stati svolti ulteriori accertamenti per l'applicazione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno.

Le indagini

Le indagini sono partite con l'operazione ‘Nuovo mandamento’, scattata dopo l'omicidio del boss di San Cataldo Salvatore Calì, avvenuto il 27 dicembre 2008, e del tentato omicidio di Stefano Giuseppe Mosca, il 27 novembre 2009. Il primo era il cugino del boss Diego Calì mentre il secondo è il nipote. Il 28 dicembre 2009 sono stati eseguiti 11 arresti, mentre il 26 febbraio 2010 è stato arrestato Diego Calì. Nell'ambito dell'operazione il nucleo investigativo dei carabinieri ha trovato delle armi sotto un ponte, lungo la Statale 190, nascoste dal gruppo criminale.

I beni confiscati

Sono state confiscate una società di pompe funebri, una società di commercio di articoli funerari, tre ville, sei appartamenti di cui quattro ancora in costruzione, otto appezzamenti di terreno, sei magazzini, 14 veicoli, un aereo da turismo, sei conti correnti, dieci depositi a risparmio, un fondo comune di investimento. Il decreto di confisca è esteso anche ai familiari conviventi.

Gaetti: “Risposta concreta alle esigenze dei cittadini”

"Oggi lo Stato ha sequestrato definitivamente beni per 2 milioni al boss Diego Calì”, afferma il sottosegretario all'Interno, Luigi Gaetti. “Proprio ieri abbiamo consegnato 780 beni confiscati alle mafie assegnati a 72 comuni nel Lazio. La restituzione alla collettività dei beni confiscati alle mafie rappresenta senza dubbio la risposta più concreta dello Stato alle richieste dei territori e alle esigenze dei cittadini", conclude Gaetti.

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