Messina, mafia: omicidi commissionati dal clan, quattro arresti
SiciliaGli arrestati sono accusati di essere mandanti o esecutori materiali di quattro omicidi, uno commesso col metodo della lupara bianca. Gli omicidi sono stati commessi tra il 1997 e il 2001
Quattro persone sono state arrestate, questa mattina, dai carabinieri a Barcellona Pozzo di Grotto, nel Messinese, con l'accusa di essere mandanti o esecutori materiali di altrettanti omicidi, uno commesso col metodo della lupara bianca. I quattro finiti in manette, nell'operazione 'Nemesi', sono Salvatore Micale, Antonio Calderone, Giovanni Rao, e Sebastiano Puliafito, tutti appartenenti, secondo gli investigatori, al clan di Barcellona Pozzo di Gotto.
Gli omicidi
Le indagini hanno fatto luce su quattro omicidi commessi, secondo i magistrati, tra Longano e Milazzo tra il 1997 ed il 2001. Micale, secondo gli investigatori, è coinvolto nell'omicidio di Giovanni Catalfamo. In particolare avrebbe avuto il compito di segnalare agli esecutori materiali il passaggio della vittima. Il movente sarebbe stato un avvertimento per gli usurai della zona, di cui avrebbe fatto parte Catalfamo. Giovanni Rao sarebbe invece il mandante dell'omicidio di Domenico Tramontana, commesso il 4 giugno 2001 a Barcellona Pozzo di Gotto. Il movente è riconducibile al fatto che Tramontana aveva conquistato troppo potere all'interno del clan e questo non era tollerato da Rao. Durante il processo "Gotha 6" il giudice aveva rigettato la richiesta di misura cautelare nei confronti Rao per lo stesso fatto, ma le dichiarazioni di nuovi collaboratori lo hanno incastrato. L'omicidio di Santino Bonomo, scomparso da Barcellona Pozzo di Gotto il 12 dicembre 1997 con il metodo della "lupara bianca", è contestato ad Antonino Calderone. L'uomo insieme ad altri avrebbe ucciso Bonomo perché avrebbe commesso furti senza la preventiva autorizzazione del clan. Sebastiano Puliafito, ex agente della polizia penitenziaria, avrebbe invece partecipato all'omicidio di Stefano Oteri, ucciso a colpi d'arma da fuoco la sera del 27 giugno del 1998, davanti all'abitazione della sorella, a Milazzo. A Puliafito dava, per gli investigatori, fastidio che Oteri si fosse "atteggiato a boss" nella zona di Milazzo, territorio dove lui rappresentava il clan.