Omicidio di Riesi, arrestate cinque persone

Sicilia
Foto di archivio (ANSA)
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Cinque gli ordini di custodia cautelare in carcere nei confronti di persone accusate dell'omicidio di Salvatore Fiandaca ucciso a Riesi, in provincia di Caltanissetta, il 13 febbraio scorso

I carabinieri hanno arrestato cinque persone, su richiesta della Procura, accusate dell'omicidio di Salvatore Fiandaca, ucciso a Riesi, in provincia di Caltanissetta, il 13 febbraio scorso. Si tratta di Loris Cristian Leonardi, Michael Castorina, Pino Bartoli, Giuseppe Santino e Gaetano Di Martino. Alcuni di loro sono già coinvolti in altre indagini e processi.

La ricostruzione dei fatti

I contrasti sulla gestione dello spaccio di marijuana e cocaina a Riesi sarebbero alla base dell'omicidio dell'operaio Salvatore Fiandaca, ucciso con tre colpi di fucile a febbraio. Erano state le dichiarazioni poco credibili di uno degli arrestati, Pino Bartoli, 31 anni, proprietario del terreno dove è avvenuto l'omicidio, nonché cognato del fratello della vittima, a mettere sulla pista giusta gli investigatori. Bartoli si era contraddetto più volte quando è stato ascoltato nella prima fase delle indagini e la mattina dell'omicidio era stato ripreso da alcune telecamere del paese mentre usciva di casa.

L'indagine

Dopo l'omicidio, Bartoli indossava scarpe e un giubbotto diversi da quelli che aveva addosso in mattinata. Altri elementi erano emersi dalle intercettazioni ambientali. Loris Cristian Leonardi, uno degli arrestati, durante un colloquio in carcere con la compagna, le avrebbe confidato di essere stato lui a fornire il fucile calibro usato per uccidere Fiandaca. L'arma non è mai stata ritrovata.

L'esecutore materiale

A premere il grilletto sarebbe stato Michael Castorina, 29 anni, mentre sarebbe stato proprio Pino Bartoli ad accompagnare la vittima sul luogo del delitto. Gaetano Di Martino, 35 anni, e Giuseppe Santino, 20 anni, avrebbero accompagnato e fornito supporto logistico ai componenti del commando. Infine, la presenza di Santino è stata invece accertata dall'analisi del Dna eseguita dai carabinieri del Ris di Messina su un cicca di sigaretta trovata nei pressi del luogo del delitto. 

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