Ue, salta stop auto termiche nel 2035: sì ai biocarburanti. Cos'è il biofuel
Motori ©GettyLa Commissione Europea ha introdotto un pacchetto di revisione per alcuni temi legati al settore automotive, a partire dal regolamento sugli standard CO2 dei nuovi veicoli, ammorbidendo di fatto lo stop ai motori termici previsto peri 2035, con le case ora chiamate a ridurre del 90% e non più del 100% le emissioni. Spazio così a carburanti alternativi come quelli naturali, sostenuti dall’Italia
Il nuovo pacchetto automotive presentato dall’Unione Europea mette un freno allo stop ai motori termici inizialmente fissato per il 2035. La Commissione UE ha infatti incluso nella revisione generale di alcuni temi centrali legati al settore anche questa deadline che è stata di fatto “ammorbidita”, passando dalla richiesta di ridurre le emissioni del 100% ad un 90% che apre all’integrazione sempre maggiore di soluzioni alternative come plug-in hybrid ma anche e-fuel e soprattutto biofuel, fortemente caldeggiati dall’Italia.
I biocarburanti sono prodotti dal trattamento dei residui organici, sia animali che vegetali. Si tratta di una fonte energetica rinnovabile e carbon neutral, che viene ottenuta tramite la trasformazione ad esempio di grano, canna da zucchero o olio di palma che, essendo ricchi di grassi e carboidrati, vengono trasformati grazie all’azione di microorganismi e processi chimici in combustibili naturali. Sono considerati carbon neutral perché producono la stessa quantità di anidride carbonica che era stata assorbita da loro durante ad esempio la fotosintesi.
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Esistono diverse tipologie di biocombustibili, come ad esempio biodiesel e bioetanolo. Nel primo caso, il processo avviene utilizzando oli e grassi esausti che vengono trasformazioni tramite processi chimici chiamati “esterificazioni” in un combustibile naturale che può essere equiparato al diesel.
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Il bioetanolo invece viene ottenuto con un processo simile a quello che si attua per la produzione di bevande alcoliche. Si sfruttano dunque processi di fermentazione grazie ad alcuni lieviti, capaci di convertire zuccheri in alcol. La produzione di bioetanolo può dunque avvenire a patto che ci siano degli zuccheri fermentativi nella biomassa iniziale e per questo è possibile sfruttare sia scarti di legname o di carta, che utilizzando il cosiddetto “umido”.