
Risalgono al 15 marzo del 2011 le prime proteste contro il regime a Damasco. Da quel momento lo scontro tra lo Stato e i contestatori sarebbe degenerato in una spirale di violenza inarrestabile che ha messo il Paese in ginocchio. LA FOTOGALLERY

Il 15 marzo del 2011 le proteste a Damasco contro il regime autoritario di Assad sfociarono in una spirale di violenza inarrestabile. Oggi, a distanza di quasi nove anni, la Siria è un Paese ancora in guerra, messo in ginocchio da un conflitto che ha mietuto migliaia di vittime civili
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Il regime siriano, non abituato ad una contestazione aperta, reagì con la repressione e la violenza che in pochi mesi degenerarono in scontro aperto

Nel giugno di quel 2011 ci furono le prime diserzioni dall'esercito regolare che portarono alla formazione dell'Esercito siriano libero (Esl), il quale avviò una guerra aperta contro Damasco

I moti siriani si svilupparono nel contesto internazionale più ampio delle "Primavere Arabe" e la sensazione era che anche il regime di Bashar al Assad fosse ormai agli sgoccioli

La caduta di Damasco era sembrata imminente tanto da spingere gli Stati Uniti a chiedere apertamente le dimissioni di Assad. Ma il presidente siriano era ancora forte di una fitta rete di alleanze internazionali, tra cui soprattutto i Paesi amici di sempre come la Russia e l'Iran

Migliaia di miliziani sciiti libanesi, iraniani, afghani e iracheni, organizzati dai Pasdaran iraniani, scesero infatti in campo e, in concomitanza con i bombardamenti russi cominciati nel 2015, salvarono un regime che già nell'estate del 2012 sembrava fosse ormai prossimo alla fine

Con il passare degli anni quei moti di protesta nati per manifestare il proprio dissenso nei confronti di un regime repressivo e dittatoriale si sono progressivamente affievoliti lasciando campo libero ad un conflitto confessionale che ha favorita la proliferazione nel Paese di Al Qaeda e dell'Isis

Secondo le stime delle Nazioni Unite (aggiornate a marzo del 2018), da quando il conflitto in Siria è iniziato nel 2011, oltre cinque milioni di persone avrebbero lasciato il Paese, mentre sarebbero 6 milioni gli sfollati tra i confini siriani

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Alla fine del 2017, oltre la metà degli ospedali, delle cliniche e dei centri di assistenza sanitaria del paese funzionava solo parzialmente o era stata danneggiata irreparabilmente

Fare una stima delle vittime complessive del conflitto siriano ad oggi è un'operazione piuttosto complessa. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani che monitora il conflitto, sarebbero quasi 400 mila le persone rimaste uccise in questi quasi nove anni di guerra

Ora nuove tensioni si starebbero alimentando nel Paese con la presenza di forze tuche e russe che, pur ponendosi sui fronti opposti del conflitto (la Turchia appoggia i ribelli, mentre la Russia il regime di Assad), avevano garantito una tregua e mantenuto rapporto pacifici

Oggetto della contesa, ad oggi, è la provincia di Idlib, l'unico territorio ancora in mano ai ribelli e in cui vivono più di tre milioni di persone

Il rischio che una nuova escalation nel conflitto siriano possa innescare un'altra crisi umanitaria è in quest'area del Paese fortemente elevato

Intanto, l'Osservatorio siriano per i diritti umani ha monitorato lo sfollamento di oltre 70 mila civili dalle città e dai villaggi della zona rurale occidentale di Aleppo nelle ultime 24 ore. Un esodo di massa dovuto alle pressioni del regime e ai bombardamenti aerei e terrestri russi
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