Migliaia corridori da oltre 40 Paesi del mondo hanno corso per 42 km nella capitale iraniana. L’evento, spiegano gli organizzatori, è una risposta all’attuale politica internazionale di muri e divieti. Alle atlete donne, però, è stato riservato un circuito separato. LA FOTOGALLERY
Più di mille corridori da oltre 40 Paesi del mondo hanno partecipato il 7 aprile alla prima maratona internazionale di Teheran "I run Iran". In foto, il ministro dello sport Masoud Soltanifar -
Il sito della maratona
A volere fortemente l'evento Sebastian Straten, imprenditore olandese che ha un’agenzia di viaggi proprio a Teheran -
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“Vogliamo mostrare a tutti che l’Iran vuole costruire ponti, non muri” ha spiegato Straten, sottolineando anche l’importante ruolo politico dell’evento e riferendosi al recente bando anti-immigrazione del Presidente Trump -
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Gli organizzatori hanno spiegato che uno degli obiettivi dell’evento è quello di far sperimentare agli atleti stranieri l’ospitalità iraniana e far conoscere loro il cibo, la cultura e l’arte del Paese -
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Una corsa anche per sensibilizzare l’opinione pubblica in fatto di politiche ambientali: in città nel 2016, secondo Fars News, oltre 412 persone sono morte a causa dell’inquinamento atmosferico -
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Suggestivo e ricco di storia il percorso: partiti dallo Stadio Azadi, gli atleti sono passati davanti ad alcuni monumenti simbolo della città, come la Torre Azadi, Piazza Ferdowsi, costruita in onore del famoso poeta persiano, e il Teatro di Teheran -
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Non sono tuttavia mancate le polemiche: a pochi giorni dalla gara, gli organizzatori dell’evento hanno spiegato ad Associated Press che alle atlete donne sarebbe stato riservato un circuito separato indoor -
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Sul sito della maratona, invece, si parla soltanto di un codice d’abbigliamento che le donne sono chiamate a rispettare: un velo per coprire il capo, una t-shirt a maniche lunghe e pantaloni da corsa che coprano le gambe. Divieto di pantaloncini anche per gli uomini, ma solo al di fuori della gara -
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