Chi era Luis Sepúlveda, storia del combattente che scriveva favole

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Nato nel 1949, ha ottenuto la fama mondiale grazie ai suoi romanzi. Su tutti “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” che ha venduto 5,5 milioni di copie di cui 2 soltanto in Italia. Muore il 16 aprile 2020 dopo aver contratto il coronavirus

I viaggi, le battaglie politiche, i film e, soprattutto, i romanzi. Racchiudere Luis Sepúlveda in una sola parola sarebbe riduttivo. Perché oltre allo scrittore c’era il regista e oltre alle sue idee c'era il suo continuo girovagare per il mondo. L’autore di “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, romanzo tradotto in 55 lingue, è morto il 16 aprile 2020, a Oviedo, in Spagna, dopo aver contratto il coronavirus. Una vita intensa, quella dello scrittore cileno, prima da esule della dittatura militare di Pinochet e poi da curioso del mondo (LO SPECIALE DI SKY TG24 SUI LIBRI). Da anni si era trasferito a Gijon, in Spagna, dopo essere passato per gran parte dei Paesi del Sudamerica e anche per Russia, Germania e Francia (FOTOSTORY). 

Nato in Cile da “fuggitivo”

Venuto al mondo da “fuggitivo”, come lui stesso ama ricordare, Luis Sepúlveda nasce nel 1949 in una camera d’albergo di Ovalle, in Cile, in cui i genitori si trovavano per sfuggire a una denuncia emessa nei confronti del padre per motivi politici. I primi anni della sua vita li passa a Valparaíso in compagnia del nonno paterno e dello zio Pepe, entrambi anarchici, che gli trasmettono la passione per i romanzi d’avventura di Salgari, Conrad e Melville. Da adolescente si iscrive alla Gioventù comunista e diventa redattore del quotidiano cileno “Clarín” (da non confondere con l’omonimo giornale argentino). Poi, a 20 anni, vince il premio Casa de las Americas grazie al suo primo libro di racconti.

In carcere dopo il colpo di Stato del 1973

Gli anni Settanta sono quelli della mobilitazione politica. Dopo l’espulsione dalla Gioventù comunista, si trasferisce in Bolivia per unirsi all’Esercito di liberazione nazionale. Poi torna in Cile, dove consegue il diploma di regista teatrale ed entra a far parte del partito socialista e della guardia personale del presidente Salvator Allende. Con il colpo di Stato del 1973 del generale Pinochet, Sepúlveda viene catturato, interrogato e torturato. E per sette mesi rimane chiuso in una cella della caserma di Tucapel. Uno stanzino largo cinquanta centimetri, lungo un metro e mezzo e così basso da non potersi mai alzare in piedi. Le pressioni di Amnesty International lo portano alla scarcerazione e la condanna a morte viene commutata in un esilio di otto anni.

Il successo mondiale con “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”

Anziché volare in Svezia, dove gli era stata promessa una cattedra universitaria, Sepúlveda scappa prima in Brasile, poi in Paraguay ed Ecuador. A Quito ricomincia a fare teatro e partecipa alla spedizione dell’Unesco che studiava l’impatto della civiltà sugli Shuar, tribù indigena della foresta amazzonica. Proprio i sette mesi vissuti in Amazzonia saranno alla base del libro “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” con cui, nel 1989, raggiunge la notorietà internazionale e dal quale nel 2001 è stato tratto un omonimo film. Ma il suo nome è legato soprattutto alla storia de “La gabbianella e il gatto”, il cartone animato che si ispira al romanzo da lui pubblicato nel 1996 (I LIBRI PIÙ FAMOSI - LE FRASI DA NON DIMENTICARE).

Anche giornalista e regista cinematografico

Prima di stabilirsi a Gijon negli anni Novanta, Sepúlveda vive in Nicaragua, Germania e Francia. In Europa lavora come giornalista viaggiando molto tra Sudamerica e Africa, mentre negli anni Ottanta fa parte di Greenpeace. Nel 2001 si cimenta anche con il cinema, firmando la regia del film "Nowhere" e successivamente, insieme a Diego Meza, del documentario "Corazonverde". Ambientato in Patagonia proprio come il suo ultimo libro, "Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa", uscito nel 2018 e presentato a Milano in occasione dell’ultima edizione di Bookcity. Pochi mesi fa, a maggio, è stato ospite anche del Salone del libro a Torino. E ai bambini che lo ascoltavano ha detto: "Ricordatevi che vola solo chi osa farlo”. Proprio come la gabbianella protagonista del suo bestseller.

La gabbianella e il gatto, un inno alla diversità

Le sue favole sono diventate un caso editoriale. Su tutte "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare", campione di vendite soprattutto in Italia: 2 milioni di copie vendute nel nostro Paese sulle 5,5 distribuite in tutto il mondo. Si tratta, di fatto, di un vero e proprio inno a non avere paura di chi è diverso da noi. Come quando, ad esempio, il gatto dice alla gabbianella: “È molto facile accettare e amare chi è uguale a noi, ma con qualcuno che è diverso è molto difficile, e tu ci hai aiutato a farlo”.

La morte causata del coronavirus

Nel 2020 Sepúlveda e la moglie Carmen Yáñez contraggono il coronavirus, dopo essere stati a un festival letterario in Portogallo. Segue il ricovero in ospedale, nelle Asturie, a Oviedo. Il romanziere cileno che aveva saputo raccontare storie, favole e lotte perde la battaglia contro il virus e muore il 16 aprile 2020.

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