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Joe Biden, chi è l'ex vicepresidente Dem destinato a sfidare Trump per la Casa Bianca

Mondo

Stefania Bernardini

Esponente dell'ala moderata dei Democratici e al fianco di Obama nei suoi otto anni di mandato, è stato il principale sfidante di Sanders durante le primarie del partito. Dopo il ritiro del senatore del Vermont ha la strada spianata per diventare lo sfidante di Trump

Joe Biden ha la strada spianata verso la candidatura del Partito democratico per le Presidenziali americane del novembre 2020. L'ex vicepresidente di Barack Obama è destinato a diventare lo sfidante del presidente uscente Donald Trump dopo il ritiro di Bernie Sanders, suo principale sfidante, arrivato dopo una serie di risultati sfavorevoli nelle primarie proprio nei confronti di Biden. Uno slancio, quello di Biden, che era partito prima con il trionfo nella Carolina del Sud, replicato, inaspettatamente rispetto ai sondaggi che davano per favorito il senatore del Vermont, con il successo del Super Tuesday del 3 marzo 2020. 77 anni, Biden è l'uomo simbolo dell'ala più moderata del partito, oltre a essere considerato come il più esperto dei meccanismi della Casa Bianca, dopo essere stato vicepresidente durante i due mandati di Barack Obama, fra il 2009 e il 2017.

Chi è Joe Biden

Joseph "Joe" Biden nasce in Pennsylvania nel 1942 in una famiglia cattolica di origini irlandesi. Ambizioso, il suo desiderio è farsi eleggere senatore entro i 30 anni per poi tentare la strada verso la presidenza degli Usa. Alle elezioni per uno dei due senatori del Delaware, nel 1972, un giovane Biden, avvocato e consigliere di contea, sfida l’uscente Caleb Boggs, repubblicano prossimo alla pensione in corsa per un terzo mandato. La campagna elettorale è realizzata con un piccolo team guidato dalla sorella Valerie. L'allora 30enne Biden è uno sconosciuto agli elettori ma riesce a incarnare il volto democratico giovane e fresco e a convincere i cittadini del Delaware. Con circa 3.000 voti in più rispetto a Boggs, il 7 novembre 1972, Joe Biden viene eletto senatore degli Stati Uniti. 

La tragedia familiare

Poco dopo il trionfo alle elezioni nel Delaware, Biden perde la moglie Neilla e la figlia di un anno, Naomi Christina, in un incidente automobilistico. Per assistere i due figli sopravvissuti, Beau e Hunter, anche loro in auto con la madre il giorno della tragedia, il neo senatore pensa di rinunciare all'incarico, ma i colleghi democratici lo convincono a restare in carica.

La carriera politica di Biden

Esperto legislatore, capace di dialogare anche con gli oppositori repubblicani e trovare punti di contatto con i dem, già nel 1974 viene citato dal magazine Time tra i “200 volti per il futuro”. Nel corso della sua carriera, Biden si è specializzato in materie di interesse internazionale divenendo per tre volte presidente della commissione Esteri. Quindici anni dopo essere diventato per la prima volta senatore, tenta la strada per la Casa Bianca alle presidenziali del 1988. Inizialmente considerato tra i favoriti, non riesce a sfondare nei sondaggi e si ritira dalle primarie dem nel 1987. Intanto in Senato continua a riscuotere successi e dal 1987 al 1995 è presidente del comitato sulla giustizia. Nel corso degli anni Biden si è opposto all'intervento americano nella prima Guerra del Golfo e ha invece votato a favore delle operazioni Nato in Bosnia-Erzegovina e nella Repubblica Federale di Jugoslavia, e delle missioni in Afghanistan nel 2001 e in Iraq nel 2002.

La vicepresidenza Usa al fianco di Obama

Alle presidenziali del 2008, il senatore è tra i candidati alle primarie ma viene battuto da Barack Obama: col futuro inquilino della Casa Bianca inizia una collaborazione politica dalla quale nasce anche una profonda amicizia. Per tutti gli otto anni di mandato del primo presidente di origine afroamericana degli Usa, Biden ricopre la carica di vicepresidente ottenendo dal capo degli Stati Uniti la Medaglia presidenziale della libertà, la più alta onorificenza civile degli USA. 

Il programma di Biden per Usa 2020

Nella sua campagna Biden si rivolge soprattutto alla classe media americana con un programma economico diretto a migliorare le condizioni di chi ha più subito le conseguenze della recente crisi finanziaria. I principali tre punti della sua campagna sono: l’aumento del salario minimo federale a 15 dollari orari; il blocco dei tentativi dei repubblicani nella compressione dei diritti sindacali e della contrattazione collettiva; la creazione di 10 milioni di posti di lavori nella “rivoluzione verso la clean-economy”, ossia nel settore eco-sostenibile. Nel programma di Biden, è rivolta attenzione anche agli investimenti nelle infrastrutture con la proposta di "1.300 miliardi di dollari in dieci anni, che servano alla classe media americana per competere e vincere nell’economia globale" e "per spostare gli Stati Uniti verso le zero emissioni di gas serra". In materia di politica estera, invece, l'ex vicepresidente Usa propone di eliminare il Travel Ban, che limita l’ingresso ai cittadini provenienti da Paesi a maggioranza musulmana, e di eliminare le politiche di asilo di Trump.

La rimonta nelle Primarie e il ritiro di Sanders

La campagna per le primarie di Biden non parte benissimo, con le sconfitte in Iowa, New Hampshire e Nevada a favore di Sanders e di Pete Buttigieg. Le sorti dell'ex vicepresidente cambiano con la prima vittoria ottenuta in South Carolina, il 29 febbraio, ma soprattutto con il trionfo nel Super Tuesday del 3 marzo, dove Biden conquista dieci dei 14 Stati andati al voto, "lasciandone" solo quattro a Sanders, tra cui la pur importante California. L'ex vicepresidente nel frattempo ha ottenuto anche l'endorsement di ex candidati come Pete Buttigieg e Amy Klobuchar, e successivamente avrà anche quella di Mike Bloomberg. L'ultimo tris di vittorie in Florida, Illinois e Arizona, arrivato dopo altri successi in stati come Michigan, Missouri e Washington, consegna a Biden un vantaggio ormai incolmabile su Sanders. Il senatore del Vermont annuncia la sospensione della propria campagna l'8 aprile, spianando così la strada alla candidatura di Biden.

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