Giornata internazionale in ricordo delle vittime di schiavitù: perché celebrarla

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Il memoriale 'The Ark of Return' dell’artista americano di origine haitiana Rodney Leon (credit foto: Onu)

Istituita dalle Nazioni Unite nel 2007, quest’anno punta ad "Affrontare insieme il razzismo, eredità della schiavitù". La discriminazione, infatti, è stata storicamente utilizzata per giustificare al deportazione di milioni in africani nelle Americhe

Il 25 marzo è dedicato al ricordo delle vittime della più grande migrazione forzata della storia. Dal 2007, infatti, le Nazioni Unite celebrano la 'Giornata internazionale in memoria delle vittime della schiavitù e del commercio degli schiavi transatlantici'. Istituita con la risoluzione 62/122, ricorda uomini, donne e bambini che per circa 400 anni furono deportati con la forza dal continente africano nelle Americhe, e in particolare coloro che non sopravvissero al disumano viaggio. Per l’edizione del 2020, l’assemblea generale delle Nazioni Unite ha scelto il tema: "Affrontare insieme il razzismo, eredità della schiavitù".

Diaspora africana

L’Onu ricorda che la migrazione forzata, attuata dal 1501 al 1830, ha rappresentato una vera e propria disopra africana considerando che per ogni europeo che attraversava l’Atlantico erano quattro gli africani costretti a farlo. Obiettivo della giornata, oltre quello di ricordare uno dei momenti più bui della storia dell’umanità, è anche quello di sensibilizzare sulla pericolosità di condotte discriminatorie, ancora oggi molto diffuse. A tal proposito, le Nazioni Unite invitano le istituzioni educative, la società civile e le altre organizzazioni a istruire le generazioni future sulle "cause, le conseguenze e le lezioni del commercio transatlantico di schiavi, e per comunicare i pericoli del razzismo e dei pregiudizi". Tra le opere di sensibilizzazione va annoverato il memoriale 'The Ark of Return' dell’artista americano di origine haitiana Rodney Leon, che dal 2015 fa parte del complesso delle Nazioni Unite a New York.

Razzismo, eredità della schiavitù

La giornata internazionale mira anche a sensibilizzare l'opinione pubblica sui pericoli del razzismo e dei pregiudizi. Un tema talmente centrale che è stato scelto come focus dell’edizione 2020, che è dedicata all’ "Affrontare insieme il razzismo, eredità della schiavitù". Storicamente infatti, le convinzioni discriminatorie sono state usate per giustificare il giogo imposto agli africani, che da secoli continuano ad essere vittime di razzismo. Un atteggiamento, colpevole e ingiustificato, che, ricordano le Nazioni Uniti, continua "a dividere le società in tutto il mondo e ad ostacolare il progresso verso un mondo che rispetti i diritti umani e consenta uno sviluppo sostenibile per tutti".

Gli schiavi oggi

Le persone che sono state schiavizzate e deportate, tra il quindicesimo e il diciannovesimo secolo, sono state circa 13 milioni. Una piaga che però ancora oggi non è stata debellata e che anzi rappresenta un grave problema in diverse parti del mondo. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) dell’Onu e la Walk free foundation al momento sarebbero 40,3 milioni le persone costrette in schiavitù.

Commemorazioni rinviate a causa dell’emergenza coronavirus

Per quanto riguarda le commemorazioni per l’edizione del 2020, l'Onu ha fatto sapere che la tradizionale riunione commemorativa è stata rinviata a causa dell’emergenza coronavirus. Ciononostante invita a riflettere su quanto accadde per combattere il lascito deleterio del razzismo.

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