Secondo quanto riportato dall’AFP, il partito dell’Unione, della solidarietà e dello sviluppo sarebbe in vantaggio nella prima fase delle elezioni. La formazione politica è considerata molto vicina all’attuale giunta militare, al potere dopo il golpe del 2021. Le consultazioni prevedono altre due fasi l’11 e il 25 gennaio
Il principale partito filo-militare del Myanmar sarebbe in vantaggio nella prima fase delle elezioni parlamentari organizzate dalla giunta nel Paese. A dichiararlo è stato un funzionario anonimo ad AFP che ha sottolineato come il partito dell’Unione, della solidarietà e dello sviluppo avrebbe ottenuto "82 seggi alla Camera bassa nelle circoscrizioni in cui lo scrutinio è completo, su un totale di 102". I risultati ufficiali della prima fase di voto, che si è tenuta il 28 dicembre, solo in alcune circoscrizioni, non sono ancora stati pubblicati dalla commissione elettorale del Myanmar.
L’opposizione assente e le prossime fasi dello scrutinio
Si tratta delle prime elezioni dopo il colpo di Stato militare del 2021. Il voto si è svolto però soltanto in alcune aree del Paese, rigidamente controllato dall’esercito, mentre molte zone restano escluse a causa della presenza dei ribelli e della guerra civile in corso da cinque anni. I principali partiti di opposizione non sono stati ammessi alla consultazione: un esempio è la disciolta Lega Nazionale per la Democrazia (NLD) di Aung San Suu Kyi, ex primo ministro ancora in carcere dopo essere stata destituita dal golpe del 2021. Queste elezioni vengono viste a livello internazionale come un tentativo della giunta di legittimare il suo potere, vista la presenza nelle liste di diversi esponenti vicini ai militari. Dopo questa prima parte il voto - che si svolge zona per zona per ragioni di sicurezza - prevederà altre due fasi l’11 e il 25 gennaio.
La guerra civile
Continua intanto il conflitto nel Paese: ad oggi non esiste un bilancio ufficiale delle vittime, ma secondo l’organizzazione no-profit Armed Conflict Location ed Event Data (Acled), 90mila persone sono state uccise. Circa 3,6 milioni di persone sono sfollate e metà del Paese vive in povertà. "Le autorità militari in Myanmar devono cessare di usare violenza brutale per costringere la gente a votare e smettere di arrestare chi esprime opinioni dissenzienti", ha detto l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, denunciando anche "gravi minacce da parte di gruppi armati che si oppongono" all'esercito. "Non penso che nessuno creda che queste elezioni contribuiranno alla soluzione dei problemi del Myanmar", ha invece riferito il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.