Il Congresso ha reso disponibili nuovi file che riguardano il finanziere condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori morto suicida nel 2019, caricandoli su Google Drive. Il fascicolo pesa 300 gigabyte ma il materiale disponibile non è catalogato ed è difficile da consultare. Da qui è nata l'idea di creare una piattaforma che assomiglia a Gmail
Due sviluppatori informatici - Luke Igel e Riley Walz - hanno ideato Jmail, un metodo per ordinare e rendere accessibili a chiunque voglia le e-mail private del finanzierie Jeffrey Epstein, condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori e morto suicida in carcere il 10 agosto del 2019. È così che è nato Jmail - e no, non è un errore di battitura ma - una nuova piattaforma il cui nome richiama chiaramente il servizio di posta elettronica di Google. Gli sviluppatori hanno copiato anche la sua veste grafica.
Il caso più discusso negli USA degli ultimi anni
Da oltre vent’anni il “Caso Epstein” è al centro del dibattito pubblico negli Stati Uniti (e non solo). Per questo, dopo il via libera della scorsa settimana alla pubblicazione dei nuovi “Epstein file” sul finanziere, dalle corrispondenze rese pubbliche potrebbero nascere nuove ed importanti rivelazioni. Nel corso degli anni sono state centinaia le persone coinvolte (anche di un certo rilievo), molte delle quali salite a bordo dell'ormai tristemente famoso "Lolita Express". Tra le personalità: il Presidente degli Usa Donald J.Trump, l’ex Primo ministro israeliano Barak, Bill Clinton, il principe della Corona britannica Andrea, Leslie Wexner ex magnate della nota catena di lingerie Victoria’s Secret e il miliardario Glenn Dubin. Pochi giorni prima della decisione del Congresso di rendere accessibili i file, anche la pubblicazione dell’autobiografia (che conta più di 300 pagine) di una delle vittime – forse la più nota - di Epstein, Virginia Giuffre morta anche lei (si presume) suicida in Australia il 25 aprile 2025.
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Come funziona Jmail, il nuovo sistema che imita Gmail
Il Congresso ha reso disponibili i file caricandoli su Google Drive. Il fascicolo pesa 300 gigabyte ma il materiale disponibile non è catalogato ed è difficile da consultare. È per questo che i due sviluppatori - Luke Igel e Riley Walz – hanno creato Jmail: l’obiettivo è organizzare le e-mail che sono state pubblicate in modo tale da poter raccogliere prove concrete e sostanziali su ulteriori crimini commessi e sulle persone coinvolte. Il sistema funziona esattamente come Gmail: è possibile consultare le e-mail in entrata e in uscita, così come i contatti più frequenti e la possibilità di segnalare i messaggi più importanti con le “stelline”. Il principio su cui si fonda Jmail è semplice: far sì che siano gli stessi utenti ad ordinare il materiale.
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ll Congresso non ha dato il via libera alla pubblicazione di tutte le email
Con l’approvazione della legge sulla pubblicazione degli Epstein File quasi unanime da parte del Congresso e del Senato e con la conseguente firma - tanto attesa, quanto inaspettata - del Presidente Trump, gli elettori americani sono rimasti sopresi dal cambio di rotta dell’amministrazione repubblicana. L’Epstein Files Transparency Act ha previsto un “formato ricercabile e scaricabile” dei file da pubblicare entro 30 giorni. Fatta la legge, però, trovato l’inganno. Il disegno di legge della Camera afferma, infatti, che il Dipartimento di Giustizia ha la facoltà di trattenere qualsiasi documento che "metta a repentaglio un'indagine federale in corso o un procedimento penale in corso, a condizione che tale trattenimento sia strettamente mirato e temporaneo". Ergo, i documenti e i file più rilevanti potrebbero essere coperti dal segreto di stato. L'ultimo disegno di legge stabilisce inoltre che il procuratore generale può "nascondere o censurare" quei documenti che includono i nomi delle vittime, le cartelle cliniche e altre informazioni personali che "costituirebbero un'invasione chiaramente ingiustificata della privacy personale", scrive BBC. Per i materiali che censura, il Dipartimento è tenuto entro 15 giorni a rendere note le motivazioni della decisione.