Guerra Ucraina, da Witkoff e Dmitriev al consigliere italiano Saggio: chi negozia la pace?
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Proseguono i colloqui tra americani, ucraini ed europei per rivedere e rifinire il piano di pace messo a punto dagli Stati Uniti per la fine della guerra in Ucraina.
Se tutto filasse liscio, in linea di principio si potrebbe rispettare la scadenza originariamente auspicata da Donald Trump, fissata a giovedì 27 novembre. È però possibile che il termine venga posticipato di una settimana. Ma chi sono gli uomini delle delegazioni impegnate a discutere per la pace?
Quello che devi sapere
Ucraina – Andriy Yermak
Per l’Ucraina c’è innanzitutto Andriy Yermak, capo di gabinetto del presidente Volodymyr Zelensky e suo consigliere più fidato: è lui il capo negoziatore per Kiev. Ex produttore cinematografico diventato architetto diplomatico, di lui si dice che muove le parole come se fossero scene da montare. In pubblico evoca il peso storico del conflitto: "L'esito della guerra plasmerà il futuro del mondo".
Per approfondire: Ucraina, i punti del piano di pace dell’Europa. Usa aperti a modifiche. Cosa sappiamo
Russia – Kirill Dmitriev
L’uomo di Putin al tavolo dei negoziati è Kirill Dmitriev. Nato a Kiev nel 1975, ha studiato e lavorato negli Usa: Stanford, Harvard, McKinsey e Goldman Sachs. C’è chi lo definisce la massima espressione del “turbocapitalismo” russo, nel senso che sarebbe pronto a tutto per far soldi. A Kiev gestiva il fondo Icon Private Equity, a Mosca, il Fondo d'Investimenti diretti (RDIF), macchina da 10 miliardi di capitalizzazione che ha il compito di attrarre capitali stranieri, di cui è alla guida ormai dal 2011. È sposato con Natalia Popova, amica intima della figlia minore di Vladimir Putin, Katerina Tikhonova: la prima è vicepresidente della Ong di Stato Innopraktika (specializzata nel sostegno ai giovani russi), la seconda ne è presidente. Il suo obiettivo? Ingraziarsi Trump e bypassare le strutture ufficiali.
Stati Uniti – Marco Rubio
Ha meno bisogno di presentazioni l’americano Marco Rubio, volto a cui siamo più abituati: è il segretario di Stato di Donald Trump, ex senatore per lo Stato della Florida (dal 2011 al 2025). È uno dei nomi che più hanno contribuito a definire la linea di Washington sulle sanzioni a Mosca, sulla sicurezza europea e sulla pressione internazionale sul Cremlino.
Stati Uniti – Steve Witkoff
Poi c’è Steve Witkoff, inviato speciale per gli Stati Uniti in Medio Oriente e per le missioni di pace. È prima di tutto un imprenditore, poi prestato alla diplomazia, artefice anche del piano per la Striscia di Gaza. Quasi 80enne, è stato anche avvocato a New York, con Trump tra i suoi clienti. Solo dopo è passato al settore immobiliare, mantenendo sempre un rapporto con il tycoon: Dmitriev è andato a trovarlo in Florida, a ottobre. E questo dà l’idea del peso decisionale di Witkoff. Come Trump, è diretto e spericolato. Si è detto che la soffiata iniziale sul piano di pace sia venuta proprio da lui, per far precipitare gli eventi.
Stati Uniti – Daniel Driscoll
E ancora, per Washington lavora anche Daniel Driscoll, segretario dell'esercito ed ex ufficiale con anni nelle operazioni speciali. Uomo pragmatico, cerca di modernizzare l'esercito pur mantenendo un occhio alle vite dei soldati: "Voglio un esercito dove mia figlia possa arruolarsi senza paura", ha detto.
Italia - Fabrizio Saggio
Chiamato a verificare l’atteggiamento al tavolo degli americani per Palazzo Chigi è il consigliere diplomatico italiano Fabrizio Saggio, per qualcuno “l'ombra della presidente del Consiglio Giorgia Meloni” su dossier come quello ucraino (ma anche quello mediorientale e quello sul Piano Mattei). Nei corridoi viene descritto come una persona calma e defilata, capace di rispondere a qualsiasi domanda e con una memoria prodigiosa.
Regno Unito – Jonathan Powell
Consigliere per la sicurezza nazionale del Regno Unito, Jonathan Powell non è nuovo ai tavoli difficili: fu lui, da capo di gabinetto di Tony Blair, uno degli ingranaggi decisivi degli accordi del Venerdì Santo. Ha fondato una Ong per la mediazione nei conflitti ed è abituato a parlare con chi non parla con nessuno.
Ue – Bjoern Seibert
Per la quota europea c’è il tedesco Bjoern Seibert, capo di gabinetto della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. È l'uomo che ha contribuito a plasmare molte delle risposte dell'Ue alla crisi ucraina, dai pacchetti di sanzioni alla coordinazione industriale per la difesa. C'è chi lo definisce il “presidente bis”. Discreto ai limiti del segreto, porta con sé un metodo rigoroso.
Ue – Pedro Lourtie
Braccio destro del presidente del Consiglio europeo António Costa, Pedro Lourtie (in foto, a sx) conosce le pieghe interne dell'Unione avendo lavorato come ambasciatore presso l'Ue per il Portogallo dal 2022. Prima di assumere incarichi diplomatici, è stato consigliere diplomatico e capo di gabinetto di precedenti primi ministri portoghesi: naviga a fondo nel linguaggio delle capitali e in quello delle istituzioni.
Per approfondire: Guerra in Ucraina, Meloni al G20: “No a controproposta, lavoriamo su quella di Trump”