Il primo novembre 2024 crollava la tettoia allo scalo ferroviario della città nella parte settentrionale del Paese: morirono 16 persone, tra cui due bambini. Fu la miccia per l'inizio di movimenti di protesta più ampi, capitanati dalle realtà studentesche, contro la corruzione e contro il presidente Vučić. A un anno di distanza si temono disordini
Sono migliaia le persone che, già dalla serata di ieri 31 ottobre, partecipano alle commemorazioni per il primo anniversario dell’incidente di Novi Sad: il 1°novembre 2024 morirono 16 persone per il crollo di una tettoia alla stazione ferroviaria della città della Serbia settentrionale. Quanto successo ha dato il via a forti movimenti di protesta in tutto il Paese, capitanati dai movimenti studenteschi, che si sono poi allargati e sono diventati espressione del malcontento popolare per la corruzione delle autorità, ritenuta alla base del crollo, ma anche per denunciare l'autoritarismo, la scarsa democrazia e il controllo sui media da parte del presidente Vučić e del governo di Belgrado in generale. Per il crollo alla stazione di Novi Sad sono indagate 13 persone, compresi due ex ministri. In Serbia oggi è giornata di lutto nazionale.
Il pellegrinaggio verso Novi Sad e i 16 minuti di silenzio
Novi Sad è stata meta di un pellegrinaggio iniziato ieri, quando migliaia e migliaia di persone si sono riversate in città (molti sono arrivati in bicicletta o a piedi). Oggi, alle 11:52 sono partiti 16 minuti di silenzio: è quello l’orario in cui si verificò il crollo, che uccise 16 persone, tra cui due bambini. Quattordici morirono sul colpo, due furono ricoverate in gravi condizioni e persero la vita successivamente.
Novi Sad come emblema della corruzione, la protesta si fa politica
La tragedia di Novi Sad per la Serbia è diventato l’emblema della corruzione e dell’incuria dello Stato verso le infrastrutture e le condizioni di vita della popolazione. Le proteste che ne sono scaturite sono le più grandi dalla caduta del regime di Slobodan Milosevic, ormai 20 anni fa. Le proteste di questi mesi - segnate da blocchi stradali, occupazioni di facoltà universitarie, e grandi raduni in tutto il Paese - sono state in larga parte pacifiche, ma in diversi casi sono sfociate in violenze e scontri con la polizia, con decine di feriti e arresti. E il movimento di protesta ha assunto via via connotati sempre più politici, con la richiesta di elezioni anticipate.