Il presidente statunitense ha dichiarato che la maggior parte delle ammissioni sarà riservata ai sudafricani della minoranza bianca afrikaner, ritenuti “vittime di persecuzioni razziali”
La decisione di ridurre drasticamente il numero dei rifugiati ammessi negli Stati Uniti rappresenta un cambiamento profondo nella politica migratoria del Paese. Il nuovo limite di 7.500 ingressi annuali segna una svolta rispetto agli anni precedenti e riflette una linea più restrittiva, giustificata ufficialmente con l’obiettivo di garantire maggiore controllo e sicurezza. Tuttavia, la misura ha sollevato ampie discussioni per le sue implicazioni sociali e morali, poiché potrebbe compromettere l’accoglienza di persone provenienti da aree di crisi umanitaria.
Un criterio di selezione che divide
Particolare attenzione è stata riservata alla scelta di dare priorità ai richiedenti provenienti dal Sudafrica appartenenti alla minoranza bianca degli Afrikaner, descritti come vittime di discriminazioni nel loro Paese. Questa decisione ha alimentato un acceso dibattito sul criterio di selezione dei rifugiati e sulla coerenza dei principi di uguaglianza e solidarietà internazionale. Per molti osservatori, il provvedimento non solo ridefinisce le priorità dell’accoglienza americana, ma rischia anche di creare un precedente che lega la protezione umanitaria a motivazioni di carattere etnico e politico.