Il governo ha annunciato un nuovo decreto che prevede aiuti economici fino a 750 milioni rivolti a imprese, partite Iva e famiglie e lancia un programma di garanzia pubblica da 5 miliardi di euro complessivi, disponibile fino a dicembre 2040. Intanto il processo per accertare le responsabilità del disastro e le proteste contro Mazon continuano
Ad un anno dalla catastrofica alluvione dove persero la vita almeno 237 persone nella provincia di Valencia, il governo spagnolo ha annunciato un nuovo decreto volto ad aiutare i cittadini e le aziende colpite. Il pacchetto contiene diverse misure per "rafforzare la ricostruzione" delle zone danneggiate dal disastro naturale e "migliorare e ampliare il sostegno" alle persone che ne sono state colpite, ad esempio i lavoratori autonomi. Tra i principali provvedimenti contenuti, ha spiegato la portavoce ufficiale del governo spagnolo, la ministra Pilar Alegría, ci sono una linea di crediti da 750 milioni rivolta a imprese, partite Iva e famiglie e un programma di garanzia pubblica da 5 miliardi di euro complessivi, disponibile fino a dicembre 2040. È previsto anche l'ampliamento di un piano per l'acquisto di auto e altri veicoli rivolto a cittadini che hanno perso i propri nell'alluvione. La peggiore catastrofe della storia recente della Spagna colpì oltre 300.000 persone, con 2.641 feriti, danneggiando 16.000 alloggi, 115 centri educativi, 200 infrastrutture sanitarie e devastando oltre 564 km quadrati di 75 comuni della provincia di Valencia, con danni globali stimati in 30 miliardi di euro.
Gli spagnoli chiedono giustizia
Oggi, 29 ottobre 2025, a un anno dalla tragedia, è previsto alle ore 18 a Valencia un funerale di Stato per commemorare tutte le vittime. Mentre la Comunità valenziana si prepara a commemorare le vittime stringendosi intorno ai familiari, la giudice Nuria Ruiz Tobarra, alla guida dell'inchiesta che sta facendo tremare il governo valenziano un anno dopo la Dana (Depressione atmosferica in alti livelli), continua ad indagare sulle responsabilità e sulle dinamiche dell’accaduto. Riservata, metodica e determinata, come viene descritta negli ambienti giudiziari, la giudice Tobarra ha ascoltato 400 testimoni per ricostruire ogni momento della tragedia, ipotizzando 229 omicidi colposi per imprudenza grave e lesioni gravi da parte della Generalitat Valenciana, accusata di "negligenza" e "grave incompetenza" nella gestione della crisi. Secondo le ordinanze finora emesse, molte di quelle morti avrebbero potuto essere evitate con un intervento tempestivo. "L''Europa ha espresso solidarietà alle comunità colpite. I miei pensieri sono rivolti alle famiglie e ai cari delle vittime, e a tutto il popolo spagnolo. Insieme, continuiamo a ricostruire", ha scritto su X in spagnolo la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.
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Tobarra: “Allarme tardivo e gestione della crisi inadeguata”
Le accuse contro la gestione della crisi sono numerose e pesanti. La risposta fu "inadeguata" e inefficiente. Il messaggio di allerta sui cellulari della popolazione arrivò troppo tardi, solo alle 20:11, oltre 12 ore dopo l'avviso meteo di "rischio estremo" di alluvioni lanciato dall'agenzia statale Aemet. Secondo l'istruttore, l'allarme fu "tardivo ed erroneo", perché fu lanciato dal governo di Carlos Mazon (Partido Popular) dopo oltre 15.000 richieste di soccorso sui centralini del 112, quando ormai la maggioranza delle vittime era già morta. E non raccomandava di mettersi al sicuro salendo ai piani alti: oltre cento cadaveri furono recuperati nei piani bassi degli edifici, molti in zone a rischio di inondazione, travolti dall'onda in piena di fango e detriti per le esondazioni del torrente Poyo o del fiume Magro, che sconvolsero interi comuni.
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La conta dei danni e le proteste contro il governatore Carlos Mazon
Intanto, un anno dopo la Dana, il governatore Mazon è sempre più al centro delle polemiche, accusato di aver minimizzato l'allarme meteo e di essere stato irreperibile, impegnato in un pranzo con una giornalista durato almeno 4 ore cruciali di quel drammatico 29 ottobre, mentre si consumava la tragedia. Non è formalmente indagato, in quanto coperto da immunità, e non ha risposto agli inviti della giudice Tobarra a dichiarare spontaneamente. Sotto inchiesta sono Salomé Pradas, l'ex assessore alla Giustizia a capo del Cecopi (il comitato tecnico di protezione civile) incaricata della gestione operativa delle emergenze e il suo ex numero 2, José Antonio Martinez, entrambi dimessisi. Il governo regionale aveva tentato di dare la responsabilità dei ritardi alle agenzie statali (Aemet e Confederazione idrografica del Tajo), sostenendo di non avere ricevuto informazioni in tempo reale sulla gravità della situazione. Tuttavia, i video rivelati di recente dal Cecopi dimostrano che le autorità erano ben informate già dalle 12.30. E demoliscono anche la tesi di Pradas di aver delegato la gestione della crisi ai tecnici.Le famiglie delle vittime e i cittadini continuano a chiedere giustiziae, al grido di 'ni oblio ni perdon', il 29 di ogni mese decine di migliaia di valenziani scendono in piazza per esigere le dimissioni di Mazon. La lotta per la verità e l'assunzione delle responsabilità politiche continua.
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