Crisi in Francia, Lecornu: “Stop a riforma pensioni”. Le Pen: “È chiaro che governo cadrà”

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Il premier incaricato dal presidente Macron ha promesso la sospensione della riforma delle pensioni fino alle prossime elezioni presidenziali, conquistando la ‘non sfiducia’ dei Socialisti. La leader del Rassemblement National però attacca: “Pensiamo che il voto sia il solo modo di uscire dalla crisi politica, è il senso delle istituzioni della quinta Repubblica. Come il generale de Gaulle, consideriamo che il popolo francese sia l'unico sovrano”

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Una manovra da 30 miliardi di euro, con 14 miliardi dall’aumento dei prelievi e 25 miliardi dal taglio della spesa pubblica, abbandonando nel mentre la contestata riforma previdenziale, fino alle elezioni presidenziali del 2027. È il terreno su cui si muove il premier francese incaricato Sébastien Lecornu, che dopo aver fallito il primo tentativo sta cercando di ottenere la fiducia per il suo secondo governo. Mentre l'Ue intima a Parigi di "garantire che la Francia continui a rispettare i propri impegni in linea con il piano strutturale fiscale a medio termine", la sospensione della riforma delle pensioni intanto strappa l'impegno del Partito socialista a non votare le mozioni di sfiducia presentate rispettivamente dalla sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon (La France Insoumise, LFI) e dall'estrema destra di Marine Le Pen (Rassemblement National, RN), che arrivano domani, 16 ottobre, all’Assemblée Nationale.

Le Pen: "Solo il voto per uscire dalla crisi"

Per Marine Le Pen, leader e capogruppo del Rassemblement National, il nuovo esecutivo francese “in ogni caso non potrà durare nel tempo perché non reggerà: è evidente”. Le Pen, il cui partito viene dato come strafavorito nei sondaggi in caso di nuove elezioni, ribadisce la sua condanna ai partiti d'Oltralpe che non sfiduciano l'attuale esecutivo di Lecornu e torna ad invocare il ritorno al voto: “Pensiamo che il voto sia il solo modo di uscire dalla crisi politica, è il senso delle istituzioni della quinta Repubblica. Come il generale de Gaulle, consideriamo che il popolo francese sia l'unico sovrano". Le Pen ha anche annunciato un piano di “contromanovra finanziaria” che il Rassemblement National intende presentare il "23 ottobre”. 

Faure, segretario Socialisti: “Proporrò tassa super-ricchi”

L’annuncio sulle pensioni di Lecornu non ha però lasciato indifferente il segretario del Partito socialista, Olivier Faure, che ha annunciato che non voterà le mozioni di censura del resto della sinistra contro il governo. Il leader ha poi dichiarato che i deputati del PS introdurranno nella manovra la "tassa Zucman", detta "sui super ricchi", con un emendamento. Parlando a BFM TV, Faure ha detto che "se la Zucman non sarà adottata, faremo tutta una serie di proposte che hanno nel mirino le grandi fortune, i grandi patrimoni e le grandi imprese". "Ovviamente noi voteremo contro", ha subito reagito Marine Le Pen, dal momento che la posizione del suo partito è sempre stata contraria a un provvedimento che "prende di mira i beni legati alla professione" e non "i patrimoni finanziari". La tassa ideata dall'economista Gabriel Zucman prevede un'imposizione straordinaria sull'1% della popolazione mondiale, i cosiddetti "super ricchi", pari all'1,3%. Alla Francia, secondo i calcoli, potrebbe portare nelle casse dello Stato fra i 15 e i 25 miliardi di euro.

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Royal: “Riforma pensioni è ingiusta, bene sospensione”

Sul tema delle pensioni è intervenuta anche l'ex ministra francese Ségolène Royal, che in un'intervista a La Stampa ha detto che “quella delle pensioni è una riforma ingiusta e la sua sospensione contribuirà al riappacificamento sociale". Royal ha osservato che il primo ministro designato Lecornu "è stato molto abile perché ha ascoltato le condizioni che gli sono state poste per non subire la sfiducia. Adesso i socialisti saranno attaccati a causa della loro linea, soprattutto dagli altri partiti di sinistra. Ma facendo un passo indietro per guardare la situazione nel complesso si capisce che sono stati molto responsabili, perché hanno chiesto solo la sospensione e non la cancellazione della riforma, oltre ad aver accantonato la proposta sulla tassa Zucman per i grandi patrimoni". A non dimostrare responsabilità per Royal sono stati "i Repubblicani: prima hanno fatto cadere Lecornu per delle ragioni secondarie, poi hanno fatto pressione per evitare la sospensione della riforma delle pensioni, senza voler nemmeno entrare nel governo". La destra "è molto più fratturata. I Repubblicani - sottolinea - sono profondamente divisi al loro interno, come dimostra il fatto che alcuni di loro volevano entrare nel governo di Lecornu al contrario di altri. Ci sono sempre state delle divergenze tra i partiti della sinistra, che alla fine riusciranno nuovamente ad unirsi perché il loro elettorato è profondamente favorevole ad un progetto federatore".

Cosa può succedere domani

Come detto, domani in Aula si voterà sulle mozioni di censura che vogliono affossare il governo: quella del Rassemblement National (Rn), che sarà sicuramente bocciata perché nessuno della gauche la voterà, e quella de La France Insoumise (Lfi), che invece raccoglierà anche i voti del partito di Marine Le Pen. Se i 69 deputati socialisti manterranno la compattezza mostrata ieri in aula e non sfiduceranno il governo, il Lecornu 2 resterà in piedi, anche se soltanto con una ventina di voti di margine. Restano sfumati anche i voti dei Républicains, partito ormai in implosione fra chi decide di fare il ministro nonostante le indicazioni dei vertici e una lotta per il potere fra Bruno Retailleau e Laurent Wauquiez, il primo a rischio di essere attirato in orbita da Le Pen, il secondo dai macroniani. Sembrano intenzionati a "non sfiduciare" il neo premier anche 9 deputati del gruppo dei "non iscritti".

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