Il primo ministro si era rivolto all'Assemblée Nationale chiedendo supporto per una legge di bilancio con tagli da 44 miliardi: "Il Paese non cresce più, stiamo sacrificando i giovani". Con 364 voti contrari (e solo 194 a favore), si va verso una nuova crisi politica. Per scongiurare lo scioglimento del Parlamento ed elezioni anticipate, il presidente Macron nominerà un successore "nei prossimi giorni"
Cade un altro governo in Francia: l’Assemblée Nationale ha sfiduciato François Bayrou, in carica da 9 mesi, aprendo le porte a una nuova crisi politica. Il premier, che domani 9 settembre presenterà le dimissioni al presidente Macron, aveva chiesto la fiducia in vista della prossima legge finanziaria, per cui prevedeva 44 miliardi di euro di tagli alla spesa pubblica, nell'ottica di riportare il deficit al 3% entro il 2029. Il Parlamento, come si dava per scontato, ha deciso di non avvallare i suoi piani di austerità: 194 voti a favore, 364 contrari. “Ho voluto io questa prova, il rischio più grande sarebbe stato non correre rischi. Per la Francia non è una questione politica, ma una questione storica. La sottomissione al debito è come la sottomissione militare. Sottomessi dalle armi o dai creditori, in entrambi i casi perdiamo la nostra libertà", ha detto Bayrou. Le opposizioni chiedono lo scioglimento del Parlamento, ma Macron ha già deciso: nominerà un successore "nei prossimi giorni". Sarebbe il quinto premier in tre anni.
Bayrou: "La Francia è una magnifica cattedrale da ricostruire"
Bayrou ha parlato dello squilibrio dei sistemi pensionistici, delle difficoltà demografiche e del mercato immobiliare, di un calo di produzione che va avanti "fin dall'anno 2000", di un problema di "educazione" che fa fatica a formare i giovani, di una scuola che non garantisce "l'eguaglianza delle possibilità" per tutti. E poi ha menzionato l’emergenza climatica, i problemi di sicurezza, di migrazioni e di integrazione, di squilibri fra grandi città e "deserti rurali". La Francia, ha detto, si presenta oggi come una “magnifica cattedrale da ricostruire”, ma tutte le questioni citate “sono oggi condizionate alla capacità di controllare le nostre spese e al sovraindebitamento”.
"La riduzione del debito è un'urgenza vitale per la Francia"
“Ogni anno spendiamo risorse più alte di quello precedente e più di ciò che guadagniamo. La Francia non ha un bilancio in pareggio da 51 anni. Abbiamo preso l’abitudine di finanziare la spesa a credito dagli istituti bancari. Ogni euro di deficit è un euro di debito supplementare e questa situazione ci ha portato a 3.415 miliardi di debito. La sua riduzione è una questione di urgenza vitale”, ha detto Bayoru ricordando le difficoltà degli ultimi anni, dalla crisi dei mutui subprime alla guerra in Ucraina e il Covid-19. Poi ha fornito le cifre "concrete" per capire l'entità del problema: "Ogni anno la Francia, produce debito per un totale di 50 miliardi di euro circa. A fronte di questi 50 miliardi, nel 2020 le annualità che dovevamo versare rappresentavano circa 30 miliardi all'anno. Nel 2024 erano salite a 60 miliardi, quest'anno a 67 miliardi. E alla fine del decennio, secondo la Corte dei Conti, a 107 miliardi".
"I giovani non hanno futuro, li stiamo gettando nella schiavitù"
Bayrou ha spinto molto sul peso del debito per i giovani francesi. “Abbiamo rotto il contratto sociale con le prossime generazioni, li stiamo gettando nella schiavitù a causa del nostro debito. I giovani non vedono un futuro, è intollerabile dal punto di vista civico e morale. La popolazione più anziana deve prendere sulle proprie spalle la responsabilità nei confronti dei giovani”, ha evidenziato.
L'attacco alle opposizioni
Il premier ha anche attaccato le opposizioni. "Gli uni dicono, 'sono gli immigrati che bisogna tassare, sono gli stanieri che sono la causa di tutto'. Oppure, la variante è che è colpa dell'Europa", ha detto riferendosi alla destra. All'inverso, a sinistra, "l'altro discorso è che bisogna far pagare il debito ai ricchi".
Il voto in aula: male anche i voti della coalizione di governo
Sulla finanziaria di Bayrou tutta la sinistra e l'estrema destra avevano già messo un veto assoluto, senza discussioni, da tempo. I socialisti hanno votato contro la fiducia, dicendosi pronti a governare con "la sinistra e gli ecologisti". Per il Rassemblement National sciogliere il Parlamento "non è un'opzione, ma un obbligo", ha detto Marine Le Pen. "È una pratica curiosa, in effetti, ostentare i debiti di cui si è contabili, i deficit di cui si è responsabili, il crollo generale di cui siete colpevoli, nel tentativo di ottenere la fiducia del Parlamento", ha aggiunto. Male anche i voti a favore di Bayrou nella coalizione della maggioranza: erano stati calcolati alla vigilia in 220, mentre soltanto 194 di quelli previsti sono stati depositati nell'urna. I Républicains si sono inaspettatamente spaccati in una diatriba interna: Laurent Wauquiez, il capo dei deputati, rivale del segretario e ministro dell'Interno Bruno Retailleau, ha dato "libertà di voto" ai suoi.
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"Bayrou è caduto. Vittoria e sollievo popolare. Macron è ormai in prima linea di fronte al popolo. Anche lui se ne deve andare", ha scritto il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, su X. Gli "Insoumis" avevano annunciato nei giorni scorsi di voler presentare, già da domani, una mozione per la destituzione del capo dello stato.
Bardella: "Il cambiamento non aspetta"
"La pagina del governo Bayrou è ormai voltata. . Il cambiamento non aspetta. Parliamo del futuro del Paese!", ha invece detto il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, in un messaggio pubblicato sui suoi social.