Modello Corea o Cisgiordania? I possibili scenari per la pace in Ucraina

Mondo
©Getty

Introduzione

Il nodo dei territori approda al vertice di Ferragosto ad Anchorage, Alaska, tra il presidente americano Donald Trump e l'omologo russo Vladimir Putin. La futura gestione delle 5 regioni contese potrebbe risultare determinante per giungere ad una tregua e mettere fine ad oltre 3 anni e mezzo di conflitto tra Mosca e Kiev.

Quello che devi sapere

La situazione di partenza

Dall'inizio dell'invasione, nel febbraio 2022, il fronte di guerra si è spostato progressivamente verso il Donbass, ad est, nelle regioni di Donetsk e Lugansk, quest'ultima oggi interamente occupata dai russi. Ad essere contese sono anche le regioni di Kherson e Zaporizhzhia dove però nessuno dei due eserciti è riuscito a sfondare la linea nemica. Mosca può invece rivendicare il pieno controllo sulla Crimea, penisola affacciata sul Mar Nero trasferita nel 1954, ai tempi dell'Unione Sovietica, da Nikita Krusciov alla repubblica socialistica sovietica ucraina e riannessa unilateralmente dal Cremlino nel 2014.

 

Per approfondire: Vertice Trump-Putin nella base Elmendorf-Richardson, com’è fatta e perché è strategica

La situazione di partenza

La soluzione coreana

Per giungere alla cessazione delle ostilità serve dunque un accordo tra le parti sia dal punto di vista politico sia da quello legale. Ma come? Negli ultimi giorni prendono quota due possibili soluzioni che hanno trovato applicazione in altre regioni instabili del mondo. Di "soluzione coreana" ha parlato in un'intervista al Times Keith Kellog, inviato speciale della Casa Bianca, che tuttavia non farà parte della delegazione in arrivo ad Anchorage.

pubblicità

Linea di confine congelata

Ipotizzando un via libera a questa soluzione, il confine che contrappone oggi i due eserciti verrebbe sostanzialmente congelato, sulla falsa riga del 38° parallelo che dal 1953 divide la penisola coreana in due Stati distinti: la Repubblica democratica di Corea, a nord, e la Repubblica di Corea, a sud. Dopo la sanguinosa guerra, combattuta tra il 1950 e il 1953, le due parti hanno accettato l'armistizio con la de-militarizzazione del confine in assenza di un trattato di pace mai firmato.

L'amistizio di Panmunjeom del 1953

L'armistizio di Panmunjeom ha dato vita ad una linea di demarcazione militare e una zona demilitarizzata larga circa 4 chilometri e lunga circa 250, a copertura dell'intera penisola. Da allora la striscia di territorio che separa Seul e Pyongang è una delle zone più presidiate del mondo e ha visto alternarsi momenti di tensione e di dialogo, come lo storico incontro dell'aprile 2018 tra Moon Jae-in e Kim Jong-Un.

pubblicità

La gestione della sicurezza

Secondo l'idea attribuita dalla stampa britannica a Kellog, l'Ucraina si troverebbe sostanzialmente divisa in tre parti con le regioni occidentali e meridionali amministrate dalle forze di sicurezza di Kiev insieme a un contingente di "volenterosi", la coalizione lanciata nei mesi scorsi da Regno Unito e Francia. Oltre alla capitale, la tutela riguarderebbe altre importanti città come Leopoli e Odessa. All'esercito ucraino verrebbe invece affidata la gestione autonoma del territorio ad est del fiume Dnipro fino ad una zona demilitarizzata "cuscinetto" con le regioni occupate rimaste sotto controllo russo.

Il nodo del riconoscimento legale

A spingere per la "soluzione coreana" sono soprattutto i "volenterosi", a partire dal cancelliere tedesco, Friedrich Merz, che nell'incontro del 13 agosto a Berlino con il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, ha ribadito la necessità di giungere a un "congelamento" dell'attuale confine. Tale soluzione potrebbe essere accettata anche dal governo d Kiev che non sarebbe così costretto a riconoscere formalmente la cessione dei territori senza prima aver indetto una consultazione popolare come previsto dalla Costituzione.

pubblicità

Cosa prevede il modello Cisgiordania

Sempre il Times ha fatto emergere negli ultimi giorni l'ipotesi di stabilire un meccanismo che regola la Cisgiordania, territorio compreso tra Israele e Giordania dove risiede in maggioranza la popolazione palestinese. Dalla Guerra dei Sei Giorni, nel 1967, Israele occupa militarmente l'intera regione nonostante la mancanza di un riconoscimento internazionale.

Governatore ed economia dipendente da Mosca

Stando a questa seconda ipotesi, le regioni attualmente in mano russa verrebbero amministrate da un governatore con l'economia ancorata non più a Kiev ma a Mosca. In questo modo, l'Ucraina non dovrebbe rinunciare "formalmente" alla sovranità su quei territori e passare, anche in questo caso, dall'approvazione di un referendum condotto fra l'intera popolazione nazionale (incluse le regioni occupate). Secondo fonti vicine al Consiglio di sicurezza nazionale di Washington, i negoziatori russi e americani hanno discusso concretamente di questa opzione durante la recente missione a Mosca dell'inviato di Trump, Steve Witkoff.

pubblicità

La rivendicazione della Russia

Occorre ricordare che il Cremlino rivendica il possesso di tutte e cinque le regioni "per ragioni storiche": già nel settembre 2022 ha dato il via libera all'annessione costituzionale - non riconosciuta dalla comunità internazionale - come parti integranti della Federazione.

Finlandizzazione dell'Ucraina?

Spunta infine una terza ipotesi, la possibilità di "finlandizzare" l'Ucraina, ossia di renderla neutrale in modo permanente come avvenuto per Helsinki dopo la Seconda guerra mondiale. Una soluzione, suggerita a suo tempo dall'ex segretario di Stato, Henry Kissinger, considerata però una concessione troppo esplicita alla Russia che invoca l'esclusione legale di Kiev dall'adesione alla Nato.

 

Per approfondire: L'ex presidente ucraino Petro Poroshenko a Sky TG24: "Trump vuole pace, Putin caos"

pubblicità