Introduzione
L’Unione europea, ma non solo: dal Brasile alla Corea del Sud, fino al Regno Unito, i dazi americani coinvolgono molti Paesi in tutti il mondo, con tariffe diverse a seconda degli accordi commerciali stipulati dal presidente Donald Trump. Ecco come cambiano le intese, e le cifre, a seconda che il tycoon abbia trattato con Bruxelles, Londra o Tokyo
Quello che devi sapere
Unione Europea
A fine luglio, in Scozia, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e Donald Trump hanno raggiunto l’accordo sui dazi per una tariffa al 15%. I dettagli sono ancora in via di definizione ma, secondo quanto emerso, "l'Ue effettuerà 600 miliardi di investimenti negli Usa e ci acquisterà 750 miliardi di energia”. Il settore dell'auto è stato incluso nella tariffa del 15%. Sui cosiddetti "prodotti strategici" la tariffa sarà dello 0%.
Per approfondire:
Regno Unito
Il Regno Unito è stato il primo Paese a raggiungere un accordo commerciale con gli Stati Uniti, accettando un dazio aggiuntivo del 10% che riguarda anche le prime 100mila auto esportate negli Usa. L’acciaio britannico gode invece di un privilegio perché è colpito da una tariffa del 25%, dimezzata rispetto a quella imposta dagli Usa al resto del mondo: il valore dell’export è però attualmente modesto, nell’ordine dei 500 milioni.
Canada
Il Canada ha ricevuto nelle settimane scorse una lettera di Trump: nel documento, per giustificare l’applicazione dei dazi al 35%, il presidente ha citato più volte il fatto che dal confine canadese entrerebbe negli Stati Uniti il Fentanyl, cioè la droga sintetica che ha creato una vera emergenza sanitaria negli Usa.
Messico
Anche per il Messico Trump ha citato il Fentanyl e, a metà luglio, con una lettera indirizzata alla presidente messicana Claudia Sheinbaum, ha annunciato dazi al 30% a partire dall'1 agosto.
Brasile
Trump, il 30 luglio, ha firmato una misura per imporre dazi del 50% sui prodotti del Brasile. Prevista, però, una lunga lista di eccezioni che risparmia molte delle principali voci dell'export del Paese sudamericano verso Washington. Non saranno colpiti dalle nuove tariffe gli aerei civili, i motori, i pezzi di ricambio, i simulatori di volo, così come veicoli leggeri, camion e i relativi componenti. Il settore energetico è tra i maggiori beneficiari: greggio, gas naturale, carbone, lubrificanti, paraffina e persino energia elettrica resteranno fuori dall'aumento. Esclusi anche prodotti agricoli e forestali come succo e polpa d'arancia, noci brasiliane, legname tropicale, polpa di legno, e materiali industriali strategici come ghisa, silicio, alluminio, oro, argento, ferronickel e ferroniobio. Infine, i beni già in transito verso gli Stati Uniti prima dell'entrata in vigore del decreto, purché arrivino entro il 5 ottobre, non saranno soggetti al nuovo dazio.
Giappone
Il Giappone ha concordato con la Casa Bianca un dazio generalizzato del 15%. Tokyo è uno dei principali partner commerciali degli Stati Uniti, dove esporta merci per oltre 140 miliardi di dollari. Un quarto della somma è frutto del settore auto.
Corea del Sud
Il 31 luglio Trump ha annunciato un "accordo commerciale completo" con la Corea del Sud. L'intesa prevede dazi al 15% per Seul e zero per gli Usa, apertura del mercato sudcoreano a prodotti americani come "automobili, camion, prodotti agricoli etc", 350 miliardi di investimenti sudcoreani "controllati" dagli Usa e "selezionati" dal tycoon, oltre a 100 miliardi "di gnl o altri prodotti energetici". Seul inoltre "ha accettato di investire un'ingente somma di denaro per i propri investimenti" che sarà annunciata entro le prossime due settimane.
Taiwan
Taiwan al momento si trova ad affrontare un dazio del 32% e possibili nuove tariffe sui semiconduttori, che rappresentano un motore chiave dell'economia dell'isola.
Vietnam
Minacciato inizialmente di un dazio del 46%, il Vietnam ha successivamente accettato una tariffa del 20%. Da ricordare che, negli anni, il Paese asiatico è diventato il centro produttivo di diversi marchi statunitensi, fra cui Apple e Nike.
India
Il 30 luglio Trump ha deciso di imporre sull'India dazi del 25%, sottolineando che gli Stati Uniti hanno "un grosso deficit" con il Paese. "Sebbene l'India sia nostra amica, nel corso degli anni abbiamo fatto relativamente pochi affari con loro perché i loro dazi sono troppo alti, tra i più alti al mondo, e hanno le barriere commerciali più rigide e odiose di qualsiasi altro Paese", ha scritto accusando New Delhi di acquistare energie e armi dalla Russia "in un momento in cui tutto vogliono che cessi la guerra in Ucraina". In una nota, l'India ha ricordato di essere impegnata "da vari mesi in negoziati che mirano a raggiungere un accordo bilaterale corretto" e ha riconfermato il suo "impegno in questa direzione".
Per approfondire:
La rubrica di Carlo Cottarelli su Insider: Cosa non torna dell'accordo sui dazi: tre punti che non coincidono