
Il presidente Usa gela la diplomazia europea e dice che solo gli Stati Uniti possono trattare con Teheran. In parallelo, Tel Aviv intensifica gli attacchi e Washington si prepara a uno scenario più duro. I riferimenti del tycoon alle “due settimane” alimentano incertezza su tempi e intenzioni reali. Intanto gli Usa ritirano mezzi da basi in Qatar e Bahrein per proteggerli da eventuali attacchi
Donald Trump continua a temporeggiare sull'Iran, convocando di nuovo il Consiglio per la sicurezza nazionale, questa volta nello Studio Ovale, nel giorno in cui l’Europa prova a riaprire i canali con Teheran. A Ginevra si è svolto un delicato tentativo di mediazione tra l'Europa e la Repubblica islamica in parallelo a un acceso confronto diplomatico tra Israele e Iran all’Onu. L’iniziativa del Vecchio Continente si è svolta in coordinamento con Washington, ma il presidente americano sembra frenare: subito dopo il primo round di colloqui in Svizzera, interviene minando lo sforzo degli alleati.
"L'Europa non è utile": Trump frena sugli sforzi diplomatici
"L'Iran non vuole parlare con l'Europa, vogliono parlare con noi, l'Europa non sarà in grado di essere utile in questo", ha detto ai reporter dal New Jersey, dove avrà una cena Maga per tentare di spegnere la rivolta della sua base contro un possibile intervento in Iran. Il tycoon ha scartato anche l'ipotesi di chiedere a Israele di fermare gli attacchi aerei per continuare i negoziati: "Molto difficile fare questa richiesta ora, è più difficile farlo quando qualcuno sta vincendo che non quando uno sta perdendo, ma siamo pronti, desiderosi e capaci, abbiamo parlato con gli iraniani e vedremo cosa succede". Quindi, smentendo la capa degli 007 Usa Tulsi Gabbard ("sbaglia"), ha avvisato che Teheran è a "settimane o mesi" dalla bomba atomica e che ha concesso agli iraniani due settimane come tempo "massimo" per decidere se negoziare o meno", anche se ha precisato che "l'ultima cosa da fare è mandare truppe di terra".

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La minaccia atomica e il tempo delle “due settimane”
Ma il New York Times ha ricordato come "due settimane" sia un pò il "numero magico" del tycoon, che ha usato la stessa unità di tempo in varie occasioni: dai dazi a TikTok, dalla legge di bilancio al banco di prova finale sull'affidabilità di Vladimir Putin. Può voler dire "tutto e niente", scrive il quotidiano, "non sono un'unità di tempo oggettiva, ma soggettiva. È completamente slegata da qualsiasi senso cronologico. Significa semplicemente 'più tardi'. Ma 'più tardi' può anche significare 'mai'". Questa volta però le due settimane potrebbero aderire di più alle circostanze. Da un lato per tenere aperto un tavolo negoziale con l'Iran che eviti una guerra dalle conseguenze imprevedibili per tutti: a partire dagli Usa, dove aleggia ancora lo spettro dell'Iraq. L'obiettivo però è cancellare le potenzialità atomiche dell'Iran, come ha lasciato nuovamente intendere il presidente postando il commento dell'anchor di Fox News Sean Hannity, secondo cui "l'impianto nucleare di Fordow scomparirà in un modo o nell'altro". Dall'altra, per vedere cosa Israele riesce a fare da sola in questo lasso di tempo, dopo il quale rischia di esaurire i missili intercettori: senza urgenti rifornimenti americani, secondo alcuni esperti, può tenere la sua postura difensiva solo per altri 10-12 giorni.

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Il ritiro strategico degli aerei e delle navi Usa
Intanto, come risulta da varie immagini satellitari, decine di aerei da guerra americani sono spariti dalla base aerea di Al Udeid, alle porte di Doha, in Qatar, il quartier generale avanzato del Comando Centrale dell'esercito statunitense. Di solito, la base è piena di aerei da trasporto, jet da combattimento e droni. Anche le navi della base della Quinta Flotta della Marina Militare Usa in Bahrein sono state portate via. Si tratterebbe di una mossa per garantire che gli aerei e le navi da combattimento non vengano distrutti in caso di attacco, in una regione dove gli Usa hanno 40 mila soldati.

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Allarme Aiea e duello all’Onu tra Israele e Iran
L'evoluzione della situazione è stata esaminata nella riunione del team di sicurezza della Casa Bianca, durata due ore. Contemporaneamente, al Consiglio di Sicurezza dell'Onu si consumava lo scontro tra Israele e Iran, mentre il direttore dell'Aiea Rafael Grossi ammoniva sui rischi di fughe radioattive o addirittura di un disastro nucleare se fosse colpita la centrale di Bushehr. E sosteneva la via diplomatica assicurando che l'agenzia delle Nazioni Unite "può garantire, attraverso un sistema di ispezioni inconfutabili, che Teheran non sviluppi armi nucleari".

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L’appello di Guterres e l’avvertimento Usa a Teheran
Il segretario generale dell'Onu António Guterres ha lanciato un appello a tutte le parti per "dare una chance alla pace", ma i rappresentanti dei due Paesi contendenti si sono scambiati solo pesanti accuse reciproche. Russia e Cina si sono schierate contro Israele, gli Usa contro Teheran, ma rilanciando la finestra per i negoziati: "non è troppo tardi perché l'Iran faccia la cosa giusta. Il presidente Donald Trump è stato chiaro negli ultimi giorni sul fatto che la leadership di Teheran deve abbandonare completamente il programma di arricchimento nucleare e ogni aspirazione ad acquisire un'arma atomica", ha avvisato l'ambasciatrice americana ad interim all'Onu, Dorothy Shea.
