Introduzione
Quando si parla di Conclave e cardinali, l’immaginario collettivo si popola subito di vesti rosse, anelli d’oro e processioni solenni nella Cappella Sistina (LA DIRETTA DEL CONCLAVE). Eppure, non è raro vedere porporati – anche nei giorni del Conclave – vestiti con abiti neri o viola. Ma chi sono davvero quei cardinali che non indossano il tradizionale rosso? E cosa significa questa variazione? Esiste nella Chiesa un codice sartoriale ecclesiastico: i colori delle vesti aiutano a distinguere il ruolo di ciascun religioso. Ma nel Conclave non tutti i cardinali indossano la classica veste rossa. Alcuni, appartenenti ai riti orientali cattolici o a ordini religiosi, si distinguono anche visivamente per le loro tradizioni liturgiche. Più in generale, il rosso, inconfondibile, è prerogativa dei cardinali durante le celebrazioni ufficiali; il viola – più precisamente paonazzo – contraddistingue invece vescovi e arcivescovi. Si tratta di codificazioni antiche, che nella liturgia cattolica hanno un forte significato simbolico, anche se non mancano, come detto, le eccezioni legate a usanze locali o a specifiche diocesi
Quello che devi sapere
Il rosso cardinalizio: la porpora del martirio
Il colore distintivo del cardinale è da sempre il rosso scarlatto, comunemente chiamato anche “porpora”. Questo colore non è solo un segno di dignità ecclesiastica, ma richiama simbolicamente il martirio: la disponibilità del cardinale a dare la vita per la fede e per la Chiesa. Durante il conclave, il rosso è presente in diversi elementi: la veste corale, utilizzata nelle cerimonie solenni, la zucchetta (copricapo), la mucetta e la mozzetta (mantelline corte), la cappa magna, in rare occasioni di particolare solennità. Durante le celebrazioni si nota con evidenza la disposizione gerarchica: i cardinali in rosso occupano le prime file, seguiti dai vescovi e, più indietro, da altri religiosi. Alcuni indossano la fascia o la cotta in alternativa alla mozzetta
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Un collegio cardinalizio dalla veste multicolore
Come spiegato, il Collegio dei Cardinali riflette la diversità della Chiesa cattolica non solo nei continenti rappresentati, nelle lingue parlate e nelle culture di origine, ma anche in un dettaglio immediatamente visibile: l’abito liturgico. Secondo quanto stabilito dall’Ordo Rituum Conclavis e ribadito dalla Notificazione ufficiale del Vaticano per il Conclave 2025, ci sono eccezioni importanti:
I cardinali di rito latino indossano la consueta veste rossa
I cardinali delle Chiese Orientali cattoliche portano invece l’abito corale proprio del loro rito, che può variare nei colori e nelle forme (ad esempio, tuniche nere con mantelli broccati, cappucci o copricapi tipici come il kamilavkion)
- Alcuni cardinali religiosi, come i francescani o i domenicani, mantengono l’abito del loro ordine, con il permesso della Santa Sede. In questi casi, si vedranno vesti bianche, grigie o marroni, spesso senza alcun elemento rosso
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I colori della Curia romana e degli ordini religiosi
La varietà di abiti è ancora più ampia nella Curia romana: qui, i prelati non portano mozzetta né zucchetto, ma indossano la mantelletta lunga e una berretta nera con fiocco viola. I sacerdoti semplici, invece, si presentano con talare nera e cotta bianca. Infine, anche gli ordini religiosi contribuiscono alla varietà visiva delle giornate vaticane. Monaci e frati portano abiti neri o grigi, il cui taglio varia a seconda della congregazione di appartenenza. Le religiose, invece, si distinguono per i veli e le vesti che spaziano dal bianco al nero, sempre in armonia con la regola dell’ordine cui appartengono
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L’abito talare: il nero bordato di rosso
Nelle occasioni pubbliche non liturgiche, i cardinali latini possono indossare l’abito talare o abito piano: una tonaca nera con bordature rosse, abbinata a una fascia rossa. È la versione "ordinaria" dell'abito cardinalizio, utilizzata per udienze, incontri o preghiera privata. Durante il Conclave, è frequente vedere i cardinali vestiti così nei momenti di transizione tra le votazioni o nelle fasi non cerimoniali
Il viola liturgico: tempo di penitenza
Il viola, colore liturgico della penitenza, può comparire durante il conclave in alcune messe e celebrazioni: per la Messa “Pro Eligendo Papa”, se si svolge in tempo di Quaresima, nelle celebrazioni penitenziali, in altri momenti previsti dal calendario liturgico. In questi casi, anche i cardinali indossano paramenti liturgici viola, indipendentemente dal loro abito ordinario
Il bianco: quasi totalmente assente
Nel contesto del Conclave, solo il bianco resta assente, almeno fino all’Habemus Papam. È infatti il colore riservato esclusivamente al Papa. Appena eletto, il nuovo Pontefice abbandona la porpora e indossa subito la veste bianca, segno di purezza, pace e guida spirituale
Un arcobaleno di colori per una Chiesa universale
Nel Conclave, quindi i colori non sono solo estetica: raccontano storie, identità, spiritualità.Il rosso parla di martirio e responsabilità. Il nero bordato di rosso suggerisce sobrietà. Il viola ricorda l’attesa e la penitenza. Gli abiti orientali e religiosi esprimono la pluralità dei riti e dei carismi. E il bianco del Papa chiude il cerchio, come simbolo di unità
Un conclave globale come mai prima
In questi giorni, infatti, piazza San Pietro e il Vaticano si presentano come un palcoscenico ricco di colori e di simbolismi, animato da un gran numero di esponenti del clero giunti da ogni parte del mondo. I 133 cardinali elettori in Conclave per scegliere il 267/o Pontefice provengono da 70 diversi Paesi dei cinque continenti. Nella Cappella Sistina si sono riuniti 52 cardinali europei, 37 americani (16 dell'America del Nord, 4 dell'America Centrale, 17 dell'America del Sud), 23 asiatici, 17 africani e 4 oceaniani. In totale gli elettori sarebbero 135, ma le presenze del Conclave tengono conto dei forfait per malattia dello spagnolo Antonio Cañizares Llovera e del kenyano John Njue. Nel chiuso del Conclave è quindi rappresentato il mondo intero: in particolare, 16 nazioni dell'Africa, 15 dell'America, 17 dell'Asia, 18 dell'Europa e quattro dell'Oceania. Si tratta dell'elezione papale più affollata e internazionale di sempre, frutto della politica 'decentratrice' di Francesco in tutto il suo pontificato, di nominare sempre più cardinali dalle Chiese di frontiera e dalle "periferie" del mondo cattolico. Ecco quindi che per la prima volta hanno cardinali elettori autoctoni 12 Stati: Haiti, Capo Verde, la Repubblica Centrafricana, Papua Nuova Guinea, la Malesia, la Svezia, il Lussemburgo, Timor Est, Singapore, il Paraguay, il Sud Sudan e la Serbia
Per approfondire: Il Conclave, lo speciale di Sky TG24