
La bozza della risoluzione parlamentare che autorizza il governo ad avviare la procedura di uscita sarebbe già pronta. L'annuncio arriva nel giorno della visita nel Paese del premier israeliano, su cui pende il mandato d'arresto della Cpi
"L'Ungheria uscirà dalla Corte penale internazionale. Il ministro Gergely Gulyás ha annunciato che il governo ha deciso di ritirarsi dalla Cpi". A dare l'annuncio, su X, il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs. "Il processo di ritiro inizierà in linea con gli obblighi giuridici costituzionali e internazionali dell'Ungheria", ha aggiunto. La bozza della risoluzione parlamentare che autorizza il governo ad avviare la procedura di uscita sarebbe già pronta.
L'annuncio giunge in concomitanza con l'arrivo a Budapest di Netanyahu, nei cui confronti la Cpi ha spiccato un mandato di arresto per crimini di guerra e contro l'umanità. Il premier israeliano in conferenza stampa con Orban ha definito "coraggiosa e di principio" la decisione ungherese di ritirarsi dalla Corte che ha definito "un'organizzazione corrotta" alla quale bisogna opporsi. L'Ungheria è il primo Stato membro dell'Ue a ospitare il premier, senza fare seguito alla decisione della Corte.
Il ministro Gulyas: "Cpi un organismo politico"
La Cpi "è stata un'iniziativa rispettabile", ha dichiarato il ministro Gulyás in conferenza stampa, ma negli ultimi tempi è diventata "un organismo politico", e l'incriminazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ne è "l'esempio più triste, ha aggiunto". Il ministro ha sottolineato che il governo ritiene tutto ciò inaccettabile e pertanto ha deciso di uscire dalla Cpi. Il ministro ha parlato di "serie preoccupazioni" emerse a livello internazionale in merito alle attività della Cpi negli ultimi tempi, ricordando che gli Stati Uniti, la Cina e la Turchia non hanno mai fatto parte della Cpi e che il Congresso degli Stati Uniti ha deciso di sanzionare i giudici della Corte. Le attività della Cpi, ha proseguito Gulyás, si sono "allontanate dal suo scopo originario" e poiché "la politica è diventata un tribunale", l'Ungheria non desidera più farne parte.
L'invito di Orban
Con la visita - voluta dal primo ministro ungherese Viktor Orban - Netanyahu ha sfidato il mandato d’arresto emesso proprio dalla Cpi per i crimini di guerra commessi nella Striscia di Gaza. L’invito al premier israeliano era arrivato lo scorso novembre, il giorno seguente all’emissione del mandato di cattura della Corte. Orban ha assicurato, infatti, che non avrebbe dato seguito alla cosa, affermando già allora che la decisione della Cpi "interviene in un conflitto in corso, per scopi politici". L’organo di giustizia internazionale ha ribadito che l’Ungheria ha "l'obbligo giuridico" e la "responsabilità nei confronti degli altri Stati" di far rispettare le decisioni della corte.

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La reazione europea
La portavoce della Commissione Ue Anitta Hipper ha però sottolineato come l’Europa “non sia a conoscenza di alcuna notifica formale che l'Ungheria abbia chiesto di ritirarsi". Hipper ha poi ribadito l’impegno europeo nel collaborare con la Cpi “anche nel quadro del nostro accordo di cooperazione e assistenza".