
Ieri sera raggiunto l’accordo parziale sul piano di riarmo. L'accordo sulla difesa c'è ma non sul debito e sugli strumenti per finanziare l'aumento delle spese. Il dossier, di fatto, slitta al summit di giugno, dopo il vertice Nato. Il presidente francese: “L'Unione ritroverà la sua piena indipendenza in 5 anni”
Prosegue oggi a Bruxelles il Consiglio europeo iniziato ieri. I leader dell’Ue, nel primo giorno di vertice, hanno adottato le conclusioni su competitività, migrazioni e difesa. La Commissione Europea ha presentato il piano sulla difesa - il Libro Bianco con 'l'orizzonte 2030', da una parte, e il ReArm Europe dall'altra - e i 27, per la prima volta, hanno potuto discutere sul tema con le carte sul tavolo. Oggi il presidente francese Macron ha scritto su X: ''Abbiamo ormai una strategia per riarmare pienamente l'Europa, riequipaggiarci, ritrovare pienamente la nostra indipendenza nei cinque anni a venire''. Poi ha confermato un nuovo vertice della coalizione dei volenterosi sull'Ucraina per giovedì prossimo a Parigi
Le conclusioni su difesa e migrazioni
"Il Consiglio Europeo invita ad accelerare i lavori su tutti i fronti per aumentare in modo decisivo la prontezza di difesa dell'Europa entro i prossimi cinque anni”, si legge nelle conclusioni del vertice Ue. I leader inoltre invitano "il Consiglio e i colegislatori a portare avanti rapidamente i lavori sulle recenti proposte della Commissione" e "ad avviare con urgenza l'attuazione delle azioni individuate nelle sue conclusioni del 6 marzo 2025 nel campo delle capacità e a proseguire i lavori sulle relative opzioni di finanziamento”. Il negoziato quindi entra nel vivo.
Cosa succede ora
La roadmap prevede di chiudere la partita al Consiglio Europeo di giugno, fissato in calendario subito dopo al summit della Nato in Olanda, dove gli alleati saranno chiamati ad aumentare i target di spesa - si parla di almeno il 3% - sotto l'impulso energico di Donald Trump. Alcune tappe previste dal ReArm Europe (ad esempio l'attivazione delle deroghe al Patto di stabilità sulle spese in sicurezza) dovrebbero avvenire ben prima. Ma non c'è, al momento, una lista chiara di chi attiverà per certo la clausola e chi no, solo indizi (la Germania senz'altro, l'Olanda forse no, i Paesi ad alto debito come Italia e Francia sono in bilico).

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La norma sul “buy European"
L'altro aspetto spinoso è la norma sul 'buy European', fortemente voluta dalla Francia per dare impulso all'industria blustellata. Le posizioni sono articolate, fra chi vorrebbe una catena del valore più aperta, che magari includa anche gli Usa, dopo aver avuto accesso al fondo da 150 miliardi - battezzato Safe - ideato per incoraggiare gli appalti congiunti, specie sui grandi progetti d'interesse collettivo come la difesa aerea, i missili a lungo raggio, gli aerei cargo, il cyber o lo spazio. A cornice generale, il grande tema dei finanziamenti col derby tra favorevoli agli eurobond e i contrari. Ora non c'è nulla sul debito comune ma, si puntualizza, il piano sulla difesa presentato ai leader da Ursula von der Leyen è da intendersi come "un primo passo”.
