Ucraina, Starmer evoca “coalizione di volenterosi”. Cosa significa e il precedente famoso

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Introduzione

Dal vertice di Londra sulla guerra in Ucraina, che si è tenuto nella capitale britannica domenica 2 marzo, è emersa l’idea di una pace "giusta" di cui l'Europa - o almeno "una coalizione di volenterosi" europei - è disposta ad assumersi "il grosso del peso”, a patto di ritrovare l'appoggio degli Usa anche nella nuova era di Donald Trump. Ma di cosa si parla con questa definizione? Quali gli obiettivi? E in quale precedente storico si è già utilizzata questa formula?

Quello che devi sapere

Le parole di Starmer

  • Il premier britannico Keir Starmer ha evocato un piano per "una pace duratura e giusta" per l'Ucraina, indicando gli Usa come partner "indispensabile" e dicendosi "d'accordo con Donald Trump" sull'obiettivo di far finire la guerra. Nello stesso tempo ha annunciato quattro impegni europei emersi dal vertice di Londra: consolidare la posizione dell'Ucraina (attraverso il rilancio degli aiuti militari e il mantenimento della pressione economica su Mosca); arrivare a un cessate il fuoco che sia precondizione di una pace "giusta e duratura"; tutelare "la sovranità" del Paese invaso; delineare uno schema di garanzie adeguate per la sicurezza di Kiev tale da esprimere un credibile potenziale dissuasivo verso la Russia. Questo anche grazie a "una coalizione di volenterosi" da schierare sul terreno nel momento di un accordo.

Per approfondire: Vertice Londra su Ucraina, Macron: “Con Starmer proposta tregua di un mese”

La coalizione di volenterosi

  • Starmer, a conclusione del vertice euroatlantico londinese, ha parlato di un aumento delle spese militari europee, sull'esempio dei passi intrapresi dal Regno Unito sotto il suo governo, e ha insistito sull'iniziativa verso un piano di cessazione delle ostilità in Ucraina guidato da Londra e Parigi, con l'assenso di Kiev, destinato a prevedere una "coalizione di volenterosi" incaricati di dare garanzie di sicurezza all'Ucraina futura ed eventualmente a schierare anche un contingente militare di pace per scoraggiare future mire russe.

La posizione di Mosca

  • Incalzato da un giornalista, che gli faceva notare il no categorico del Cremlino a qualunque schieramento di peacekeeper europei e l'impossibilità di immaginare un piano di pace che escluda Mosca, il premier britannico ha quindi ammesso che un accordo negoziato con la Russia sarà alla fine necessario, rivendicando però l'iniziativa anglo-francese come un tentativo d'impedire che Vladimir Putin possa "dettare" le condizioni di pace.

Chi potrebbe far parte della coalizione

  • La nuova bozza di piano per l'Ucraina promossa da Regno Unito e Francia, vedrebbe il coinvolgimento di Kiev e magari di un paio di altri Paesi europei al momento imprecisati. "Abbiamo concordato - ha spiegato Starmer - che il Regno Unito, assieme alla Francia e possibilmente a uno o due altri Paesi, lavorino con l'Ucraina su un piano per mettere fine ai combattimenti da discutere poi con gli Stati Uniti. Un passo nella giusta direzione che non vuole escludere nessuno. Ma che risponde alla necessità di agire rapidamente, in modo più agile", dando vita a "una coalizione di volenterosi". Starmer ha detto che “un certo numero di Stati hanno indicato che vogliono essere parte dei piani che stiamo sviluppando”, ma non ha fatto nomi specifici. Fra i Paesi che potrebbero partecipare alla coalizione, si vocifera che possa essere coinvolta la Polonia (anche se finora Varsavia non sembra convinta) e gli Stati nordici che fanno parte della Jef, l’alleanza militare a guida britannica.

La posizione italiana

  • Meloni, in sintonia con Starmer sulla necessità di preservare a ogni costo il legame transatlantico e "l'unità dell'Occidente", ha derubricato l'iniziativa anglo-francese a uno "spunto" interessante. Non senza sollevare obiezioni sull'ipotesi di uno schieramento futuro in Ucraina di peacekeeper europei, già bollato da Mosca alla stregua di un atto "di guerra"; e insistere semmai sull'esigenza di un vertice d'emergenza Usa-Ue (spalleggiata dal polacco Donald Tusk). Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha invece puntualizzato: "Noi siamo volenterosi per costruire un'Europa più forte e più unita, che sia protagonista di relazioni transatlantiche. Credo che prima di parlare di presenza militare europea in Ucraina bisognerà riflettere molto attentamente. Io ho sempre detto che sarebbe meglio, finita la guerra, di dar vita magari ad una zona cuscinetto dove possa esserci una presenza militare sotto l'egida delle Nazioni Unite con una decisione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, proprio per garantire una pace giusta e duratura".

Per approfondire: Vertice sull’Ucraina, Meloni: “No a Occidente diviso. Trump-Zelensky? Tifoserie non utili”

Gli scenari e il ruolo degli Usa

  • In più occasioni, Starmer e Macron hanno ipotizzato lo schieramento di forze di peacekeeping che dovrebbero vigilare in una zona cuscinetto. Si è stimato un numero di almeno 30mila militari europei. Sull’eventuale invio di truppe, Francia e Regno Unito si sono dette pronte mentre altri Paesi sono più indecisi sull’ipotesi di un coinvolgimento militare diretto. Resta inoltre da chiarire se, e a quali condizioni, Trump possa dare il via libera americano, al di là delle promesse di un maggiore impegno europeo nella ripartizione delle spese belliche in seno alla Nato.

Il precedente

  • Starmer ha usato l’espressione inglese “coalition of the willing”. Si tratta di una definizione che ha un precedente famoso (e non di buon auspicio). Venne infatti ideata nel 2003 dall'amministrazione americana di George W. Bush per etichettare quei governi disposti a seguire gli Usa (e la Gran Bretagna di Tony Blair) nell'avventura dell'invasione dell'Iraq a costo di spaccare allora l’Europa. Come ricorda The Guardian, si usò questa formula per il gruppo di decine di Paesi che diedero supporto agli Stati Uniti per l’operazione contro Saddam Hussein, nata sul falso presupposto che avesse a disposizione un arsenale di armi chimiche, biologiche e forse nucleari. La guerra che fu scatenata durò oltre otto anni, fino al 2011.

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