
Guerra in Iraq, 20 anni fa l'inizio del conflitto. I protagonisti da Bush a Saddam. FOTO
Il 20 marzo 2003 iniziava ufficialmente l'invasione voluta dall'allora presidente degli Usa per destituire il leader iracheno e neutralizzare la minaccia alla sicurezza globale posta da un presunto (e mai confermato) possesso di armi di distruzioni di massa. Non sono stati soltanto i nomi di Bush e di Saddam Hussein a segnare il conflitto. Tony Blair, Condoleezza Rice e gli uomini di Baghdad che hanno preso il potere dal 2003 in poi: chi sono le altre figure chiave da ricordare

Il 20 marzo 2003, vent'anni fa, iniziava la guerra in Iraq, voluta dall’allora presidente Usa George W. Bush sulla scia degli attentati negli Stati Uniti dell’11 settembre 2001. La motivazione ufficiale era però il presunto possesso – poi mai confermato – di un arsenale di armi chimiche di distruzione di massa in mano ai ba’tisti di Saddam Hussein. Il 15 aprile dello stesso anno, le principali città irachene erano in mano della coalizione occidentale, guidata dagli Usa. Questo non vuol dire che il conflitto fosse finito
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Deposto Saddam Hussein, la resistenza delle fazioni irachene contro gli invasori si accompagna a una guerra civile tra le stesse. Anche dopo il 18 dicembre 2011, data a cui si fa riferimento per la fine della guerra, la situazione non migliora. Al-Qaeda penetra in tutto l’Iraq e dal 2014 in poi prende sempre più piede lo Stato Islamico dell’Isis, mostrando la fragilità delle operazioni di democrazia instaurata. Al di là di Bush e Saddam, sono diversi i volti della guerra, dai capi dell’amministrazione Usa a Tony Blair
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GEORGE W. BUSH – Il nome che si associa per primo alla guerra in Iraq è quello di George W. Bush. Oltre all’eliminazione delle presunte armi di distruzione di massa di Baghdad, al momento dell’annuncio dell’invasione, il presidente americano diceva di voler porre fine “al supporto di Saddam Hussein al terrorismo” e di voler “liberare la popolazione irachena”. Già nel 2002, Bush aveva parlato della possibilità di “azioni preventive” per neutralizzare le nuove minacce dei gruppi terroristici
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SADDAM HUSSEIN – Prima di essere deposto, il 9 aprile 2003, Saddam Hussein era alla guida dell’Iraq dal 1979. Dopo essersi dato alla fuga per qualche mese, fu catturato nel dicembre 2003 dai militari Usa, nei pressi del villaggio di Tikrit, dove era nato il 28 aprile 1937. Fu poi processato da un tribunale speciale iracheno per crimini contro l’umanità, commessi durante la strage di Dujail del 1982, in cui morirono centinaia di cittadini sciiti. Nel 2006 l'esecuzione della sua condanna a morte
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Se le accuse di Bush sul legame con il terrorismo non erano del tutto appoggiate dai fatti, che Hussein fosse solito a reprimere le opposizioni con la violenza non era invece un segreto. Sunnita, fu particolarmente duro contro i curdi e gli sciiti d’Iraq, che durante gli anni della sua presidenza cercano di prendere il potere e di ottenere l’indipendenza. Sotto la sua guida, l’economia dello Stato mediorientale riuscì a crescere molto grazie al fiorire dell’industria petrolchimica

CONDOLEEZZA RICE – Bush non ottenne il supporto ad ampio raggio che sperava per la guerra, nemmeno tra le file dei suoi repubblicani. Chi fu sempre convinta del piano del presidente fu però Condoleezza Rice, dal 2001 Consigliera per la sicurezza nazionale. Già nel 2002 aveva parlato della minaccia delle armi atomiche in mano a Baghdad. Nel 2005, su nomina di Bush, diventa Segreteria di Stato: prima di lei lo aveva fatto solo un’altra donna, Madeleine Albright. Con l’elezione di Obama, si è ritirata dalla politica ed è tornata a insegnare all’Università di Stanford

COLIN POWELL – A precedere Rice come Segretario di Stato Usa era stato Colin Powell, primo afroamericano a ricoprire quel ruolo. Molti ricordano il suo discorso del 5 febbraio 2003, quando al Consiglio di Sicurezza dell’Onu parlò delle “armi batteriologiche irachene”, sventolando una fiala bianca. Fu un gesto inaspettato: Powell era sempre stato considerato piuttosto moderato per essere un repubblicano e in precedenza si era mostrato anche dubbioso sull’opportunità di lanciare la guerra. In seguito, definirà “doloroso” ricordare quel discorso

Powell è morto nel 2021, a 84 anni, per complicazioni legate a un’infezione da Covid-19. Dopo l’esperienza con Bush, pur essendo iscritto ai repubblicani, votò per Barack Obama e Hillary Clinton alle elezioni presidenziali. Ebbe una lunga carriera militare: combatté in Vietnam e fu capo dello Stato maggiore congiunto dal 1989 al 1993, dopo essere già stato Consigliere per la sicurezza nazionale sotto Reagan

DICK CHENEY – Più caloroso fin da subito era stato il supporto alla guerra da parte di Dick Cheney, vicepresidente Usa tra il 2001 e il 2009, convinto della presenza di armi di distruzioni di massa in Iraq e del legame tra Hussein e Al Qaeda. A differenza di Powell, non ha mai rinnegato le sue posizioni. Cheney era entrato in politica nel 1975, come capo di gabinetto della Casa Bianca, e fu anche segretario della Difesa. Negli ultimi anni ’90, prima di essere chiamato da Bush, si allontana dalla politica ed è ad dell’azienda petrolifera Halliburton

La figura di Cheney è piuttosto controversa. Non solo per le affermazioni poi risultate false in merito alla guerra in Iraq, ma anche per aver cercato di nascondere al Congresso Usa l’esistenza di opinabili modalità portate avanti contro i sospettati terroristi, come ad esempio il waterboarding (annegamento simulato), e per il sistema di spionaggio illegale dei cittadini da parte della National Security Agency dopo l’11 settembre

DONALD RUMSFELD – Segretario della Difesa americana nel 2003 era invece Donald Rumsfeld. Morto nel 2021, a 88 anni, viene considerato da molti l’artefice della guerra. Eppure, ancora si ricorda la sua stretta di mano con Hussein, negli anni ’80, quando era inviato speciale per il Medio Oriente sotto Reagan. Prima di farlo con Bush, Rumsfeld era già stato a capo del Pentagono con Ford. Non è più successo che la stessa persona ricoprisse quel ruolo in due presidenze diverse

TONY BLAIR – A guidare l’invasione dell’Iraq, insieme agli Stati Uniti, c’erano anche Australia, Polonia e Regno Unito. Il supporto ricevuto da Londra fu esplicitato fin da subito dal premier laburista Tony Blair, che si diceva convinto come Bush dell'esistenza di armi di distruzione di massa in Iraq

Nel 2016, il rapporto che chiuse l’inchiesta lanciata dal governo britannico e guidata da sir John Chilcot sulla guerra concluse che Blair aveva preso decisioni affrettate, sulla base di notizie non confermate. Prima del conflitto, si legge nel report, Blair aveva garantito al capo della Casa Bianca il suo supporto “in qualsiasi modo”. Dopo la pubblicazione del rapporto, Blair disse che la guerra fu "la decisione più dolorosa che io abbia mai preso", ma che "il mondo è un posto migliore senza Saddam Hussein"

IL POTERE IN IRAQ DOPO L’INVASIONE – Il progetto di portare l’Iraq fuori dalla dittatura di Hussein e dentro la democrazia passò ovviamente per il rinnovo della sua classe politica. Dopo l’amministrazione dell’Autorità Provvisoria della Coalizione, a guida Usa, nel 2004 arriva il governo ad interim iracheno. Il primo ministro era Iyad Allawi (in foto, a sinistra), il presidente dell'Iraq Ezzedine Salim, ucciso poco dopo in un attentato a Baghdad e sostituito da Sheikh Ghazi al-Yawar (a destra)

L’esecutivo aveva il compito di traghettare l’Iraq verso l’elezione di un’Assemblea costituente. Si è poi votato nel 2005, quando è stato eletto premier Ibrahim al-Jaafari (in foto, a sinistra), sciita del partito al-Da’wa. Il curdo Jalal Talabani (in foto, a destra) è diventato presidente dell’Iraq. Resterà in carica fino al 2014

Un’ulteriore tornata elettorale alla fine del 2005 investì Nuri al-Maliki come nuovo premier. Esponente della Da’wa, in passato condannato a morte da Hussein, ricoprirà l’incarico fino al 2014
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