Cecilia Sala, Iran: "Ha violato la legge islamica". Tajani: "Spero presto nuovo incontro"
MondoNon è ancora chiaro quale sarebbe l’ipotesi di reato commesso dalla giornalista romana, fermata il 19 dicembre nella capitale iraniana. Intanto continuano le voci secondo cui la Repubblica islamica starebbe cercando di fare leva sull'incarcerazione della reporter italiana per ottenere la liberazione del cittadino iraniano arrestato in Italia su mandato Usa. Piantedosi: "Non è il momento di fare congetture né è opportuno farle". II ministro degli Esteri in pressing
“Violazione delle leggi della Repubblica islamica”. È questa la formula con cui, a quasi due settimane di distanza dall’arresto, l’Iran conferma: Cecilia Sala si trova nel carcere di Evin, alle porte di Teheran. Il suo caso è “sotto inchiesta”. Non è quindi chiaro quale sarebbe l’ipotesi di reato commesso dalla giornalista romana, fermata il 19 dicembre nella capitale iraniana dove si trovava – con regolare visto giornalistico – per lavorare a delle nuove puntate del suo podcast Stories (Chora Media). Non si fermano intanto le voci secondo cui la Repubblica islamica vorrebbe utilizzare la reporter come pedina di scambio con Mohammad Abedini Najafabadi, il cittadino iraniano fermato a Malpensa lo scorso 16 dicembre su ordine della giustizia statunitense. Dal governo però si invita alla cautela. "Non è il momento di fare congetture né è opportuno farle" perché "la riservatezza è uno degli elementi fondamentali per arrivare al risultato che tutti noi desideriamo, il suo ritorno a casa", ha detto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Tajani: "Spero presto in un nuovo colloquio"
"Siamo impegnati per cercare di portare a casa questa giovane giornalista. La nostra ambasciatrice a Teheran ha già chiesto un altro colloquio con lei e spero che possa esserle concesso in tempi rapidi", ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani a Radio Radicale. "Ricordo che non è in isolamento, ma in una cella singola, in condizioni migliori di quelle in cui stava Alessia Piperno. Stiamo lavorando con grande discrezione a risolvere questo intricatissimo problema, non è facile, ce la stiamo mettendo tutta, siamo in contatto con la famiglia costantemente".
L'incontro tra il viceministro iraniano e l'ambasciatrice italiana
C’è chi definisce l’arresto di Cecilia Sala una mossa quasi “preventiva”. Secondo una ricostruzione del Corriere della Sera, il viceministro iraniano Vahid Jalalzadeh – ricevendo l’ambasciatrice italiana a Teheran Paola Amadei – avrebbe lasciato intendere che la palla è in mano alla magistratura e che lui si può solo impegnare per garantire alla giornalista le migliori condizioni di detenzione. Allo stesso tempo, però, avrebbe affrontato anche la questione di Mohammad Abedini Najafabadi. Roma, attraverso la magistratura e il ministero della Giustizia, deve decidere se accogliere o meno la richiesta Usa di estradizione, mentre Teheran vorrebbe la sua scarcerazione. Viene accusato dagli Usa di cospirazione per esportare componenti elettronici dagli Stati Uniti all'Iran in violazione delle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni.
Abedini dal carcere: sono un accademico non un terrorista
Intanto questa mattina, nel corso di un incontro avvenuto nel carcere di Opera con il suo legale Alfredo de Francesco alla presenza anche del console dell'Iran, Mohammad Abedini Najafabadi ha detto: “Io sono un accademico, uno studioso: non sono certo un terrorista. Non capisco questo arresto, non riesco a capirlo", ribadendo quindi la sua estraneità alle accuse e definendosi "stupito". Secondo quanto riferito dal difensore, nel colloquio - durate qualche ora - non si è parlato del caso di Cecilia Sala, di cui Abedini sarebbe comunque venuto a conoscenza tramite i notiziari tv in carcere.
Abedini chiede i domiciliari
Resta da vedere se Abedini sarà rilasciato e spostato ai domiciliari, come chiesto nell'istanza alla Corte d'Appello di Milano depositata dal suo avvocato, che ha anche fornito un indirizzo nel capoluogo lombardo. Nella richiesta si fa riferimento alla non sussistenza del pericolo di fuga e il legale sul punto cita "a garanzia anche un soggetto altamente qualificato". La Corte trasmetterà la domanda alla Procura generale per un parere, non vincolante. L'udienza in cui verrà vagliata la richiesta potrebbe slittare alla prossima settimana.