Iran, l’arresto di Cecilia Sala è un caso di diplomazia degli ostaggi? Cosa sappiamo

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Introduzione

Non si fermano le voci secondo cui la vicenda della giornalista Cecilia Sala, arrestata a Teheran lo scorso 19 dicembre, potrebbe essere un nuovo caso di “diplomazia degli ostaggi”. La pratica consiste nell’arresto arbitrario (o comunque con motivi deboli) di cittadini stranieri da parte dell’Iran, per poi utilizzarli come leva per ottenere favori da parte degli Stati di nazionalità dei fermati oppure per arrivare alla liberazione di detenuti iraniani all’estero.

 

C’è chi sottolinea infatti come il 16 dicembre, soltanto tre giorni prima dell'arresto di Sala, all'aeroporto di Malpensa la Digos di Milano ha fermato un 38enne iraniano, Mohammad Abedini Najafabadi, su mandato di cattura statunitense, con l’accusa di associazione per delinquere e fornitura di supporto al Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche, considerate un’organizzazione terroristica. Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani, data la fragilità della situazione, invita però alla prudenza e definisce in ogni caso “inutile” lasciarsi andare a “dietrologie”

Quello che devi sapere

L'Iran e la diplomazia degli ostaggi

  • Tra chi evidenzia la frequenza di episodi di diplomazia degli ostaggi c’è l’Ifri (Istituto francese per le relazioni internazionali), che in un recente rapporto firmato dallo studioso Clement Therme esamina proprio "il caso degli europei detenuti a Teheran". La pratica della presa di ostaggi da parte della Repubblica islamica – dice lo studio – “costituisce uno dei fondamenti della sua politica estera dal 1979”. Il 4 novembre di quell'anno, si legge, “diverse centinaia di studenti rivoluzionari penetrarono all'interno dell'ambasciata americana a Teheran prendendo in ostaggio una cinquantina di diplomatici, tenuti poi sotto sequestro per 444 giorni".

Per approfondire: Carcere di Evin, la storia della prigione iraniana dov'è detenuta Cecilia Sala

“Una componente essenziale della strategia iraniana”

  • Quanto successo nel 1979, secondo l’Ifri, si configura come una "doppia trasgressione volontaria delle norme del diritto internazionale”. Tuttavia, da quel momento in poi la pratica è diventata "una componente essenziale della strategia asimmetrica iraniana di fronte all'Occidente", nonostante di fatto abbia portato l'Iran a essere riconosciuto quasi generalmente "diplomaticamente inaffidabile"

Il carcere di Evin

  • Molti stranieri finiti nella rete iraniana - non solo americani ma anche europei, australiani, persone con doppia nazionalità e iraniani residenti all'estero - sono finiti nella famosa prigione di Evin, alla periferia di Teheran. È lo stesso carcere dove ora è detenuta Sala e dove nel settembre 2022 finì anche Alessia Piperno, arrestata dalle autorità di Teheran mentre si trovava nel Kurdistan iraniano. Era il periodo dell’inizio delle grandi proteste per la morte di Mahsa Amini, deceduta dopo essere arrestata per non aver indossato correttamente l’hijab

Il carcere di Evin

Il caso dei due cittadini svedesi

  • Sono molte le vicende simili. Lo scorso 15 giugno l’Iran liberò due cittadini svedesi, Johan Floderus e Saeed Azizi (in foto), arrestati arbitrariamente nel 2022, in violazione dei loro diritti umani. Floderus lavorava tra l'altro come diplomatico dell'Unione Europea ed era stato formalmente accusato di aver svolto operazioni di spionaggio contro Teheran per conto di Israele. Il loro rilascio è avvenuto in concomitanza di quello di un ex funzionario iraniano, Hamid Nouri, condannato all'ergastolo da un tribunale svedese per il suo ruolo nei massacri delle prigioni del 1988

Il caso dei due cittadini svedesi

La denuncia di Amnesty International

  • Commentando il caso, Amnesty International parlava di un "colpo devastante per le persone sopravvissute e i parenti delle vittime" che avrebbe "incoraggiato le autorità iraniane a commettere ulteriori crimini di diritto internazionale, incluso il sequestro di ostaggi, senza temere conseguenze"

I cittadini americani accusati di spionaggio

  • Un altro episodio dello stesso genere è del 2023, quando Teheran rilasciò cinque cittadini americani (di origine iraniana) - accusati di spionaggio - in cambio della libertà di cinque cittadini iraniani detenuti negli Stati Uniti per reati non violenti. In questo caso l'accordo che portò allo scambio contemplò anche lo scongelamento da parte di Washington di 6 miliardi di dollari di fondi iraniani bloccati a causa delle sanzioni Usa: il denaro, congelato in Corea del Sud, fu trasferito su sei conti iraniani in Qatar

Kylie Moore Gilbert

  • Tra il 2018 e il 2020 nel carcere di Evin è stata imprigionata Kylie Moore Gilbert (in foto), giurista australo-britannica arrestata con l’accusa di spionaggio. Dopo due anni di torture fisiche e psicologiche, fu liberata in cambio del rilascio di tre iraniani detenuti in Thailandia per tentato omicidio contro diplomatici israeliani. A Sky News Australia Moore Gilbert raccontò che le autorità iraniane avrebbero voluto arruolarla come spia 

Kylie Moore Gilbert

Il caso Cecilia Sala

  • Cecilia Sala era volata in Iran lo scorso 12 dicembre, con regolare visto giornalistico, per lavorare a nuove puntate del suo podcast Stories. Viene arrestata, senza accuse formalizzate, il 19 dicembre. La notizia emerge però soltanto il 27 dicembre. Da subito si sono diffuse le voci che legano la vicenda della giornalista italiana al fermo su suolo italiano del 38enne iraniano accusato dagli Usa di cospirazione per esportare componenti elettronici dagli Stati Uniti all'Iran in violazione delle leggi statunitensi sul controllo delle esportazioni e sulle sanzioni. L'indagato nega tutte le accuse. Il titolare della Farnesina Antonio Tajani preferisce non collegare le due vicende.

Per approfondire: Cantante iraniana Parastoo Ahmadi sfida regime esibendosi all'aperto senza hijab. VIDEO

Il caso Cecilia Sala