II colloqui tra la Russia e il nuovo potere siriano proseguono. "Per il momento non ci ritireremo", afferma una fonte russa all'agenzia Reuters. Oltre 40 raid da parte di Israele nelle ultime ore. "Al 12 dicembre, 1,1 milioni di persone sono state sfollate in tutto il Paese dall'inizio dell'escalation delle ostilità. La maggior parte sono donne e bambini", ha affermato l'Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite
Mikati: "Dobbiamo rispettare volontà del popolo"
"Dobbiamo rispettare la volontà del popolo siriano e gli auguriamo tutto il meglio. Ci aspettiamo inoltre che le relazioni tra i due Paesi siano basate sul rispetto reciproco e sugli interessi dei due popoli". E' quanto affermato dal premier libanese Najib Mikati, in visita a Roma, durante un incontro con gli ambasciatori arabi accreditati in Italia, su invito dell'ambasciatrice libanese a Roma, Mira Daher, e alla presenza dell'ambasciatore presso il Vaticano, Ghadi Khoury.
Leader White Helmets: "Faremo rispondere Assad dei crimini"
Il leader dei White Helmets, Raed al-Saleh, ha promesso ai familiari delle vittime e ai sopravvissuti dell'ex regime siriano che farà di tutto per far rispondere Bashar al-Assad dei suoi crimini. "Oggi vi prometto di fronte al Palazzo di giustizia (di Damasco) di lavorare con tutte le istituzioni legali per far rispondere il capo del regime di tutte queste violazioni", ha affermato. White Helmets è un'organizzazione umanitaria di protezione civile formatasi durante la guerra.
Ministro Esteri iraniano: "Rischio diventi rifugio sicuro per terroristi"
"Gruppi terroristici" potrebbero sfruttare la fine dell'era Assad in Siria e trasformare il Paese arabo in un "rifugio" per i loro combattenti. E' quanto afferma il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araqchi, sulle colonne del quotidiano libanese Al-Akhbar. "Oggi la Siria si trova a dover affrontare una prova difficile - sostiene il ministro nel ragionamento rilanciato anche dall'iraniana Press Tv - La minaccia rappresentata dai movimenti di gruppi terroristici, come Al Qaeda o Daesh (il sedicente Stato islamico), alimentano le preoccupazioni a livello regionale, facendo temere che i terroristi possano trasformare la Siria nel loro rifugio sicuro".
Negli anni l'Iran è stato tra i principali sostenitori del leader siriano Bashar al-Assad. Araqchi torna a denunciare "aggressioni e interventi militari" israeliani. "L'obiettivo chiaro di queste aggressioni e di questi interventi è la distruzione della Siria", incalza.
Ong: "40 raid aerei israeliani durante la notte in Siria"
I caccia israeliani hanno condotto circa 40 attacchi aerei durante la notte, prendendo di mira ex postazioni militari siriane nella campagna di Damasco. Lo riferisce l'Osservatorio siriano per i diritti umani, gruppo di monitoraggio indipendente con sede nel Regno Unito. L'Aeronautica (Iaf), secondo il report, ha distrutto diversi obiettivi, tra cui un centro di ricerca a nord della capitale siriana. Tra gli obiettivi, nella regione orientale di Qalamoun, circa 90 chilometri a nord di Damasco, un deposito di armi, un aeroporto militare e tunnel sotterranei.
Kallas vola in Giordania per il vertice esteri sulla Siria
Oggi e domani l'Alta rappresentante per la politica estera Ue Kaja Kallas sarà in Giordania per partecipare a un incontro internazionale sulla Siria ospitato dal Regno di Giordania. Ad Aqaba l'Alta rappresentante discuterà degli sviluppi in corso in Siria dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad, insieme ai ministri degli Esteri di Giordania, Arabia Saudita, Iraq, Libano, Egitto, Lega degli Stati Arabi, Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Qatar, oltre a Turchia Stati Uniti e all'inviato delle Nazioni Unite per la Siria. I colloqui mireranno a sostenere un processo politico inclusivo, guidato dalla Siria e coerente con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. A margine dell'incontro, Kallas terrà diversi incontri bilaterali.
Riapre l'ambasciata turca a Damasco
L'ambasciata turca a Damasco è tornata operativa. Due giorni fa il ministero degli Esteri di Ankara aveva annunciato la nomina di un incaricato d'affari che si occuperà delle relazioni diplomatiche con la Siria in attesa che venga formalizzato un nuovo governo che possa accettare le credenziali di un ambasciatore. Ieri sera è arrivato l'annuncio della riapertura e questa mattina una breve cerimonia ha sancito l'inizio delle attività dell'ambasciata turca, costretta a chiudere i battenti a marzo 2012. All'ambasciata di Damasco gli affari turchi sono ora nelle mani di Burhan Koroglu, ex ambasciatore di Ankara in Mauritania. La riapertura dell'ambasciata è una ulteriore mossa con cui la Turchia ribadisce la propria centralità nella Siria del dopo Bashar al Assad. La Turchia ha sostenuto l'Esercito Libero Siriano nella lotta contro Assad, ha ospitato sul proprio suolo 4 milioni di profughi e in tutti questi anni è sempre stata schierata contro il regime di Damasco.
Pedersen vede Blinken: "Evitare collasso istituzioni e garantire processo inclusivo"
Geir Pedersen, inviato speciale delle Nazioni Unite per la Siria, ha esortato oggi le potenze straniere a lavorare per evitare il collasso delle istituzioni siriane dopo la caduta del leader Bashar al-Assad. Incontrando il Segretario di Stato americano Antony Blinken ad Aqaba, dove è in corso la riunione dei ministri degli Esteri dei paesi arabi, Pedersen, ha anche sostenuto la necessità di un processo politico "credibile e inclusivo" per formare il prossimo governo. "Dobbiamo assicurarci che le istituzioni statali non collassino e che l'assistenza umanitaria arrivi il più rapidamente possibile", ha dichiarato. "Se riusciremo a raggiungere questo obiettivo, forse ci sarà una nuova opportunità per il popolo siriano". Blinken, da parte sua, ha affermato che le Nazioni Unite "svolgono un ruolo fondamentale" nell'assistenza umanitaria e nella protezione delle minoranze in Siria.
Inviato Onu: "Assicurarsi che istituzioni non crollino"
L'inviato delle Nazioni Unite per la Siria, Geir Pedersen, ha esortato le potenze straniere a lavorare per evitare il crollo delle istituzioni siriane vitali in seguito alla caduta del presidente Bashar al-Assad, mentre i diplomatici si riuniscono oggi in Giordania per una conferenza sulla crisi nel Paese mediorientale. Pedersen si è espresso a favore di un processo politico "credibile e inclusivo" per formare il prossimo governo nel suo incontro con il segretario di Stato americano Antony Blinken. "Dobbiamo assicurarci che le istituzioni statali non crollino e che otteniamo assistenza umanitaria il più rapidamente possibile", ha affermato Pedersen. "Se riusciamo a raggiungere questo obiettivo, forse c'e' una nuova opportunità per il popolo siriano". Le diplomazie araba, turca, dell'Ue e degli Stati Uniti sta tenendo colloqui nella citta' turistica giordana di Aqaba sul Mar Rosso meno di una settimana dopo che i ribelli guidati dagli islamisti hanno rovesciato Assad. Blinken, in un viaggio in cui ha incontrato i leader di Giordania, Turchia e Iraq, ha ripetutamente chiesto un processo "inclusivo" che rifletta tutte le diverse comunità etniche e religiose in Siria. Incontrando Pedersen, Blinken ha affermato che le Nazioni Unite "svolgono un ruolo fondamentale" nell'assistenza umanitaria e nella protezione delle minoranze in Siria.
Fidan: "Abbiamo chiesto a Iran e Russia di non intervenire militarmente"
"La cosa più importante era parlare con i russi e gli iraniani per assicurarci che non entrassero militarmente nell'equazione". E' quanto ha detto il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, rivelando, in un'intervista a Ntv, che Ankara ha chiesto a Iran e Russia di non intervenire militarmente di fronte all'avanzata delle forze ant-governative che ha portato alla caduta di Bashar al Assad. "Abbiamo avuto degli incontri con i russi e gli iraniani ed hanno capito", ha aggiunto
Osservatorio: "Raid Israele su siti militari a Damasco"
L"Osservatorio siriano per i diritti umani, con base a Londra, ha riferito che Israele ha lanciato nuovi attacchi questa mattina contro siti militari a Damasco e nei suoi dintorni, ultimi di una serie di raid di questo tipo da quando i ribelli hanno rovesciato Bashar al-Assad quasi una settimana fa. "Gli attacchi israeliani hanno distrutto un istituto scientifico" e altre strutture militari correlate a Barzeh, nel Nord di Damasco, e hanno preso di mira un "aeroporto militare" nei dintorni della capitale, ha affermato l'Osservatorio. Gli attacchi hanno anche preso di mira "magazzini di missili balistici Scud" e lanciatori nell'area di Qalamun, così come "razzi, depositi e tunnel sotto la montagna", secondo l'Osservatorio, che ha una rete di fonti all'interno della Siria. L'Osservatorio ha affermato che diversi bombardamenti hanno preso di mira "siti militari delle ex forze del regime, come parte della distruzione di ciò che resta delle capacità del futuro esercito siriano". Gli attacchi aerei israeliani di ieri hanno preso di mira "una base missilistica sul monte Qasyun di Damasco", ha affermato il gruppo, così come un aeroporto nella provincia meridionale di Sweida e "laboratori di difesa e ricerca a Masyaf", nella provincia di Hama. Dalla caduta di Assad, Israele ha lanciato centinaia di attacchi contro siti militari siriani, colpendo depositi di armi chimiche fino alle difese aeree. Con una mossa che ha suscitato la condanna internazionale, Israele ha anche sequestrato una zona cuscinetto pattugliata dalle Nazioni Unite sulle Alture del Golan siriane poche ore dopo che i ribelli, guidati dal gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham, avevano preso Damasco. Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha espresso preoccupazione per le "ampie violazioni" della sovranità siriana e per gli attacchi israeliani nel Paese.
Siria, cosa succede ai curdi attaccati su due fronti
Dopo che i ribelli jihadisti filo-turchi hanno fatto cadere il regime di Bashar al Assad in Siria, i curdi siriani che vivono nel Nord-Est del Paese si trovano in una posizione difficile. Non sono mai stati così isolati e indeboliti. Dall’inizio degli attacchi dei miliziani contro Assad, a fine novembre, la Turchia ha infatti cominciato parallelamente una campagna di bombardamenti contro le postazioni dei curdi siriani più vicine al confine. Le forze curdo-siriane, comunque, non hanno intenzione di cedere. E oggi, 12 dicembre, hanno annunciato la decisione di issare su tutte le istituzioni della regione di fatto autonoma del Nord-Est siriano la "bandiera della rivoluzione". "Siamo parte della Siria unita e del popolo siriano", si legge in un comunicato. LEGGI QUI
Domani delegazione da Qatar, verso riapertura ambasciata
Una delegazione del Qatar sarà domani in visita in Siria, per incontrare i funzionari del suo governo di transizione dopo la cacciata del presidente Bashar al-Assad. Lo ha riferito un diplomatico del Qatar. "La prima visita della delegazione del Qatar in Siria dovrebbe avvenire domenica, si prenderanno le misure necessarie per riaprire l'ambasciata e discutere di come migliorare la distribuzione degli aiuti", ha detto il diplomatico, parlando all'Afp in forma anonima a causa della delicatezza della visita. Doha ha chiuso la sua missione diplomatica a Damasco e ha richiamato il suo ambasciatore a luglio 2011 dopo che la rivolta contro il governo di Assad si è trasformata in una guerra civile. A differenza di altri Paesi arabi, il Qatar non ha mai ripristinato i legami diplomatici con la Siria sotto Assad, che è stato rovesciato nel fine settimana da un'avanzata dei ribelli guidati dagli islamisti che ha travolto le principali città e poi la capitale Damasco. Il diplomatico ha affermato che i funzionari del ministero degli Esteri del Qatar si uniranno alla delegazione e ha descritto come "false" le notizie su una precedente visita del capo dell'intelligence del Qatar a Damasco. Questa settimana, un funzionario informato sugli sviluppi ha affermato che il Qatar aveva "stabilito il primo canale di comunicazione" con il gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), che ha guidato l'avanzata dei ribelli. Mercoledì il Qatar ha affermato che avrebbe presto riaperto la sua ambasciata nella capitale siriana Damasco "dopo aver completato gli accordi necessari". La mossa mira a "rafforzare gli stretti legami storici fraterni tra i due Paesi", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Majed al-Ansari, sottolineando che si mira anche a "migliorare il coordinamento con le autorità competenti per facilitare il flusso di aiuti umanitari attualmente forniti dal Qatar al popolo siriano" tramite un ponte aereo.
Siria, generale Usa Kurilla in Israele vede Katz e generali Idf
Il generale statunitense e comandante del Centcom, Micheal Kurilla, ha visitato Israele dall'11 al 13 dicembre e ha incontrato il ministro della Difesa israeliano Israel Katz insieme al capo di stato maggiore dell'esercito (Idf), Herzl Halevi e altri alti funzionari militari. Secondo il Centcom statunitense "i leader hanno discusso una serie di questioni di sicurezza regionale, tra cui la situazione in corso in Siria e la preparazione contro altre minacce strategiche e regionali", ed è stato "informato sulle capacita' uniche delle Idf". Il generale Kurilla ha anche "ribadito la ferrea partnership militare-militare tra Stati Uniti e Israele", affermando che la sua visita "ha rafforzato l'importanza di vedere le attuali sfide e opportunita' in prima persona attraverso gli occhi dei nostri partner e dei comandanti sul campo".
Cnn, la Russia prepara il ritiro delle truppe dalla Siria
La Cnn sostiene che la Russia stia facendo i preparativi per ritirare le truppe dalla Siria. Secondo le immagini satellitari raccolte da Maxar venerdì mattina, la Russia sembra stia caricando e preparando gli aerei in partenza dalle sue basi militari in Siria. Presso la base aerea russa di Khmeimim, a Latakia, sulla costa mediterranea della Siria nord-occidentale, erano presenti due aerei da trasporto militare pesante An-124, entrambi con il muso sollevato, a indicare che sono pronti a imbarcare il carico. Anche un elicottero d'attacco veniva smantellato, probabilmente a indicare che era in fase di preparazione per il trasporto.
Siria: Unhcr, 'riprendono gradualmente le attività, ma serve sostegno per operatori umanitari'
"Negli ultimi 14 anni di conflitto e crisi, più di 13 milioni di siriani sono stati costretti a lasciare le loro case. Durante questo periodo, l'Unhcr e i suoi partner sono stati e continuano ad essere presenti sul campo in Siria, fornendo assistenza salvavita ovunque la situazione lo consenta. Le cifre non sono ancora disponibili, ma migliaia di rifugiati siriani hanno iniziato a rientrare nel Paese dal Libano attraverso il varco di confine ufficiale di Masnaa e altri non ufficiali. Allo stesso tempo, altri siriani sono fuggiti in direzione opposta verso il Libano". Lo ha reso noto il rappresentante dell'Unhcr in Siria, Gonzalo Vargas Llosa, in un briefing stampa dal Palazzo delle Nazioni di Ginevra.
"Anche i rifugiati stanno rientrando dalla Turchia attraverso i valichi di frontiera di Bab al-Hawa e Bab al-Salam verso il nord-ovest della Siria. L'UNHCR ha dovuto sospendere temporaneamente alcune attività al confine, ma ora la nostra presenza sta riprendendo. Ieri abbiamo avuto circa 2.000 rtorni di siriani dal confine principale con il Libano. I siriani sono tornati a Idlib, nella zona rurale di Damasco, a Damasco, a Daraa, ad Aleppo e in altre località. Migliaia di persone hanno lasciato la Siria e sono entrate in Libano. C'è quindi un movimento bidirezionale - ha detto Llosa - Una delle sfide principali è che non ci sono autorità di immigrazione sul lato siriano. I funzionari dell'immigrazione che operavano lì durante il precedente regime hanno tutti lasciato le loro posizioni. Le nuove autorità di transizione non sono ancora state in grado di stabilire procedure di immigrazione, il che crea, ovviamente, alcune sfide e difficoltà. "Inoltre, stiamo assistendo a qualche ritorno dalla Turchia. Ci aspettiamo che questa cifra cresca. Come abbiamo detto in precedenza, è chiaro che molti siriani sono in un atteggiamento di attesa. In Siria, la maggior parte delle nostre attività durante l'intenso periodo di combattimenti sono state sospese ma, fortunatamente, nelle ultime 72 ore siamo stati in grado di riprendere, attraverso i nostri partner locali, molte delle nostre attività in quelle aree che ora sono più sicure", ha detto.
Siria: Scholz, 'anche l'Europa aiuterà nella ricostruzione'
Dopo la caduta del leader Bashar al-Assad in Siria, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha promesso di contribuire alla ricostruzione del Paese. "Anche l'Europa contribuirà alla ricostruzione" del paese, ha affermato Scholz in un video su X. "Dopo anni di sofferenza a causa della guerra civile, i siriani meritano una vita di libertà e sicurezza", ha sostenuto il cancelliere. "I nuovi governanti del Paese devono garantire questo", ha detto Scholz. "Lavoreremo con loro su questa base". Alcuni rifugiati siriani in Germania sperano di tornare presto nel loro Paese d'origine, ha aggiunto Scholz. "Sosterremo anche questo, non appena la situazione lo consentirà", ha detto. "Tuttavia, i siriani ben integrati in Germania continueranno a essere i benvenuti nel Paese", ha aggiunto Scholz.