Francia, passa sfiducia: cade governo Barnier. Sinistra radicale chiede dimissioni Macron

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La "mozione di censura" ha fatto il pieno dei voti del Nuovo Fronte Popolare di sinistra di Jean-Luc Mélenchon, che l'aveva proposta, e del Rassemblement National insieme ai seguaci dell'ex Républicains Eric Ciotti, che l'hanno firmata con loro. La mozione è passata con 331 voti a favore, la maggioranza era fissata a 289. Barnier domani mattina a Eliseo per dimettersi. Macron intende nominare un successore entro poche ore e parlerà alla nazione domani alle 20. Le Pen: "Lascerò lavorare nuovo premier per la manovra"

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In Francia il governo di Michel Barnier è durato soltanto tre mesi: una mozione di sfiducia della gauche, votata anche dall'estrema destra di Marine Le Pen, è passata in Assemblée Nationale. È il secondo governo della Quinta repubblica francese rovesciato da una mozione di sfiducia dopo quello di Georges Pompidou nel 1962. Il premier francese è atteso domani alle 10 all'Eliseo per presentare le dimissioni del suo governo a Macron. Ai sensi dell'Articolo 50 della Costituzione, dopo l'adozione di una mozione di censura da parte dei deputati, "il primo ministro deve presentare al presidente della Repubblica le dimissioni del governo". Il presidente Emmanuel Macron, appena rientrato dall'Arabia Saudita dove era in visita di stato, intende nominare un successore entro poche ore: si rivolgerà alla nazione domani alle 20. La mozione di sfiducia ha fatto il pieno dei voti del Nuovo Fronte Popolare di sinistra, che l'aveva proposta, e del Rassemblement National di estrema destra insieme ai seguaci dell'ex Républicains Eric Ciotti, che l'hanno firmata con loro. La mozione è passata con 331 voti favore, la maggioranza era fissata a 289. L'annuncio è stato dato in Assemblée Nationale dalla presidente dei deputati Yael Braun-Pivet. La France Insoumise, attraverso la presidente del gruppo parlamentare Mathilde Panot, dopo la sfiducia ha chiesto ancora una volta a "Emmanuel Macron di andarsene", invocando "elezioni presidenziali anticipate". "L'inevitabile censura è arrivata per Barnier in tre mesi, e Macron non durerà tre anni", ha aggiunto su X il leader della formazione di sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon. Invece Marine Le Pen ha detto che "lascerà lavorare" il prossimo premier a una manovra finanziaria "accettabile per tutti". Con toni moderati in tv, ha spiegato che la caduta di Barnier "non è una vittoria", ma di aver "fatto la scelta di proteggere i francesi". "Non c'era altra soluzione", ha detto, aggiungendo di "non averla presa a cuor leggero".

L'ultimo discorso di Barnier

Per tutto il pomeriggio all'Assemblea Nazionale si era svolto il dibattito sulle mozioni di sfiducia. Il voto di oggi dei deputati francesi riguardava una "mozione di censura" per far cadere il governo guidato dal primo ministro conservatore, lasciando il Paese sull'orlo di una nuova crisi politica. Nel prendere la parola, il premier era stato accolto da un lungo applauso di tutti i deputati della coalizione di governo. "Sono commosso", ha detto aggiungendo: "Siamo a un momento di verità" e di "responsabilità". Poi ha difeso il suo "metodo" di "dialogo" con deputati e senatori. Dopo aver ricordato il contesto difficilissimo delle finanze pubbliche, Barnier ha osservato che "la verità si imporrà a qualsiasi altro governo". "Questa mozione di sfiducia - ha aggiunto - renderà tutto più grave e difficile". Alla fine del suo discorso dalla tribuna dell'Assemblée nationale, probabilmente il suo ultimo da premier, Barnier ha ringraziato tutti assicurando che per lui "è stato un onore essere stato il primo ministro di tutti i francesi". Barnier ha successivamente lasciato Palais Bourbon, sede dell'Assemblée Nationale, diretto a Matignon, sede del governo che sorge accanto all'Ambasciata d'Italia, in rue de Varenne. Da lì ha seguito l'andamento del voto insieme con i ministri del suo governo.

Le Pen: "Il momento della verità"

In Parlamento l'atmosfera è stata molto tesa. Il primo a prendere la parola è stato il deputato de La France Insoumise, Eric Coquerel, che ha parlato di "assoluta illegittimità" del premier, spiegando così la mozione di sfiducia. Tra le urla e i fischi dei deputati, Marine Le Pen ha poi preso la parola in Assemblée Nationale proclamando: "Eccoci al momento della verità, che mette fine ad un governo effimero". "È nei suoi ranghi - ha detto Le Pen - che l'intransigenza, il settarismo e il dogmatismo hanno proibito al primo ministro ogni minima concessione che avrebbe evitato questa conclusione". Per rinunciare a sfiduciare Barnier, Marine Le Pen chiedeva, fra l'altro, l'indicizzazione totale delle pensioni dei francesi all'inflazione, una richiesta che il governo ha rifiutato.

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Di ritorno in serata dalla visita di stato di 3 giorni in Arabia Saudita, il presidente francese Emmanuel Macron intende nominare il successore di Michel Barnier. Secondo BFM TV, il presidente ha cominciato le consultazioni da Ryad con i suoi fedelissimi e le ha proseguite dall'aereo presidenziale. La sua priorità, dicono stretti collaboratori citati da BFM, è "non apparire senza un governo davanti a Trump, che sarà a Parigi nel weekend per la riapertura di Notre-Dame". "È una questione di credibilità per la Francia", aggiunge la fonte.

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L'esecutivo di Barnier

Dopo appena tre mesi al potere, il governo di Michel Barnier, 73 anni, è già giunto al capolinea,. Tutto è passato dalle mani di Marine Le Pen, leader del Rassemblement National, che ha deciso di porre fine all’esperienza del premier votando insieme alla sinistra una mozione di sfiducia dopo la scadenza del suo ultimatum. Anche la gauche è contraria alla manovra finanziaria per il 2025. Le critiche di entrambe le fazioni, estrema destra e sinistra, hanno quindi fatto cadere l'esecutivo. Nato a settembre dopo estenuanti trattative, il governo guidato dal Républicain aveva il compito di ridurre il debito colossale della Francia dinanzi al rischio di una crisi finanziaria sulla seconda economia della zona euro. 

La mozione

L'attuale camera parlamentare è la più frammentata degli ultimi decenni, con tre grandi blocchi quasi equamente divisi: la sinistra, il centro macronista e l'estrema destra di Le Pen e dei suoi alleati. Nessuno di questi ha la maggioranza da solo. La mozione contro il gabinetto di Barnier è il risultato della bocciatura del bilancio generale 2025, sostenuto solo dai macronisti e dalla minoranza della destra classica che Barnier stesso rappresenta (i repubblicani). Ora che la mozione ha avuto successo, la Francia non voterà per un candidato alternativo, come avviene in altre democrazie europee. Spetterà quindi al presidente Macron trovare una soluzione sapendo che, costituzionalmente, non potrà indire nuove elezioni legislative fino alla metà del 2025.

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