Introduzione
La Russia continua a premere sull'Ucraina, rafforzando i suoi ranghi sul terreno, per conquistare più territorio possibile prima di un eventuale negoziato favorito dal prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Fra le zone più calde in questo senso c’è la regione russa del Kursk, occupata ad agosto dai soldati di Kiev con una delle incursioni più sorprendenti dall’inizio del conflitto e ora nel mirino sia di Mosca - che non vuole che il territorio possa rientrare in eventuali trattative -, che di Kiev, che ha intensificato gli attacchi con raffiche di missili occidentali a lungo raggio per mantenere una posizione quanto più solida possibile.
Quello che devi sapere
Il territorio del Kursk perso da Kiev
- Con l’incursione a Kursk, infatti, Kiev mirava ad avere un peso maggiore in eventuali futuri negoziati di pace, oltre che a porre un freno agli attacchi russi nell'Ucraina orientale e nordorientale e costringere la Russia a ritirare le forze che avanzavano gradualmente a est. A oggi però la situazione non è delle più rosee: secondo una fonte dello Stato maggiore ucraino citata da Reuters, l’Ucraina ha perso oltre il 40% del territorio nella regione russa di Kursk. "Al nostro massimo, controllavamo circa 1.376 chilometri quadrati, ora ovviamente questo territorio è più piccolo. Il nemico sta aumentando i suoi contrattacchi - ha detto la fonte - Adesso controlliamo circa 800 chilometri quadrati"
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La scadenza di Putin
- Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è detto sicuro del fatto che il suo omologo russo Vladimir Putin voglia riconquistare la regione del Kursk entro il 20 gennaio, ovvero il giorno in cui Trump si insedierà alla Casa Bianca: "Per Putin, la cosa più importante è cacciarci fuori dalla regione di Kursk. Sono sicuro che vuole cacciarci fuori entro il 20 gennaio. È molto importante per lui dimostrare di avere il controllo della situazione". E ne sono una prova i crescenti attacchi di Mosca nel territorio, come confermato anche dal comandante Geniy della 47a Brigata meccanizzata che ha detto al Wall Street Journal: "Ci attaccano in ogni momento, mattina, giorno e notte"
Gli attacchi con i missili occidentali
- Intanto Kiev nel Kursk continua ad attaccare usando i missili americani Atacms. Due giorni fa il ministero della Difesa di Mosca ha riferito che fra il 23 e il 25 novembre ne sono stati lanciati 13 durante due attacchi. Il 23 novembre, ha spiegato il ministero, gli ucraini hanno lanciato un attacco con cinque missili su una postazione della difesa missilistica antiaerea S-400 nell'area di Lotarevka, 37 chilometri a nord-ovest della città capoluogo Kursk. Il sistema di difesa Pantsir ne ha abbattuti tre, mentre due hanno raggiunto il bersaglio, provocando anche un numero imprecisato di morti o feriti. Il 25 novembre otto Atacms sono stati lanciati sull'aeroporto di Kursk-Vostochny, presso l'insediamento di Khalino. Sette missili sono stati abbattuti dai sistemi di difesa S-400 e Pantsir, mentre uno ha raggiunto l'obiettivo. A seguito della caduta di frammenti dei razzi, due militari sono rimasti leggermente feriti e le infrastrutture sono state leggermente danneggiate
I soldati ucraini in inferiorità numerica
- Secondo quanto riporta il Wall Street Journal, Mosca ha schierato circa 45mila soldati nel Kursk fra cui 10mila nordcoreani che, tuttavia, non è chiaro se stiano già combattendo o siano ancora in fase di addestramento. Un soldato che si trova a sud-est della città di Sudzha ha detto al quotidiano che in quella zona gli ucraini sono in inferiorità numerica di circa 10 a 1 e che molti sono feriti o comunque non in condizione di combattere. E anche il comandante di plotone della 21a Brigata meccanizzata Vyachyslav Khomenko ha raccontato che le sue forze erano nettamente meno di quelle di Mosca - circa 3 a 1 - vicino al villaggio di Pogrebki, che i russi hanno conquistato alcune settimane fa
L’incognita Houthi
- Inoltre le file dell’esercito russo potrebbero ingrossarsi ancora di più, nel Kursk come altrove. Le centinaia di migliaia di perdite registrate finora a Mosca in questo lungo conflitto hanno spinto Putin a reclutamenti forzati, a incentivi economici alla leva, e sono stati arruolati anche i detenuti per alimentare lo sforzo bellico. Ma per evitare una mobilitazione generale che potrebbe creare malcontento interno, il capo del Cremlino si sta rivolgendo sempre di più ai suoi alleati per ottenere uomini abili al combattimento, o semplici tecnici che possano assistere i soldati. Il Financial Times, in particolare, ha rivelato che da luglio i russi starebbero portando in Ucraina centinaia di yemeniti. Il quotidiano britannico ha interpellato alcune di queste reclute che affermano di aver viaggiato in Russia dietro la promessa di impieghi ben pagati e persino della cittadinanza. E una volta arrivati, grazie a enti collegati agli Houthi, sono stati invece reclutati a forza
"Alla fine ci respingeranno"
- Per i soldati ucraini che si trovano nel Kursk - riporta il Wall Street Journal - non è ancora chiaro se l’incursione ne sia valsa la pena. Il comandante Geniy ha detto di non essere sicuro di quanto a lungo i combattenti possano ancora resistere: "Penso che alla fine ci respingeranno. Hanno più potere e più risorse, e hanno l'obiettivo di raggiungere il confine a qualsiasi costo, quindi lo faranno"
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