Introduzione
Il candidato repubblicano ha vinto in maniera nettissima le elezioni americane del 5 novembre. Ma cosa significa questo per l’Unione europea? L'ultima stoccata del tycoon contro il Vecchio Continente risale ad appena due giorni prima del voto statunitense: "L'Europa sembra così carina, ma ci deruba". Il punto, per Trump, è sempre quello economico: l'Europa non paga abbastanza negli scambi commerciali, né per la difesa.
Intanto, si tiene il Consiglio europeo a Budapest. E alla Puskas Arena, ad attendere i leader europei, c’è il più stretto alleato di Trump nell’Ue: Viktor Orban
Quello che devi sapere
La politica economica contro l'Ue
- "Le nazioni europee ci stanno derubando. Pensano che siamo stupidi", ha accusato Trump in un recente comizio in Pennsylvania, improvvisando anche un'imitazione di Angela Merkel con tanto di accento tedesco. "Vi dirò una cosa, l'Unione Europea sembra così carina, così adorabile, vero? Tutti quei bei paesini europei che si uniscono...". Ma "non prendono le nostre auto. Non prendono i nostri prodotti agricoli. Vendono milioni e milioni di auto negli Stati Uniti. No, no, no, dovranno pagare un prezzo elevato", ha detto rilanciando il suo 'Trump reciprocal trade act' che prevede di imporre una tariffa del 10% sulle importazioni da tutti i Paesi e dazi del 60% sulle importazioni dalla Cina. Del resto - aveva già accusato una settimana prima - ai suoi occhi l'Ue è una "mini Cina, non poi così mini"
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Le spese per la difesa
- Oltre alla questione economica, c’è poi quella legata alla difesa: l'Ue si "approfitta di noi" negli scambi commerciali e "noi li difendiamo con la Nato: dovrebbe pagare quanto noi per l'Ucraina", ha detto nei mesi scorsi Trump, arrivando a minacciare di escludere dalla protezione dell'articolo 5 quegli alleati che non pagano abbastanza per la Nato, suo storico mantra antieuropeo. All'inizio dell'anno il tycoon raccontò anche di quando disse ai leader dell'Alleanza che avrebbe addirittura "incoraggiato" la Russia a "fare quello che diavolo voleva" ai Paesi che non avevano pagato il dovuto. La Nato "è più importante per loro che per noi. Noi abbiamo un bellissimo oceano che ci separa" dai problemi. "Il giorno dopo - assicurò - miliardi e miliardi di dollari erano stati versati"
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Le reazioni europee alla vittoria di Trump
- In questo quadro, il ritorno di Trump alla Casa Bianca, che nei fatti avverrà a gennaio 2025, è stato accolto con reazioni differenti dai leader europei. "Una vittoria necessaria al mondo", ha twittato Orban mentre Trump non aveva ancora finito il suo primo discorso da presidente eletto in Florida. Ma a celebrare il tycoon sono stati anche Matteo Salvini, l’olandese Geert Wilders, fino a Marine Le Pen, che ha parlato di "nuova era politica". Al Parlamento europeo qualcuno ha persino indossato il simbolico cappellino con la scritta 'Maga’. E da tutte le cancellerie europee, nel giro di una manciata di ore, sono arrivate le congratulazioni per il nuovo alleato americano nel segno della "storica" amicizia transatlantica. Emmanuel Macron si è detto pronto a lavorare con Trump "con rispetto e ambizione"
- Mark Rutte è stato il primo leader dopo Orban a congratularsi con Trump. Non è un caso. La Nato è pronta a tendere la mano al tycoon, convinta che l'Ue debba fare di più. Ora però, viene sottolineato, non si tratta più di un'ipotesi, "ma di un'assioma"
Il vertice di Budapest
- Donald Trump del resto sarà il convitato di pietra del duplice vertice di Budapest: prima la riunione della Comunità Politica europea, poi il Consiglio europeo informale tutto incentrato sui report di Mario Draghi, che illustrerà il suo lavoro. In mezzo, la cena dei leader dove, presumibilmente, sul tavolo ci sarà la discussione sugli effetti dell’elezione di Trump. Ci sarà anche la premier Giorgia Meloni, chiamata a destreggiarsi tra l'asse franco-tedesco e il suo amico Orban
L'Ue tra riorganizzazione e divisioni
- L’Ue comunque sembra pronta a riorganizzarsi. Subito dopo la consacrazione di Trump, Emmanuel Macron e Olaf Scholz hanno parlato di uno "stretto coordinamento" e di un lavoro per "un'Europa forte e coesa". Il ritorno di Trump cambia le carte in tavola anche all'Eurocamera, con il Ppe che ha meno margini di manovra per eventuali maggioranze con chi, come i sovranisti, ha in Trump un riferimento. Non a caso ai festeggiamenti dei Patrioti ha fatto seguito una certa freddezza dei Popolari e una misurata soddisfazione di chi, come Fdi, a Bruxelles vuole fare da raccordo tra i filo-Ue e le destre estreme
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