Elezioni Usa 2024, così la disinformazione continua a colpire la corsa alla Casa Bianca

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Tommaso Spotti

Tommaso Spotti

©IPA/Fotogramma

Un rapporto della divisione sicurezza di Microsoft indica come Russia, Iran e Cina starebbero intensificando gli sforzi per "influenzare la tornata elettorale e indebolire il processo democratico”. Il Washington Post invece racconta le attività di un ex vice-sceriffo che starebbe lavorando direttamente con l’esercito russo per produrre deepfake e diffondere disinformazione, mentre l’intelligence Usa è in allerta anche per quello che potrebbe succedere dopo il voto

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A meno di due settimane dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti (LO SPECIALE DI SKY TG24), la disinformazione continua a essere al centro della corsa verso la Casa Bianca: l’ultima allerta è arrivata da un rapporto della divisione sicurezza di Microsoft, secondo cui Russia, Iran e Cina starebbero intensificando gli sforzi per "influenzare la tornata elettorale e indebolire il processo democratico". In particolare, gli "attori russi" continuano a integrare l'intelligenza artificiale generativa nei loro contenuti e aumentano i deepfake di Kamala Harris, “mentre attori cinesi stanno diffamando i repubblicani critici nei confronti di Pechino”. Non si tratta, però, dell’unico allarme arrivato nelle ultime ore: secondo quanto riportato dal Washington Post un ex vice-sceriffo della contea di Palm Beach - trasferitosi a Mosca e divenuto uno dei più prolifici propagandisti del Cremlino - starebbe lavorando direttamente con l’intelligence militare russa per produrre deepfake e diffondere fake per colpire la campagna presidenziale di Kamala Harris. E la minaccia della disinformazione potrebbe non fermarsi il 5 novembre, data delle elezioni presidenziali: secondo quanto riportato da Reuters, Russia, Iran e Cina starebbero prendendo in considerazione di diffondere disinformazione anche dopo il voto per creare incertezza e colpire il processo elettorale. L’ambasciatore statunitense Jack Markell a Sky TG24: “Lavoriamo duramente per contrastare la disinformazione”.

L’allarme lanciato da Microsoft

Come detto, la divisione sicurezza di Microsoft ha pubblicato un nuovo rapporto in cui si afferma che Russia, Iran e Cina stiano intensificando i loro sforzi per "influenzare la tornata elettorale e indebolire il processo democratico". In particolare, gli "attori russi" continuano a integrare l'intelligenza artificiale generativa nei loro contenuti e aumentano i deepfake di Kamala Harris. Secondo quanto si legge nell'analisi, in un video falso Kamala Harris viene raffigurata mentre fa commenti dispregiativi sull'ex presidente Donald Trump. In un altro, la candidata presidente è accusata di bracconaggio illegale in Zambia. Infine, un altro video ha diffuso disinformazione sul candidato alla vicepresidenza democratica Tim Walz, ottenendo più di 5 milioni di visualizzazioni su X nelle prime 24 ore. "Sebbene la maggior parte di questi video abbia ricevuto un coinvolgimento minimo, si registra un uso continuo da parte della Russia di contenuti tradizionali e generati dall'IA per influenzare il pubblico statunitense e alimentare la discordia politica. Abbiamo anche notato uno spostamento della strategia di pubblicazione di contenuti da Telegram a X per raggiungere il pubblico statunitense”, si legge nel rapporto. Il testo, infine, spiega che "gruppi iraniani stanno intensificando i preparativi per consentire operazioni di influenza informatica, mentre attori cinesi stanno diffamando i repubblicani critici nei confronti di Pechino".

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Le fake news prodotte da un ex-sceriffo

Nelle stesse ora in cui è arrivato il rapporto di Microsoft, il Washington Post ha pubblicato un approfondimento su un ex vice-sceriffo di Palm Beach County, che ha fatto anche parte dei Marines degli Stati Uniti e che - secondo quanto riportato dal quotidiano americano - da tempo afferma di lavorare in modo indipendente dal governo russo. Secondo quanto ricostruito dal Washington Post - sulla base di documenti russi ottenuti da una intelligence europea e visionati dal giornale - l’uomo starebbe lavorando direttamente con l’intelligence militare russa al fine di produrre deepfake e diffondere disinformazione che colpisca la campagna della vicepresidente Kamala Harris. I documenti, afferma ancora il Washington Post, mostrerebbero come l’uomo abbia ricevuto fondi da un ufficiale del Gru, l’intelligence militare russa. Alcuni pagamenti sarebbero stati fatti dopo che alcuni siti di fake news da lui creati avevano iniziato a fare fatica ad accedere a sistemi occidentali di intelligenza artificiale, mentre lui aveva bisogno di un tool di IA capace di creare testi, foto e video.

I documenti a cui il giornale ha avuto accesso sarebbero più di 150 e svelerebbero alcuni dei meccanismi interni di una rete che - secondo ricercatori e funzionari dell'intelligence - sarebbe diventata la fonte più importante di fake news provenienti dalla Russia e rivolte agli elettori statunitensi nell'ultimo anno. Dell’uomo aveva parlato anche mesi fa il New York Times, sempre in relazione alla produzione di disinformazione da parte della Russia.

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La disinformazione anche dopo il voto?

L’allarme, comunque, sembra non essere limitato ai pochi giorni che ormai mancano al 5 novembre. Secondo l’intelligence Usa - citata da Reuters e dal New York Times - attori quali Russia, Iran e Cina potrebbero prendere in considerazione l’idea di fomentare la violenza politica all’indomani del voto, ed è altamente probabile che conducano operazioni di disinformazione per creare incertezza e minare l’integrità del processo elettorale. In particolare, sottolinea il quotidiano newyorkese, le agenzie d’intelligence temono che “attori stranieri continuino a condurre operazioni fino all’insediamento” del nuovo presidente, “denigrando la democrazia americana, anche mettendo in discussione il risultato delle elezioni”. Russia, Iran e Cina “rimangono intenzionate a fomentare narrazioni divisive per minare la fiducia degli americani nel sistema democratico”, ha detto un ufficiale citato da Reuters, e ha sottolineato come gli attori malintenzionati abbiano imparato dalle precedenti elezioni e siano più preparati a sfruttare le opportunità di fomentare proteste.

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Ambasciatore Usa a Sky TG24: “Lottiamo contro disinformazione”

L’allerta sulle possibili operazioni estere è dunque alta negli Stati Uniti, come confermato anche dall’ambasciatore Usa Jack Markell a Sky TG24: ospite di “Start”, alla domanda se teme che la Russia possa cercare di influenzare il voto, ha detto che “vediamo già una grande disinformazione che arriva negli Stati Uniti, come l’ha vista l’Europa nelle sue elezioni. Questo è un nuovo mondo, dove l’intelligenza artificiale può creare video fake e ha la capacità di creare grandi danni nella campagna elettorale. Stiamo lavorando duramente per contrastare tutto ciò. In queste elezioni abbiamo visto grande disinformazione provenire da diverse parti del mondo.

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