Introduzione
Gli Usa sono di gran lunga il più grosso fornitore di armi a Israele, ma nei giorni scorsi hanno avvertito Netanyahu: potrebbero interrompere gli aiuti se la situazione umanitaria a Gaza non dovesse migliorare.
Anche l’Europa s’interroga sul bloccare o meno le forniture, con Macron e Sanchez che hanno ventilato un possibile embargo, ma non è stata trovata una linea comune e i 27 restano divisi. Nell'ultimo anno, comunque, alcuni Stati hanno drasticamente ridotto i loro aiuti militari. Ecco le posizioni dei Paesi, compresa l’Italia
Quello che devi sapere
Armi a Israele
- Mentre continua la guerra in Medio Oriente, diversi Paesi si interrogano sul fermare o meno la fornitura di armi a Israele. L'Unione Europea non ha trovato una linea comune e resta divisa, mentre gli Stati Uniti hanno avvertito gli israeliani che potrebbero bloccare l’invio se la situazione umanitaria a Gaza non dovesse migliorare. Comunque finora, mentre altri Stati nell'ultimo anno hanno drasticamente ridotto i loro aiuti militari a Israele, gli Usa non lo hanno fatto
- Per approfondire: Iran-Israele, gli arsenali a confronto: dai missili balistici alle armi nucleari
I Paesi fornitori
- Gli Stati Uniti sono di gran lunga il più importante fornitore di armi a Israele. Stando ai dati del rapporto sui trasferimenti internazionali di armi dello Stockholm international peace research institute (Sipri), nel 2023 il 69% delle importazioni di armi di Israele proveniva dagli Usa. La Germania è stata la seconda più grande fornitrice, con il 30%. Dopo c’era l'Italia, con lo 0,9%. Regno Unito, Francia e Spagna sono stati tra gli altri fornitori minori. Ecco la situazione Paese per Paese
L’avvertimento degli Stati Uniti
- Gli Stati Uniti, come detto, hanno avvertito Israele che potrebbero interrompere la fornitura di armi se la situazione umanitaria a Gaza non dovesse migliorare. Non è la prima volta che gli Usa, principale alleato di Israele, minacciano di interrompere le forniture. Anche a maggio il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva minacciato di interrompere alcune spedizioni di armi se fosse stata invasa la città meridionale di Rafah. Tuttavia, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha continuato con la campagna e il flusso di armi statunitensi è andato avanti. L'ultimo avvertimento statunitense, che dà a Israele trenta giorni per migliorare la situazione umanitaria sul campo se non vuole rischiare di violare le leggi Usa che regolano l'assistenza militare estera, rappresenta però un significativo aumento della pressione
Gli aiuti dagli Usa
- Sono migliaia le bombe guidate e i missili spediti dagli Stati Uniti a Israele alla fine del 2023. I caccia F-35 e F-15, poi, sono stati consegnati a gennaio di quest'anno. Un'analisi della Cnn ha identificato molteplici casi in cui delle munizioni prodotte negli Stati Uniti sono state utilizzate durante la guerra, anche in attacchi che hanno ucciso civili. Di recente, sempre la Cnn ha scoperto che bombe da 2.000 libbre prodotte negli Stati Uniti sono state probabilmente utilizzate nell'attacco israeliano che ha ucciso il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, a Beirut. Gli Stati Uniti, inoltre, forniscono assistenza finanziaria a Israele: hanno erogato, riporta il Dipartimento di Stato americano, oltre 130 miliardi di dollari in finanziamenti bilaterali dal 1948. Nel 2019 i due Paesi hanno firmato un Memorandum d'intesa nel quale si garantisce che gli Stati Uniti avrebbero fornito annualmente a Israele 3,3 miliardi di dollari dal programma di finanziamento militare estero e altri 500 milioni di dollari per la difesa missilistica
Le armi dalla Germania
- Passiamo alla Germania. Nel 2023 il Paese ha contribuito al 30% delle armi di Israele, ma la fornitura si è notevolmente ridotta nel corso del 2024. Gli aiuti militari tedeschi sono scesi da circa 200 milioni di euro dell'ottobre 2023 a 1 milione di euro a marzo 2024. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, comunque, ha detto proprio nelle scorse ore che Israele può contare e potrà sempre fare affidamento sulla consegna di armi dalla Germania
Italia
- Dopo la Germania troviamo l’Italia. Secondo il Sipri, il nostro Paese ha fornito elicotteri e armi a Israele ed è un partner del programma di caccia F-35. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto a fine gennaio che l'Italia aveva interrotto le spedizioni di armi a Israele dal 7 ottobre 2023, ma secondo il Sipri tutti gli accordi firmati prima di allora sono stati comunque onorati. Nei giorni scorsi, a Berlino per il vertice sui Balcani, Tajani ha ribadito: “Dal 7 ottobre dell'anno scorso noi abbiamo bloccato tutti i contratti che riguardano la vendita di armi a Israele, come previsto dalla legge. Se poi usano armi vendute in passato non lo so". In Parlamento, alle opposizioni che le hanno rinfacciato di non essersi espressa sull'embargo alle armi a Israele, la premier Giorgia Meloni ha risposto che dopo il 7 ottobre “la posizione italiana è più restrittiva di Francia, Germania e Regno Unito: questi partner continuano a operare anche per le nuove licenze una valutazione caso per caso, noi abbiamo bloccato tutto"
Regno Unito
- Tra i fornitori minori, quindi, c’è anche il Regno Unito. Il governo britannico ha dichiarato che le sue “esportazioni di beni militari a Israele sono basse”. Ha aggiunto di aver concesso licenze per un valore di 23,42 milioni di dollari nel 2023. Tuttavia, il ministro degli Esteri David Lammy ne ha sospese circa 30 su 350 dopo l'insediamento del governo laburista a luglio. Le sospensioni hanno avuto un impatto sulla fornitura di alcune parti per droni e caccia F-35. Il governo del Regno Unito non ha sospeso la fornitura di materiale non utilizzato nel conflitto Israele-Hamas, ad esempio per scopi di addestramento
Spagna
- A febbraio, il ministero degli Esteri spagnolo ha dichiarato che Madrid non aveva effettuato alcuna vendita di armi a Israele dal 7 ottobre 2023. L'11 ottobre di quest'anno, il primo ministro Pedro Sanchez ha condannato come “inaccettabile” l'offensiva israeliana in Libano e ha esortato la comunità internazionale a fermare le esportazioni di armi a Israele
Francia
- La Francia storicamente ha fornito armi a Israele, ma nelle ultime settimane il rapporto tra i due Paesi si è fatto sempre più teso, fino alle dure parole di Benjamin Netanyahu sulle responsabilità dei collaborazionisti di Vichy nell'Olocausto e alla decisione di Parigi di rivedere i termini della partecipazione di Israele alla fiera di armamenti Euronaval. Il 5 ottobre, il presidente francese Emmanuel Macron ha chiesto la sospensione completa della vendita di armi “utilizzate nella guerra a Gaza” e ha sottolineato che la Francia non era coinvolta nella loro fornitura. Secondo Sipri, è vero che dal 2019 al 2023 non c'è stata alcuna importante esportazione francese di armi verso Israele, ma Parigi ha comunque fornito componenti per le armi
La posizione dell’Europa
- Di Medio Oriente si è parlato nei giorni scorsi al Consiglio Affari Esteri dell'Ue in Lussemburgo, tra divisioni e difficili compromessi per avvicinare le posizioni dei 27. Se da una parte sono state trovate le parole per condannare a una sola voce gli attacchi di Israele al contingente Unifil, dall’altra sono rimaste distanze tra gli Stati. Ad esempio, c’è divisione sulle armi e sulla questione di un possibile embargo alle forniture ventilato da Macron e Sanchez. “Si potrebbero citare altri Stati membri che si trovano nella situazione opposta e chiedono una maggiore fornitura di armi a Israele", ha commentato l’alto rappresentante Josep Borrell. La verità è che si tratta di una "competenza nazionale" e per cambiare le cose ci vorrebbe una risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (improbabile) oppure una decisione all'unanimità dei 27 (altrettanto impossibile, come spiegato dall'alto rappresentante)
- Per approfondire: Crosetto: "Visita di Giorgia Meloni a militari Unifil? Troppi rischi"