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Taiwan National Day, il Presidente Lai: "Non ci subordiniamo alla Cina"

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©Ansa

"Manterrò anche l'impegno di resistere all'annessione o all'invasione della nostra sovranità", ha assicurato Lai durante il discorso odierno in occasione delle celebrazioni della Festa nazionale, dedicata ai 113 anni della fondazione della Repubblica di Cina, il nome ufficiale di Taiwan

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L’occasione per ribadire la resistenza taiwanese all’annessione da parte della Cina è stato il 113esimo anniversario della fondazione della Repubblica di Cina, il nome ufficiale di Taiwan. Il presidente William Lai ha giurato di "resistere all'annessione" di fronte alla crescente pressione militare e politica da parte della Cina, che rivendica l'isola come parte "inalienabile" e "sacra" del suo territorio. "Manterrò anche l'impegno di resistere all'annessione o all'invasione della nostra sovranità", ha assicurato Lai durante il discorso odierno in occasione delle celebrazioni della Festa nazionale. La Repubblica di Cina, che gettò le sue radici a Taiwan, Penghu, Kinmen e Matsu, e la Repubblica popolare cinese "non sono subordinate l'una all'altra", ha proseguito il presidente taiwanese.  Nel resoconto dei media locali, William Lai ha aggiunto che Pechino "non ha alcun diritto per rappresentare Taiwan". Si tratta di affermazioni destinate ad aumentare le tensioni con la Cina.

La reazione della Cina

Il presidente di Taiwan William Lai è "deciso a ottenere l'indipendenza" ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri cinese Mao Ning. Il discorso di Lai "ha messo in luce la sua posizione ostinata sull'indipendenza di Taiwan e la sua intenzione di aumentare le tensioni nello Stretto per interessi politici personali", ha aggiunto Mao. La Cina, che rivendica l'isola come parte "inalienabile" e "sacra" del suo territorio destinata alla riunificazione anche con l'uso della forza, ha duramente contestato i giudizi "del leader di Taiwan", che ha ribadito anche il concetto secondo cui la Repubblica di Cina e la Repubblica popolare "non sono subordinate l'una all'altra", impegnandosi a difendere la "sovranità nazionale" dell'isola e a preservare lo "status quo di pace e stabilità nello Stretto". Taiwan, ha osservato Mao nel briefing quotidiano, "non è mai stata un Paese e non potrà mai diventarlo, quindi non ha alcuna cosiddetta 'sovranità'". Mentre i commenti di Lai "hanno reciso arbitrariamente il legame storico tra le due parti dello Stretto di Taiwan" e hanno usato "ogni sorta di tattica per spacciare la fantasia dell'indipendenza di Taiwan". Pechino, inoltre, ha insistito sul fatto che Taipei "è una parte inalienabile del territorio cinese" e che l'unificazione con la madrepatria è una prospettiva "inevitabile". La Cina mantiene una presenza militare quasi quotidiana attorno alla provincia che considera ribelle e ha tenuto tre round di esercitazioni di guerra su larga scala negli ultimi due anni, dispiegando aerei e navi per circondare l'isola e testare un blocco aero-navale. Anche oggi il ministero della Difesa taiwanese ha riferito in una nota di aver rilevato 27 aerei e nove navi da guerra cinesi, insieme a "cinque imbarcazioni ufficiali", operativi nell'arco delle 24 ore alle 6 locali (mezzanotte in Italia) intorno all'isola. Un gruppo di 15 jet, in dettaglio, ha attraversato la linea mediana dello Stretto ed è entrato nella zona di riconoscimenti di difesa aerea (Adiz) settentrionale, centrale e sudoccidentale. "Abbiamo monitorato la situazione e siamo intervenuti" allo scopo di seguire da vicino l'evoluzione degli eventi, mentre le forze armate taiwanesi, in occasione della Festa nazionale, hanno riaffermato in un'apposita nota che la loro missione "è di salvaguardare la sopravvivenza nazionale, rafforzare la difesa e garantire la pace attraverso la forza per le generazioni future".

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