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Telegram, il fondatore Pavel Durov rimane agli arresti: contestati dodici capi di accusa

Mondo
©IPA/Fotogramma

Le autorità francesi hanno prolungato fino a mercoledì la detenzione del miliardario russo, arrestato sabato: a suo carico ci sono dodici capi di accusa, tra i quali l’assenza di un livello adeguato di moderazione e la mancanza di misure per reprimere il traffico di droga e la distribuzione di contenuti riguardanti i bambini. È ancora avvolto nel mistero il ruolo di Yulia Vavilova, donna russa che era con Durov al momento dell’arresto e di cui ora sembrano essersi perse le tracce

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Restano ancora da chiarire diversi aspetti oscuri della vicenda relativa a Pavel Durov, fondatore e capo di Telegram, arrestato lo scorso sabato in Francia per presunti reati legati alla controversa app di messaggistica. Le autorità francesi hanno prolungato la detenzione sino a domani, mercoledì 28 agosto, e lo stanno interrogando per conoscere il suo ruolo in merito ai reati riscontrati sull’app. Dopo essere stati interrogati, la guardia del corpo e l'assistente che accompagnavano il fondatore di Telegram sono invece stati rilasciati.

Le accuse

Sono dodici i capi di accusa contestati a Durov: secondo la procura di Parigi, Telegram non garantisce il livello adeguato di moderazione e non adotta misure per reprimere il traffico di droga e la distribuzione di contenuti che coinvolgono bambini sulla piattaforma. Gli inquirenti hanno riscontrato sulla piattaforma anche altri reati, come frode, cyberbullismo, criminalità organizzata e promozione del terrorismo. Tra le accuse a carico del miliardario russo, che di recente aveva acquisito anche la cittadinanza francese, c’è anche l’essersi rifiutato di fornire alle autorità i dati richiesti o i documenti necessari per condurre e utilizzare le intercettazioni autorizzate dalla legge.

Pavel Durov
has posted a story on Instagram with the following remarks:


Instagram 08/08/2017


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Il ruolo di Yulia Vavilova

Non è ancora chiaro il ruolo che potrebbe aver avuto una donna russa, Yulia Vavilova, che era con Durov al momento dell’arresto. Presente durante i viaggi di Durov in Kazakhistan, Azerbaigian e Uzbekistan, la donna sembra essere scomparsa da sabato, come hanno denunciato i suoi familiari. Alcune fonti, però, mettono in dubbio che quello noto sia il suo vero nome e ipotizzano che sia stata lei ad aver dato notizie alle autorità sulla posizione del miliardario russo. Ciò che resta sono soltanto le foto sui social, da Parigi a Baku, della bionda ventiquattrenne, che si definiva “crypto coach” e diceva di aver imparato dai suoi amici “geni” ad aggirare le sanzioni contro il Cremlino usando le criptovalute.

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Le reazioni politiche

L’arresto di Durov ha innescato numerose reazioni politiche. A cominciare da Mosca, che ha negato un presunto incontro di Putin con Durov in Azerbaigian e ha protestato per il suo arresto. "Le accuse sono davvero molto serie e richiedono prove altrettanto serie, altrimenti si tratterà di un tentativo diretto di limitare la libertà di comunicazione e, si potrebbe anche dire, di un'intimidazione diretta nei confronti del capo di una grande azienda. Cioè sarà esattamente una questione politica, cosa che ieri in questa storia è stata negata dal signor Macron. Forniremo l'aiuto e l'assistenza necessari, ma lui è anche cittadino francese", ha dichiarato il portavoce della presidenza russa Dimitri Peskov. Sul tema si è espresso anche il ministro degli Esteri Serghej Lavrov: "I rapporti tra Mosca e Parigi sono al punto più basso, anche a causa della posizione che Parigi assume sulle questioni della libertà di parola, sulla libertà di diffusione delle informazioni e in generale sulle questioni del rispetto della professione di giornalista molto prima degli eventi attuali", ha dichiarato. A questo proposito ha parlato anche il capo dei servizi d'intelligence russi per l'estero, Serghei Naryshkin, che ha dichiarato: "Mi aspetto che Durov non fornisca informazioni all'Occidente". “Dietro l’arresto c’è Washington che vuole estendere il controllo su Telegram in vista delle presidenziali di novembre. Telegram è una delle poche e, allo stesso tempo, una delle più grandi piattaforme Internet al di fuori dell'influenza degli Stati Uniti. Spiare le persone tramite i social media, la loro totale censura e sottomissione, anche tramite ricatto sotto le mentite spoglie di minacce di vario genere, sono i metodi tradizionali di controllo politico e influenza esterna di Washington”, ha dichiarato invece Vyacheslav Volodin, presidente della Duma russa. Di tutt’altro tenore le parole che arrivano dall’Eliseo, con il presidente francese Emmanuel Macron che ha scritto su X: “L'arresto del presidente di Telegram su suolo francese è avvenuto nell'ambito di un'indagine giudiziaria in corso. Non è in alcun modo una decisione politica. Spetta ai giudici pronunciarsi sulla questione". Il presidente ha poi affermato di aver letto "false informazioni" riguardanti il ruolo della Francia nel caso. A interessarsi al caso anche gli Emirati Arabi Uniti, che hanno chiesto accesso a Durov, cittadino dello Stato del Golfo. " Stiamo monitorano da vicino il caso e fornendo tutti i servizi consolari necessari  per una questione così urgente", ha affermato il ministero degli Esteri del Paese in una nota rilanciata da Bloomberg.

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