Telegram, cosa sappiamo sull'arresto del fondatore Pavel Durov: la ricostruzione
MondoIntroduzione
Il fondatore e ceo di Telegram Pavel Durov è stato arrestato in Francia. La procura di Parigi gli contesta 12 reati, tra cui “complicità nel possesso di immagini di minore a carattere pedopornografico"; "complicità nell'acquisizione, nel trasporto, nel possesso, nell'offerta o nel trasferimento di stupefacenti"; "complicità in crimini informatici". La giustizia francese accusa Telegram di mancata moderazione dei contenuti della piattaforma e di non aver agito per porre fine al traffico di droga sulla piattaforma, ma anche a contrastare la diffusione di contenuti pedopornografici.
E ora? Tra quattro giorni i magistrati parigini dovranno convalidare la custodia oppure lasciarlo libero: una decisione importante per il futuro dell'app, dalla quale - secondo gli analisti - potrebbe esserci una fuga di massa di utenti. Ma è ancora troppo presto per capirlo. Nel frattempo, personaggi come Elon Musk, patron di X, ed Edward Snowden, l'ex talpa americana ora in Russia, hanno preso le difese di Durov. E così, in Italia, anche il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini.
Intanto, monta il mistero su un presunto incontro richiesto da Durov con Vladimir Putin, leader del Cremlino. Una circostanza non confermata ufficialmente ma rivelata dalle autorità ucraine, secondo cui il fondatore di Telegram avrebbe chiesto a Baku, in Azerbaigian, di parlare con il presidente russo. Tuttavia, il meeting gli sarebbe stato negato.
Quello che devi sapere
Cosa è successo
- L'arresto in Francia di Pavel Durov, fondatore e ceo di Telegram, ha scosso il mondo della tecnologia e lasciato strascichi di polemiche e levate di scudi. Durov, 39 anni, è stato fermato sabato sera all'aeroporto parigino di Le Bourget, dove era arrivato a bordo di un jet privato proveniente da Baku in Azerbaigian. Il fermo è scattato per un mandato di ricerca francese spiccato sulla base di un'indagine preliminare dell'ufficio per la violenza sui minori
Per approfondire:
La cronaca dell'arresto di Durov
I capi d’accusa contro Durov
- La Procura di Parigi ha comunicato le accuse formulate contro Pavel Durov. Nel documento diffuso dalle autorità giudiziarie francesi sono elencati 12 reati tra cui: “Complicità nel possesso di immagini di minore a carattere pedopornografico"; "complicità nell'acquisizione, nel trasporto, nel possesso, nell'offerta o nel trasferimento di stupefacenti"; "complicità in crimini informatici". La giustizia francese accusa Telegram di mancata moderazione dei contenuti della piattaforma e di non aver agito per porre fine al traffico di droga sulla piattaforma, ma anche a contrastare la diffusione di contenuti pedopornografici. Durov, cittadino francese e russo, è accusato anche di "aver rifiutato di comunicare, su richiesta delle autorità competenti, informazioni o documenti necessari per effettuare e sfruttare le intercettazioni autorizzate dalla legge".
Dov'è ora
- Durov, dopo l'arresto, è stato posto in custodia dagli investigatori dell'Onaf (Ufficio nazionale antifrode dipendente dalle dogane), in attesa di essere portato davanti al giudice istruttore. E proprio stamattina le autorità giudiziarie francesi hanno prorogato la detenzione del fondatore di Telegram, che potrà essere detenuto adesso per un massimo di 96 ore, cioè per i prossimi 4 giorni. A quel punto, il giudice potrà decidere di liberarlo oppure di sporgere denuncia e rinviarlo in custodia cautelare
La sua carriera
- Durov, 39enne franco-russo, ha un patrimonio stimato da 15 miliardi di dollari. Ha iniziato la sua carriera fondando nel 2006 VKontakte, social più utilizzato nel mondo ex sovietico. Ma dopo le pressioni del Cremlino e il rifiuto di bloccare i canali dell'opposizione, nel 2014 ha deciso di lasciare, vendendo le sue quote per 300 milioni di dollari. Nel frattempo ha cominciato a sviluppare Telegram, creato assieme al fratello Nikolaj: lanciato nel 2013, ha scalato presto la classifica dei social più utilizzati al mondo, e 11 anni dopo conta quasi un miliardo di utilizzatori al mese. La caratteristica principale, assicurano i creatori, è la sua impenetrabilità. "Preferisco essere libero invece che prendere ordini da qualcuno", aveva detto in un'intervista a Tucker Carlson lo scorso aprile. La sua piattaforma attira l'interesse delle intelligence di mezzo mondo, per questo aveva spiegato di essere molto prudente: "Non viaggio in Paesi come la Cina, la Russia, neppure gli Stati Uniti. Potrei, ma c'è troppa attenzione da parte di Fbi e delle altre agenzie". Tanto che Telegram da 7 anni ha sede a Dubai, perché, dice Durov, gli Emirati sono un Paese "conveniente, neutrale e non allineato"
L'incontro con Putin /1
- Ad alimentare il mistero intorno alla vicenda è stata l'Ucraina, che ha parlato di un fallito incontro con il capo del Cremlino Vladimir Putin e ha paragonato Telegram a Enigma, il dispositivo per cifrare e decifrare messaggi utilizzato dai nazisti e bucato dagli 007 britannici nel corso della Seconda guerra mondiale. "È possibile che Durov abbia chiesto un incontro con Putin a Baku qualche giorno fa, ma gli è stato rifiutato", ha scritto - su Telegram - il capo del Centro per la lotta alla disinformazione di Kiev, Andriy Kovalenko. "L'arresto di Durov può essere paragonato all'hackeraggio di Enigma da parte degli inglesi durante la Seconda guerra mondiale", ha aggiunto
L'incontro con Putin /2
- Secondo Kovalenko, "il caso Durov potrebbe anche far crollare l'intera rete di agenti russi in Europa". In Russia, intanto, alcuni dimostranti hanno lanciato aerei di carta - il logo di Telegram - sull'ambasciata francese a Mosca. E l'ambasciata russa a Parigi ha accusato la Francia di "non collaborare". Durov "voleva essere un brillante 'uomo di mondo' che vive benissimo senza patria" - ha detto Dmitry Medvedev, fedelissimo di Putin - ma "ha sbagliato i calcoli. I nemici che ora abbiamo in comune lo vedono come un russo e, quindi, imprevedibile e pericoloso". E ha aggiunto: "È arrivato il momento che Durov capisca che non si può scegliere né il Paese d'origine né l'epoca in cui si nasce"
La difesa di Telegram
- "Telegram rispetta le leggi dell'Ue, incluso il Digital Services Act: la sua attività di moderazione è conforme agli standard del settore e in continuo miglioramento.️ Il nostro ceo Pavel Durov non ha nulla da nascondere e viaggia spesso in Europa", ha scritto su X la società di messaggistica istantanea. "È assurdo affermare che una piattaforma o il suo proprietario siano responsabili dell'abuso di tale piattaforma. Quasi un miliardo di utenti in tutto il mondo utilizza Telegram come mezzo di comunicazione e come fonte di informazioni vitali. Stiamo aspettando una rapida risoluzione di questa situazione", ha concluso la società
Gli appelli
- Dopo l'arresto di Durov, online è scattata la solidarietà con l'hashtag #freepavel. Personaggi del calibro di Elon Musk ed Edward Snowden, oltre al neo trumpiano Robert F. Kennedy Jr, sono convinti si tratti "dell'ennesimo attacco alla libertà di parola". Il fondatore di Tesla e patron di X è intervenuto sul suo social: "Sono tempi pericolosi", ha scritto. E poi ha ironizzato sul motto francese, trasformandoo in "Liberté, Liberté!, Liberté?". Mentre l'ex talpa dell'Nsa americano, ora in Russia, ha detto che l'arresto di Durov "è un attacco ai diritti fondamentali di libertà di parola e di associazione", spiegando di essere "sorpreso e profondamente rattristato del fatto che Macron sia sceso al livello della presa di ostaggi come mezzo per ottenere l'accesso alle comunicazioni private. Un atto che abbassa non solo la Francia, ma il mondo". Infine, l'ex aspirante repubblicano alla Casa Bianca ha affermato che "la necessità di proteggere la libertà di parola non è mai stata così urgente"
Macron: arresto Durov "non è decisione politica"
- Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha assicurato che l'arresto del fondatore di Telegram Pavel Durov "non è stata in alcun modo una decisione politica" e ha poi ricordato che la Francia è "impegnata nella libertà di espressione e comunicazione". Per Macron “l’arresto del presidente di Telegram sul territorio francese è avvenuto nel quadro di un'indagine giudiziaria in corso. Non si tratta in alcun modo di una decisione politica. Spetta ai giudici pronunciarsi. In uno Stato di diritto, sui social network come nella vita reale, le libertà si esercitano in un quadro stabilito dalla legge per proteggere i cittadini e rispettare i loro diritti fondamentali", ha scritto Macron, "spetta al sistema giudiziario, in completa indipendenza, far rispettare la legge".
In Italia
- Tra i primi a commentare l'arresto di Durov è stato il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini: "In Europa siamo ormai alla censura, alla puzza di regime. Viva la libertà, di pensiero e di parola. Chi sarà il prossimo ad essere imbavagliato? Il grande (e scomodo) Elon Musk?", ha scritto su Instagram. Anche Marco Rizzo è intervenuto sulla vicenda: "Durov è stato arrestato per complicità con un'infinità di crimini, in quanto la sua piattaforma non praticava la moderazione per gli scambi come voluto dalla Ue. Primo arresto per il Digital Services Act, il regolamento censorio europeo. Vergogna!"
Le conseguenze
- Al di là delle conseguenze personali per Durov, in molti ora si chiedono del futuro della sua piattaforma. Alcuni analisti ipotizzano una fuga di massa dall'app, ma è ancora troppo presto per dirlo. Come detto, per capire l'immediato futuro bisogna attendere i prossimi 4 giorni, al termine dei quali la giustizia francese è chiamata a una nuova decisione sull'arresto che potrebbe cambiare le carte in tavola
Per approfondire:
Attacco hacker in Russia, blackout per Telegram